Arcigay e mondo asessuale: intervista ai candidati segretario

In occasione dell’Asexual Awareness Week ed in vista del rinnovo del direttivo nazionale di Arcigay, abbiamo intervistato i due candidati alla segreteria , il segretario uscente Gabriele Piazzoni e il suo sfidante Alberto Nicolini.

 

Come si pone la sua lista, nel contesto del programma politico, per rinnovare Arcigay e per far partire una vera inclusione delle persone asessuali in questa storica associazione ?
Alberto Nicolini Arcigay
Alberto Nicolini

Nicolini: Intanto diamoci del tu. Orgoglio a Voce Alta, la mozione che abbiamo costruito come proposta di guida di Arcigay nazionale, rappresenta già nei temi e nei modi una piccola rivoluzione per la nostra associazione, ancora troppo machista: una donna candidata presidente per la prima volta in trent’anni, Daniela Tomasino, una persona non binaria (Ethan Bonali) candidata per le questioni identitarie, una persona con difficoltà motorie, Maria Rosaria Malapena, candidata alla guida delle politiche che riguardano il corpo e la sessualità. Ma questo non è per essere “primi” ma perché ne abbiamo bisogno. Abbiamo bisogno di ascoltarci, e per farlo non c’è che cedere spazio a altre voci. Le persone asessuali devono far parte di questa carica di visibilità, entrare con protagonismo nelle nostre campagne come quelle per il coming out, avere spazio, voce. Non solo a livello locale, come in una realtà a me vicina come Arcigay Modena, o nei gruppi giovani, ma anche nel nostro rivolgerci a questa Italia che viaggia nel buio.

Gabriele Piazzoni Arcigay
Gabriele Piazzoni

Piazzoni: Rilanciare il diritto all’autenticità e alle differenze sarà certamente la sfida più dura, ma Arcigay non può prescindere dal suo valore più grande che è la ricchezza del suo arcobaleno e delle sue differenze. Se la persona come identità libera e autodeterminata è l’orizzonte della nostra azione antropologica e culturale prima ancora che politica, dobbiamo ripartire da tutti i contesti della società e della politica in cui si possano attivare percorsi di educazione alle differenze come strumento operativo con cui costruire narrazioni alternative alla paura ed al sospetto per ciò che viene percepito come “difforme”. Riconoscersi umane ed umani nella diversità dei corpi, nelle identità sessuo-affettive e nei comportamenti produce quella rivoluzione politica e culturale per cui ci battiamo. Il riconoscimento culturale e civile di tutte le nostre identità deve passare dal sostanziale riconoscimento di diritti, tutele e strumenti di inclusione a identità che esistono da sempre e che oggi possono essere valorizzate nella libera espressione del sé. Arcigay ha il compito di valorizzare queste identità e tramite formazione e comunicazione rendere il nostro tessuto associativo la casa comune della nostra comunità, per le persone asessuali come per chiunque altro.

 

Arcigay secondo il suo parere , può essere la casa “anche” degli asessuali?

Nicolini: Vorrei rispondere che “lo è già”, ma mentirei. Lo è certo nella forma, per statuto, e in certe occasioni e città, ma non possiamo dirci arrivati. E non sarà aggiungere una lettera all’acronimo che ciò cambierà, anzi la lettera “A” nell’acronimo dovrebbe essere una medaglia da guadagnarsi. Di certo Arcigay deve diventare ben più incisiva, anche in questo campo. Quando ad agosto Francesco Donini (Presidente di Arcigay Modena) mi ha fatto sentire quel programma su Radio2 in cui dicevano che le persone asessuali sono “malate”, “da curare” e “meno male che si estingueranno”, mi sono arrabbiato. Avevo le lacrime agli occhi. Ma sarò sincero: le avevo anche perché io stesso fino a quel momento, preso dalle mille lotte che ci impegnano, non avevo mi riflettuto se non superficialmente a questo tema. Be’, mi serviva quello schiaffo, mi serviva davvero. E ne faccio tesoro. Ho subito contattato gruppi FB di persone asessuali. Con Francesco abbiamo agito subito, localmente, pubblicando sui social la nostra indignazione che ha avuto un risalto importante sulla stampa. Fosse stato per me, Arcigay avrebbe fatto sponda con le associazioni di persone asessuali per utilizzare l’ufficio legale e sporgere querela. La segreteria uscente tuttavia ha scelta la strada istituzionalizzante dello scrivere al comitato di vigilanza della RAI. Di questa RAI, sotto questo governo. Immagino come staranno trattando con serietà e urgenza questo dossier…

Piazzoni: Arcigay è per sua natura la casa di tutti coloro che si battono per l’affermazione del proprio diritto ad essere se stessi, per affermare il proprio diritto all’autenticità, rifiutando le sovrastrutture e gli schemi che la società machista e patriarcale vede come “naturali” e immodificabili, per questo Arcigay è già oggi la casa degli asessuali come di chiunque altro rivendichi questo principio. La comunità asessuale solo da pochi anni sta acquisendo visibilità e coscienza di sé, in alcuni comitati Arcigay sono già nati gruppi asessuali, ma c’è ancora tanto da fare, per questo invito tutte le persone asessuali a non avere paura e a venire a contribuire alla nostra comune rivoluzione. Bussate al più vicino comitato Arcigay, ci troverete persone che si battono per affermare il diritto all’autenticità qualunque essa sia, una autenticità che altro non è che il diritto alla libertà, alla felicità e al benessere.

