L’asessualità è un orientamento? Chi decide?

A partire dagli anni ‘80, secondo quanto dichiara al giornale argentino Clarin, l’antropologa brasiliana Giórgia Neiva, specializzata negli studi sull’identità di genere e la sessualità l’approccio dato all’asessualità era riferito soprattutto alla depressione, ed associava una bassa libido con una bassa autostima.

“Queste affermazioni fecero spazio alla teoria secondo la quale l’asessualità fosse una disfunzione sessuale ed alcune ricerche riducevano il disinteresse verso l’attività sessuale ad un problema di natura medica e psichiatrica”.

“Solo nel 2004, lo psicologo canadese Anthony Bogaert pubblicò il primo studio che considerava l’asessualità come un orientamento sessuale non patologico. Da quello studio in avanti sono iniziate le ricerche che mettevano l’asessualità sotto una luce più depatologizzante, anche sotto il punto di vista delle scienze sociali, con il fine di farla riconoscere dalla comunità scientifica come il quarto orientamento sessuale”.

La dottoressa Neiva rivela che, surante i suoi studi ha avuto la percezione che le persone asessuali fossero pressate da parte della famiglia, e degli amici, affinché “stabilizzassero” la propria vita secondo quelle che erano le richieste eteronormative che ricevevano, vale a dire il matrimonio e la famiglia come punti cardine della propria vita, all’interno della quale dovere avere figli biologici.

In più, riporta Neiva, molti degli intervistati hanno dichiarato di aver subito offese di vario tipo.

“Dagli anni 2000 -prosegue- l’asessualità non è più patologizzata (o, almeno, non dovrebbe esserlo nda) e viene descritta come un orientamento sessuale. Ma l’Organizzazione Mondiale della Sanità non si è ancora espressa chiaramente, e rimangono ancora aree grigie all’interno delle quali l’asessualità oscilla tra il normale e il non normale, tra una condizione di salute, ed una di patologia, dato che viene ammesso che l’asessualità sia una condizione praticabile ma che può essere confusa con un sintomo di qualcosa o con una devianza sessuale”.

“Quindi -conclude Neiva- la questione rimane aperta chi o quale istituzione ha, a questo punto, il potere di rendere l’asessualità ufficialmente un orientamento sessuale?

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