La vera storia dell’anello Ace

Come nasce uno dei simboli più noti della comunità asessuale

“Il mio problema con la maglietta di aven è che sono un po’ timido, e non del tutto out, e non vorrei essere fermato ogni cinque minuti per spiegare la mia maglietta a qualcuno. Quindi qualcosa in più, di nascosto, sarebbe bello, almeno ai miei occhi. Sapete, una mia amica indossa un anello al dito medio sinistro. La sua spiegazione è che: il medio destro significa attualmente single, l’anulare destro significa attualmente impegnato e poiché l’anulare sinistro significa impegnato/sposato in senso permanente, la conclusione logica successiva sarebbe che l’anulare sinistro significa  permanentemente single. Ma questo potrebbe non funzionare per tutti poiché alcuni asessuali desiderano compagnia e relazioni, e ad alcuni ragazzi non piacciono i gioielli. Tuttavia, mi piacerebbe sentire il contributo delle altre persone”.

Questo contributo sul forum di Aven, ad opera di un utente, fa parte di una conversazione sui segni distintivi che le persone Ace potrebbero indossare per sentirsi parte di una comunità. Era il 17 giugno del 2005, 19 anni fa. La bandiera Ace non esisteva ancora (fu scelta anch’essa dagli utenti Aven alcuni anni dopo), e non c’era Instagram. In un forum, persone asessuali si confrontavano e esprimevano il bisogno di un segnale visivo che permettesse loro di riconoscersi come parte di una comunità. Nei commenti successivi si suggerisce il colore nero per l’anello, che rispetto all’idea originale oggi si porta al medio della mano destra.

E’ una sorta di archeologia Ace quella che oggi vi proponiamo, non senza emozione. Perché per noi che facciamo attivismo Ace assistere al preciso atto di nascita di uno dei nostri simboli è un privilegio importante, grazie a quella miniera di informazioni che è il forum aven, e questo privilegio lo vogliamo condividere con voi.

E’ passato davvero molto tempo dal 2005, e tantissime cose sono cambiate da allora. Molte persone attiviste allora non erano ancora nate o erano bambine, e i mezzi con cui oggi si fa attivismo allora erano inimmaginabili.

La Comunità Ace, sebbene con difficoltà, è sempre più riconosciuta nel mondo queer e ha il suo posto nei Pride in tutto il mondo, e le nostre istanze cominciano timidamente a essere prese in considerazione anche dalle politiche pubbliche di alcuni paesi.

Alcune cose però sembrano non cambiare. Allora come ora c’è chi non capisce “che bisogno c’è di esporre così la propria identità”, e che trova ridicole queste ostentazioni.

La replica migliore è quella di un blogger veterano dell’attivismo Ace, Coyote, che, alla domanda “perché porti un anello nero?” risponde così: “Quando per la prima volta ho iniziato a dedicarmi alla ricerca sull’asessualità e ho iniziato a scavare nella comunità ace, ero affamato di informazioni; Stavo cominciando a pensare di appartenere allo spettro asessuale e volevo sapere quali fossero le battute, quale fosse la terminologia, quali fossero i simboli. Avevo trovato un gruppo di persone come me e mi stavo avventando su tutto ciò che potevo trovare che fosse correlato. Tutto questo è avvenuto attraverso internet. Non ho avuto contatti con nessun ace nella vita reale, e il mio contatto online con loro era per lo più passivo: leggevo, non conversavo. Per quanto ne sapevo, ero circondato da persone allosessuali e avevo ottime ragioni per credere che se alcuni di loro lo avessero saputo, non mi avrebbero accettato. O meglio, non avrebbero accettato la validità del mio orientamento; già non mi accettavano per altri motivi e questo non avrebbe fatto altro che peggiorare le cose. Quindi, quando ho saputo degli anelli ace, sapevo che volevo prenderne uno. Innanzitutto perché sono fantastici, ma cosa ancora più importante: avevo appena scoperto una comunità di persone che si sentivano alienate quanto me dalla sessualità obbligatoria, e che erano impegnate nel tipo di discussioni che avevo sempre desiderato avere, e che già capiva qualcosa di me che non ero mai riuscito a spiegare a nessun altro, e nemmeno nella mia testa, a me stesso. Volevo aggrapparmi a tutto questo – la comunità, il discorso, l’intera idea di asessualità, tutto – e tenerlo vicino a me. Volevo tenerlo contro la mia pelle e tenerlo con me”.

Che si indossi un anello Ace o no, ogni persona asessuale ha lo stesso desiderio, che chi indossa l’anello comunica in maniera non verbale: “Non si tratta di proclamare che siamo diversi. Si tratta di portare sulle mani un promemoria  che ci sono altri, da qualche parte, che sono uguali”.

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