L’asessuale 3.0? È quello “della porta accanto”

L’approvazione di una mozione inclusiva per le tematiche asessuali da parte dell’ultimo congresso di Arcigay, ha segnato un punto importante nella storia della comunità asessuale italiana.

Con quella mozione, la marcia di avvicinamento delle persone asessuali e delle tematiche che le riguardano verso l’universo delle associazioni Lgbtqi(a), si può dire conclusa.

Questa fase era iniziata nel (non lontanissimo) 2014, quando, tra scetticismo e incredulità, gli amici milanesi distribuirono i volantini al pride locale ed è terminata con quella che è la più grande associazione italiana di area Lgbt che ha deciso (unilateralmente) di fare proprie quelle ragioni.

Fino ad adesso, abbiamo visto la comunità asessuale italiana attraversare due fasi: la prima fase, è stata quella incentrata sul forum di Aven: persone che si erano riconosciute, finalmente, in un’etichetta, che interagivano tra di loro, con contatti quasi nulli con l’esterno e rarissimi casi di incontro “fisico” tra i propri membri. Potremmo dire che questa è stata la fase virtuale della comunità, fase, per giunta, molto legata agli sviluppi della comunità americana.

Nella seconda fase, si sono formati gruppi territoriali, sia finalizzati all’incontro tra persone asessuali, ed il focus si è spostato dalla partecipazione ad un forum virtuale, all’attivismo all’interno del mondo Lgbtqi(a), portando le varie realtà a smarcarsi dal mondo asex d’oltreoceano, ed ad affiancare, se non, in certi casi, ad offuscare, il nome di Aven. In questa fase militante della comunità, abbiamo fatto incontri per spiegare cosa è l’asessualità, ed abbiamo partecipato, come comunità, e non più come singoli, alle iniziative di area, a cominciare da un numero crescente di parate dei pride, venendo inclusi, in alcuni casi, tra gli organizzatori.

In questi anni sono nate alcune realtà a tematica asex (come il presente blog, e l’associazione che lo sostiene, o il Gruppo Asessualità di Arcigay Milano), o interessanti collaborazioni con associazioni locali (Novara, Lucca e Lamezia Terme in primis) che hanno portato la tematica asessuale all’interno del lavoro dei loro gruppi, ed è stato fatto scouting per trovare contatto con le persone asessuali che frequentassero già questo tipo di mondo (per orientamento sessuale, identità di genere o per affinità con le politiche per i diritti civili), o che ne fossero, vicine, o, comunque, non completamente estranee, fino ad arrivare, soprattutto negli ultimi due-tre anni, ad un gruppo di giovani asessuali che avevano scoperto il termine “asessuale” allo stesso momento nel quale i loro coetanei avevano scoperto gli altri orientamenti, e che non erano mai passati, per questo, dal forum di Aven, ma erano arrivati ai gruppi asex tramite una loro presenza nelle associazioni di area.

Dopo la mozione Arcigay, dobbiamo passare alla fase 3.0 della comunità asessuale italiana. Dallo spiegare cosa è l’asessualità all’interno delle associazioni Lgbtqia, dobbiamo iniziare a spiegare cosa chiedono gli asessuali, dobbiamo iniziare a fare campagne mirate per la soluzione di alcuni problemi che colpiscono la comunità, primo tra i quali quello che riguarda la preparazione in materia di psicologi e medici.

Deve nascere una letteratura in tema in Italia, in modo che, anche se solo all’interno di determinati circoli, si inizi a parlare di scala mobile relazionale e di amatonormatività senza avere gli occhi fuori dalle orbite.

L’organizzazione di gruppi di incontro dovrà diventare, nei limiti del possibile, sistematica, con l’introduzione di incontri “fissi” a tematica asex, che possono essere organizzati anche in cooperazione con quelle associazioni con le quali collaboriamo per migliorare la nostra visibilità.

Dobbiamo, inoltre, contattare “l’asessuale della porta accanto”. Se è stato relativamente semplice trovare persone che si definissero asessuali all’interno dei gruppi Lgbtqia, sarà difficile fare “uscire” coloro che vedono questo mondo decisamente distante.

Servirà un impegno per comunicare che l’asessuale non è uno strano animale che comunica solo via internet, ma è il compagno di banco, la collega di ufficio, il vicino di casa.

Andare a portare, anche con qualche rischio, le nostre tematiche fuori dagli ambienti conosciuti (e ben testati) potrà anche servire alla comunità stessa ad evitare quell’autoreferenzialità e quell’elitarismo che nascono quasi normalmente in tempi bui come questi.

La persona asessuale 3.0 dovrà essere quella che dovrà vivere, come ogni altra persona, la propria affettività (o non affettività) e in generale la propria vita nel modo che preferisce, senza dovere, da un lato, chiudersi in un “ghetto” popolato da soli “simili”, ma senza neanche essere considerata “malata” o “disadattata”.

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