Lo spettro dell’asessualità esiste e sta bene.

Recensioni. “Lo spettro dell’asessualità. Corpi, percorsi e rivendicazioni della comunità asessuale”, di Francesca Anelli. Eris Edizioni.

Questo libro poteva iniziare così: “Uno spettro si aggira per la comunità queer: lo spettro dell’asessualità. Tutte le potenze si sono coalizzate contro questo spettro. I militanti provita e le femministe Terf, i sessuologi di Instragram e le psicologhe di TikTok….”. Sì, se lo avesse scritto un tipo con la barba nato a Treviri, l’inizio poteva essere questo.

Siccome però non l’ha scritto Karl Marx, ma Francesca Anelli, che è nata un po’ più a Sud ed è un’attivista asessuale che ci onoriamo di conoscere, proviamo a mantenere un po’ di serietà in questa recensione.

Il riferimento allo spettro, che ci ha fatto richiamare il famosissimo Manifesto, Francesca lo usa nella duplice accezione di continuum (o più precisamente spazio pulviscolare) fra le varie identità che compongono la macro identità asessuale e aromantica (che nel libro vengono spiegate bene), e di “fantasma” o “oggetto queer non identificato”. Perché l’asessualità con le sue implicazioni rappresenta un problema, interroga, mette in discussione assetti consolidati tanto nel mainstream etero quanto nel mondo queer. Frasi come “ama chi vuoi”, o “l’amore è amore”, oppure ancora “liberiamo la nostra sessualità”, osservate tramite le chiavi di lettura fornite dall’esperienza dell’attivismo asessuale a aromantico mostrano tutti i loro limiti. No, non sono per niente universali.

Due obiettivi

L’obiettivo “politico” di questo libro piccolo solo nel formato è quello di mostrare come non solo l’asessualità sia un orientamento che sta benissimo nel famoso acronimo LGBTIQA+, ma che può portare nuova linfa al movimento queer, con istanze che non riguardano solo le persone Ace, ma tutte le persone di tutti gli orientamenti.

Non vogliamo anticiparvi troppo, basti dire che nel testo fra i tanti argomenti si parla di come un punto di vista Ace può essere utile a capire e a decostruire gli stereotipi di genere, o a comprendere cosa significhi veramente la parola consenso.

Il secondo obiettivo dell’autrice è di tipo divulgativo: in brevi dense pagine ci spiega chiaramente cosa è l’asessualità, cosa è lo spettro, cosa non è l’asessualità, quando nasce il termine e come si forma una comunità, quali sono le battaglie Ace quali le intersezioni con altre battaglie lungo gli assi classe/razza/genere.

Il tutto partendo da un assunto presente nell’introduzione, e che dimostra come chi ha scritto il libro abbia ben presente la lezione dei cultural studies e degli studi subalterni: le persone asessuali vivono una condizione di “ingiustizia ermeneutica”, per cui faticano anche a trovare le parole e i concetti per descrivere la loro condizione, e poter parlare di sé è il primo passo verso la battaglia per i propri diritti. Proprio tenendo conto di questa peculiarità del nostro orientamento, il libro che vi consigliamo di leggere fornisce a nostro avviso degli ottimi strumenti per “riprenderci le parole”.

Se poi proprio vogliamo trovare un difetto, ma non lo è (anzi, ringraziamo infinitamente Francesca per aver citato il nostro collettivo fra le associazioni Ace italiane), “carrodibuoi” si scrive tutto unito. 

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