 

Quale potrebbe essere la migliore soluzione per aumentare la visibilità asessuale all’interno e all’esterno di Arcigay?

Nicolini: La visibilità, come dice Franco Grillini, è la nostra religione civile: mai più nascosti. Ecco questo vale per tutte, tutti, tutt* noi che secondo alcuni politici (e non illudiamoci: ancora tantissima gente) siamo malati, sterili, contronatura, una vergogna. Davanti a queste accuse siamo proprio sulla stessa barca, no? Ecco, noi diciamo basta. Arcigay deve essere rifugio anche per le persone asessuali pronte a mettersi in gioco, a parlare di sé alle riunioni, a entrare nelle campagne di sensibilizzazione, a partecipare stabilmente a iniziative che smontano gli stereotipi che abbiamo dentro come le biblioteche viventi, i pride, gli incontri, i video di promozione.In tutta Italia. E questo possiamo farlo solo se ci mettiamo in posizione di ascolto e sinergia con le associazioni di chi si occupa di questo tema. Le nostre sedi, dove possibile, devono essere a disposizione. Spazi sicuri, spazi di integrazione, in cui fare base per questa rivoluzione inaspettata, specie per tanti vecchi attivisti. Ma è questo il bello dei diritti civili: è una battaglia continua in cui i fronti si aprono appena si aprono gli occhi.

Piazzoni: La visibilità è la diretta conseguenza della consapevolezza delle persone e per raggiungere questa consapevolezza dobbiamo sempre più lavorare su noi stessi per fare in modo che le persone asessuali trovino in Arcigay un ambiente sempre più inclusivo. La presenza dei primi gruppi Asex in alcuni nostri comitati e l’aumentata realizzazione di iniziative pubbliche e incontri informativi dedicati alle tematiche asessuali sono un buon indicatore di come si sta procedendo nella giusta direzione. Sostenere e rafforzare questo sforzo è la strada migliore per l’aumento della visibilità sia all’interno che all’esterno di Arcigay a cui affiancare specifiche campagne informative rivolte all’opinione pubblica generalista che sa poco o nulla al riguardo e che sarebbero utili a prevenire pregiudizi e a non far sentire “fuori posto” le persone asessuali che sono ai primi passi della propria presa di coscienza.

 

Infine la realtà asessuale, viene vista ancora, come un corpo estraneo alle tematiche LGBT+ come superare questo pregiudizio?

Nicolini: E’ verissimo che ci siano resistenze, specie in attivist* vecchio stampo (e non intendo anagraficamente). E’ poi il rovescio della medaglia dell’essere una minoranza oppressa: sotto sotto tendiamo a ripetere lo stesso schema con altr*, ed è una trappola umana di introiettazione di cui dobbiamo  consapevoli. Abbiamo fatto della liberazione sessuale la nostra bandiera, che poi si è aggiunta alla liberazione dei sentimenti. Allo stesso tempo dobbiamo continuare la rivoluzione delle nostre menti. L’asessualità ci pone davanti a un bivio: interessarsi sul serio o rilevare solo i peggiori episodi, con un comunicato stampa e poi si passa a altro. Ebbene, se sarò eletto alla guida di Arcigay nazionale, darò ascolto e voce alle istanze del movimento, incluse le persone asessuali. Ma se anche non dovessi essere eletto, continuerò a alzare la voce per le persone asessuali, così come per le persone sieropositive, le persone trans, le persone migranti, i bambini delle coppie gay e lesbiche, le persone che si stan chiedendo chi sono e quelle che han trovato una risposta che questa Italia non capisce o non vuole accettare .E per chiunque altro sia vittima di bullismo a scuola, sul lavoro, in famiglia, nelle istituzioni, o persino nella nostra comunità. Non tacerò. E, spero, continuerò a imparare e aprire sempre di più gli occhi, come quel giorno di agosto, ascoltando delle voci alla radio.

Piazzoni: Questa idea di separazione nasce da una interpretazione un po’ rigida di ciò che si intende con “movimento di liberazione sessuale”. La liberazione sessuale che è parte delle battaglie fondative del movimento LGBT+ è la rivendicazione della libertà di approcciarsi alla sessualità in modo libero e privo di schemi pre impostati, la volontà di liberarsi di una visione del mondo che indica un “modo giusto” e un “modo sbagliato” di approcciarsi al sesso. Le persone asessuali alla fine rivendicano la medesima libertà, la possibilità di costruire le proprie relazioni nel modo che preferiscono e che le rende più felici. Far comprendere a tutt* di essere parte dello stesso sforzo di liberazione dalle pratiche eteronormative è la chiave di volta per capire di essere parte della medesima collettività che si batte per la libera autodeterminazione di sé.

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