Il ddl Zan rischia di escludere gli asessuali dal mondo lgbt+

L’avvocato Salvatore Simioli, Responsabile del Settore Giuridico di Arcigay, ha pubblicato una “analisi giuridica” della legge contro l’omotransfobia recentemente approvata alla Camera, nota anche come ddl Zan, dal nome del suo primo firmatario, l’onorevole Alessandro Zan, del Partito Democratico.

Salvatore Simioli

Non voglio, in questa sede, commentare la legge in sé, né dilungarmi troppo sul fatto che tale legge sembra concepita già vecchia di 20 anni, che non sia quella conquista di civiltà che si vuol far credere, ma un piccolo aggiustamento legislativo, poco più che un’operazione estetica, messa lì per guadagnare qualche posto nelle classifiche europee dei diritti Lgbtqia+ che vedono il nostro Paese tristemente agli ultimi posti, assieme a realtà come Polonia e Lituania, note per le politiche discriminatorie messe in atto dai governi locali.

Non voglio neanche scrivere troppo su quanto questa legge prenda poco in considerazione le persone intersex, o quanto tratti con approssimazione la realtà delle persone transgender. Ci sono associazioni e persone che possono chiarire meglio questi punti.

Inoltre, si tratterebbe soltanto di opinioni personali, e non essendo un addetto ai lavori, sarebbero fini a se stesse e non molto interessanti.

Voglio focalizzarmi soltanto su quello che riguarda la comunità alla quale questa associazione fa riferimento: quella asessuale.

Alessandro Zan

Ed è proprio un punto, che è stato introdotto nella legge con l’emendamento a firma dell’onorevole Lucia Annibali, di Italia Viva, è quello che preoccupa di più la nostra comunità.

L’articolo 1 dice che “ai fini della presente legge […] per orientamento sessuale si intende l’attrazione sessuale o affettiva nei confronti di persone di sesso opposto, dello stesso sesso, o di entrambi i sessi”.

Questo esclude le persone asessuali e/o aromantiche. Alcune persone, tra le quali lo stesso Alessandro Zan, in una conversazione fatta con Cathy La Torre qualche tempo fa, hanno rassicurato le persone asessuali: la legge verrà applicata per analogia. 

Io non ho fatto studi giuridici, ma mi sembra che il testo sia abbastanza chiaro nella definizione di orientamento sessuale. E noi siamo esclusi. Onestamente, ci sarebbe andato bene anche essere ignorati dal testo. Non esclusi.

Ma il problema va oltre l’utilizzo legale del termine “ai fini della presente legge“: quello può essere facilmente aggirato, il problema è politico.

Secondo un nostro piccolo sondaggio interno, il 51% dei giovani asessuali si è sentito, in qualche modo, escludere dagli spazi Lgbt, reali o virtuali che fossero, in quanto le nostre ragioni “non apparterrebbero” all’area.

Le spinte a non considerare le persone asessuali come parte del “mondo arcobaleno” sono sempre presenti all’interno di questo mondo. E questo, fermo restando l’ottimo lavoro fatto, negli ultimi anni da alcune associazioni di area, non per ultima la stessa Arcigay, sia a livello nazionale, sia in diverse realtà locali, come quelle coinvolte nell’organizzazione del Toscana Pride, del quale facciamo parte da tre anni, o come quella di Milano, dove esiste uno specifico Gruppo Asessualità.

Fino ad adesso, si parlava però di una parte minoritaria del mondo Lgbt, di solito appartenente ad una generazione più “matura”, legata ad una concezione del mondo soprattutto gay e lesbico dei decenni precedenti.

La definizione di orientamento sessuale, in una delle leggi “simbolo” del movimento Lgbtqia+ non potrà che dare ancora più fiato a quella parte esclusionista di quel mondo, lasciando le giovani persone asessuali isolate, e farle sentire ancora più sbagliate, ancora senza un reale supporto.

Gruppo asessuale al Milano Pride 2018

Il lavoro, della nostra associazione, e prima ancora da gruppi internazionali come Aven, è stato, ed è, quello di togliere l’asessualità dal campo della sex negativity, dell’opposizione al sesso ed alle libertà sessuali ed averla fatta avvicinare al mondo Lgbt, anche per completare l’esperienza di tutte quelle persone non cisgender e/o non eteroromantiche.

Quell’articolo di legge rischia di allontanare le persone asessuali dal mondo Lgbtqia, facendo balzare la comunità ace italiana indietro di 15 anni.

Ma la comunità asessuale non è nata sui social network, da qualche anno. Fa parte del mondo Lgbt* almeno dalla prima metà degli anni ‘70, e partecipa alla vita di quel mondo nella maggior parte dei paesi dove questo è legale.

Un articolo di legge non può rischiare di escluderci da quella che è (e deve continuare ad essere) casa nostra.

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