Cari giornalisti, il mondo asessuale non è uno zoo

Una trentina di anni fa[1], Michele Serra, in un suo articolo su “Cuore” prese in giro la moda dei giornalisti “in incognito” che chiedevano pareri ai militanti comunisti dopo la caduta del Muro. “Lei è un giornalista?”, chiedeva l’imbianchino volontario della festa dell’Unità dopo la quinta domanda idiota. “Come ha fatto a scoprirlo?” “Ha messo il piede nel secchio della vernice”.

Questa cosa mi è sempre rimasta impressa, perché i giornalisti che vanno in un gruppo per “studiare” la fauna (e raccontarne i “segreti” al proprio pubblico), mi sono sempre stati parecchio antipatici.

Posso capire i giornalisti “in incognito” in un summit di mafia. Molto meno posso capire il “cari lettori, siamo andati per voi a vedere cosa succede nel tale posto”, magari un luogo assolutamente aperto al pubblico popolato da impiegati in ferie.

Oppure in un gruppo social. Lì è ancora più semplice vedere come si comportano gli “esemplari” di questa strana razza. È un effetto “zoo”, e mi sembra di essere membro di qualche popolazione esotica nelle colonie di fine Ottocento. “Come reagiranno gli asessuali primitivi nella scelta tra il sesso e una scossa elettrica? Ce ne parlerà il prof. Qualcosa della Royal University ecc, a seguire, impiccagione di tre indigeni e cabaret”.

Veramente: “gli asessuali” non hanno niente da nascondere. E quando leggo domande del tipo “ma allora vi masturbate?” “come fanno due asessuali se vogliono vivere insieme” fatte da un non meglio identificato ventenne di Matera (ma con le foto di Gullit e Rijkaard nel profilo), parte l’allarme: “cautela, giornalista in giro”.

E poco dopo esce l’articolo, con frasi e terminologie che vengono usate all’interno dei gruppi, il che vuol dire che ci state “studiando”.

Anni fa, un fenomeno (di Mediaset) si presentò ad un raduno con una telecamera nascosta. Che credeva di scoprire? Quali storie segrete di sesso selvaggio e promiscuo voleva trovare ad un raduno di persone asessuali?

Siamo buoni. È capitato molto raramente che un esemplare di asessuale abbia aggredito un giornalista, e quasi sempre è stato per fame, o per via di un articolo veramente brutto. Ma bisogna impegnarsi per arrivare ad un articolo tanto brutto da meritarsi le botte.

Con le dovute cautele, potete anche approcciarvi a noi. Possiamo rispondere a domande poste in italiano corretto[2]. Forse potrete accedere a più informazioni, in questo modo. Così potrete avere informazioni più veritiere. E finite anche prima, vista la miseria che vi pagano per articolo.

Davvero: non c’è bisogno di studiarci in incognito. Venite pure avanti con le mani alzate. Non vi verrà fatto alcun male, almeno fino all’uscita del pezzo.

E attenzione al secchio della vernice.


[1] Ormai sono un vecchio rincoglionito che si ricorda dei “bei tempi andati”. Scusate, c’è un cantiere qui dietro.

[2] Lo so, è difficile per un giornalista esprimersi in italiano, viste le porcate che vengono pubblicate, ma proveremo a capirvi. E a non farvela pesare.

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