Sessualità obbligatoria. Discriminazioni all’interno della comunità medica

Molto spesso le persone asessuali si trovano in difficoltà quando si tratta di questioni mediche. Come riportato dall’articolo di Anna Goshua, pubblicato nel sito di Huffpost.com e intitolato Asexual People Deserve Better From Our Medical Providers, affidarsi ad un medico significa dover rivelare molti dettagli intimi della propria vita. Molto spesso anche riguardo al proprio orientamento sessuale. A causa della sessualità obbligatoria, che viene peronata dalla società, le cose non sono affatto facili per le persone asessuali. Sopratutto in ambito medico

Solitamente per una persona LGBT+ molte volte è un problema presentarsi dal medico. L’eternormatività obbligatoria rimane comunque il minore dei problemi che ci si ritrova ad affrontare. Molti dei miei amic* bi\pan sessual* hanno avuto discreti problemi di discriminazioni da parte delle persone che le avevano in cura. Ciò ha riguardato in particolare la loro vita sessuale ma, ulteriormente le discriminazioni si aggravavano, se queste persone erano anche transgender. Infatti a quel punto, se non si è etero, ci sono anche problemi per avviare il percorso di transizione.

In tutto questo anche le persone asessuali hanno problemi in ambito medico. Non solo perché una persona asessuale può essere Transgender, bi, pan, omo o aromantic* ma può riscontrare problemi legati più all’asessualità.

Alcuni di voi si staranno chiedendo come questo sia possibile. Probabilmente state guardando tutto dalla prospettiva sbagliata, per questo non riuscite a individuare i problemi che possono avere le persone asessuali in ambito medico. Andiamo quindi a vedere i principali problemi che si possano presentare ad una persona asessuale.

Sessualità obbligatoria: il peggior nemico della persona asessuale

Pensate ad una persona AFAB asessuale che va dal* ginecolog*: come fa a spiegare di essere, in caso non abbia avuto rapporti sessuali, di aver ancora l’imene integro senza esporre il proprio orientamento sessuale? Certo, potremmo inventarci le scuse più fantasiose ma rimarrebbero comunque scuse e sarebbe comunque una cosa molto degradante.  Nel caso di Anna Gousha questo tipo di problema si è presentato quando ha richiesto di sottoporsi al vaccino del papilloma virus. Dato che non si deve aver avuto rapporti sessuali per fare quel determinato vaccino, La ragazza si è presentata sapendo che poteva tranquillamente farlo ma il medico che aveva davanti ha dato per scontato che lei sia attiva sessualmente e non le diede dà il permesso di farlo.

Lei si è ammutolita e non ha trovato modo di rispondere sul momento.

Discutendo con alcune persone AFAB asessuali italiane è venuto fuori lo stesso problema con sfumature diverse. Una ragazza asessuale, conosciuta su un gruppo riferito all’asessualità, ha riportato la sua esperienza dicendo che il proprio medico di base le aveva sconsigliato più volte di fare un’operazione di controllo. Il motivo?  La ragazza in questione non aveva avuto rapporti sessuali e l’operazione avrebbe rotto l’imene. Non le erano stati forniti altre spiegazioni, non c’erano altre complicazioni o controindicazioni se non la rottura dell’imene.

Un’altra ragazza asessuale, mi ha raccontato che si è sentita molto in imbarazzo dal ginecologo. Dopo aver ammesso di essere vergine quest’ultimo ha continuato a guardarla con sguardo di riprovero. Non credeva al fatto che fosse vergine essendo lei, Ahimè, alla veneranda età di 19 anni.

Per quanto riguarda le persone AMAB questa questione è molto meno invadente ma rimane comunque il fatto che viene dato per scontato che abbiano rapporti sessuali e che, in caso contrario, vengono additati come “poco virili”.

 

De-medicalizazione dell’asessualità

Possiamo trovare molte testimonianze simili on-line. Le persone asessuali, in ambito medico, si trovano a fare un coming out forzato, che spesso viene interpretato in maniera patologica. Infatti, per molti sedicenti espert*  l’asessualità rimane una malattia da curare, il sintomo di un trauma che può essere rimosso con delle terapie riparative. Questo favorisce una  certa riluttanza da parte delle persone asessuali di esporsi con chi li ha in cura, costringendoli in molti casi a mentire e a non essere onesti.

Sono passati molti anni dal momento in cui nel DMS V è stato riconosciuta la differenza fra aessualità e disturbo sessuale ipoattivo. Nonostante ciò viviamo ancora in una società in cui tutto si basa sull’idea che, ad un certo punto, tutte le persone svilupperanno attrazione sessuale che si orienti in qualche modo:

l’attenzione generale dell’educazione sessuale  è fondata sulla nozione di sessualità obbligatoria. Si parla di prevenzione delle gravidanze indesiderate, delle malattie sessualmente trasmissibili e metodi contraccettivi ma quasi mai si parla di mancanza di attrazione sessuale.

“Tutti fanno sesso ad un certo punto!”

E invece no! Ed è perfettamente normale. Le persone asessuali, e non, che non vogliono avere attività sessuali son libere di scegliere e devono sentirsi al sicuro quando si recano in strutture mediche per accertamenti sulla propria salute. Come riportato nell’articolo di Gousha una delle prime cose che impara chi fa medicina e di mantenere la  promessa di non fare del male al chi hanno in cura.

Thuban.G.

 

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