Di Ace, di sport, e di funghi.
Perché il mondo dello sport agonistico è ancora distante dalla comunità Ace.
Se si volesse scrivere un articolo sul rapporto fra il mondo Ace e lo sport agonistico, si risparmierebbero caratteri e un foglio bianco andrebbe bene.
Anche la più meticolosa ricerca non porta ad atlet3 che abbiano fatto apertamente coming out come ace. Persone nel mondo dello spettacolo, della scienza, dell’attivismo queer e non solo, intellettuali, cominciano a dichiarare apertamente la propria asessualità e/o il proprio aromanticismo. Anche personaggi di fiction Ace fanno il loro ingresso nell’immaginario collettivo.
Nello sport invece, zero. Con la rilevante eccezione di Julie Kliegmann, giornalista di Sports Illustrated che ha fatto coming out come Ace e come persona non binaria, non si trovano notizie su atlet3 o persone che lavorano con lo sport apertamente Ace. Anzi, cercando in inglese “asexual athletes”, l’unica cosa che compare è un articolo scientifico su un fungo, il Trichophyton rubrum, che sarebbe alla base dell’infezione della pelle nota come “piede dell’atleta”. Ebbene, questo fungo a quanto pare è asessuato, cioè si moltiplica in maniera clonale e non per riproduzione sessuata. Cercavamo atleti Ace troviamo un fungo, e non di quelli da fare al forno. Ottimo!
Scherzi a parte, l’equivoco nasce dal fatto che in inglese asessuale (come orientamento) e asessuato (termine biologico che indica l’assenza di organi sessuali differenziati) sono concetti che si indicano con la stessa parola, asexual.
Dunque, fermo restando che un fungo coi colori ace sarebbe carino e potremmo farci la maglietta, questo articolo su ace e sport deve parlare d’altro.
Per esempio possiamo chiederci perché, in un mondo sportivo in cui la comunità queer comincia a farsi strada, con lotte e successi (pensiamo al faticoso cammino delle persone trans, o ad atlet3 famos3 che hanno fatto coming out come omosessuali o bi e hanno incoraggiato altra gente a farlo) questo processo sembri ancora non coinvolgere il mondo Ace. E’ vero anche che non tutti gli sport sono uguali, e che quello più seguito in Italia, il calcio, non ha ancora risolto i suoi problemi di omofobia, almeno nel settore maschile (e questo mostra come questo problema sia legato a doppio filo con quello del machismo e di una errata concezione della virilità), tanto che i coming out nel professionismo sono rarissimi e non nelle massime serie. Riflesso di questo machismo potrebbe essere anche la difficoltà a immaginare un atleta Ace.
Ma se nel professionismo la situazione è questa, non deve farci pensare che lo sport sia precluso o non interessi alla nostra comunità. A livello amatoriale tantissime persone asessuali praticano i più svariati sport, con ottimi risultati, sfidando ogni genere di pregiudizio e rivendicando il proprio orientamento. Molte di queste persone le conosciamo, ci piacerebbe raccontare le loro storie e non è detto che non lo faremo. Siamo consapevoli che verrebbe fuori un universo di esperienze e di battaglie quotidiane, e parlarne farebbe bene alla comunità e allo sport.
E se, vista la momentanea assenza di coming out Ace nel mondo dello sport professionistico, manca attualmente un personaggio che possa fare da icona nei nostri colori, possiamo sempre adoperare la fantasia e l’umorismo, che a noi Ace non sono mai mancati, e crearcene uno.
Non è un caso che ad Aprile, in un dibattito online fra persone attiviste Ace italiane nell’ambito della diretta per la IAD 2024, si sia discusso fra le altre cose della possibilità di “adottare” Javier Zanetti come testimonial Ace: affidabilità, Flair Play, e la testardaggine di chi rimane con la stessa pettinatura anche dopo novanta minuti di inferno in campo. Caparbio come noi Ace.
Nell’attesa di qualcunə che davvero festeggi una vittoria con la nostra bandiera.