Oltre l’Occidente: la Comunità asessuale in Africa e in Cina
L’asessualità è un orientamento sessuale, non dipende da una scelta personale e nemmeno dalla cultura in cui si cresce. Quello che cambia è come ogni specifica cultura considera gli orientamenti sessuali diversi dall’eterosessualità.
Non è un “prodotto dell’Occidente”, e ci sono persone asessuali in tutti i paesi e in tutti i contesti, sebbene ci siano luoghi in cui esserlo è più difficile che in altri.
Anche noi, che facciamo informazione e attivismo Ace, dovremmo cercare di staccarci da una visione eurocentrica (che oltre all’Europa comprende i paesi di antica emigrazione europea come USA e Australia), e fare rete con le persone attiviste di tutto il mondo, che hanno esperienze per molti versi diverse dalle nostre ma non per questo meno valide. Ogni movimento attivista Aro/Ace ha le sue battaglie specifiche, che riflettono la diversità dei contesti e insieme la comunanza di intenti. Dal Nepal alla Terra del Fuoco, dalla Groenlandia alle Fiji, le persone asessuali dicono sempre: “non siamo rottɜ, e abbiamo diritto a essere felici”.
Vi proponiamo quindi due articoli che raccontano la vita, i problemi, le speranze e l’attivismo di persone asessuali e/o aromantiche in due luoghi molto diversi, per cultura e per situazione politica ed economica, da quelli di cui di solito parliamo: l’Africa (Nigeria, Kenya e Sud Africa), e la Cina.
Riportiamo alcuni estratti che permettono di capire sia le differenze che le costanti che l’essere Ace comporta nei vari luoghi del mondo.
Al primo incontro in presenza di asessuali africanɜ, “un uomo, James, ha una maglietta con il simbolo dell’asso e le parole “Non sono rotto” scritte in viola”.
“Dovevo indossarlo sotto una felpa con cappuccio”, dice in seguito. “È rischioso indossarlo apertamente” ”.
Anche in Cina essere Ace presenta delle difficoltà, perché le pressioni sociali a favore del modello della famiglia tradizionale, coppia etero con figli, sono molto forti. E spesso oltre che motivi culturali sono preoccupazioni economiche a imporre questa scelta.
“Alcuni mesi fa, il migliore amico maschio di Wang le ha confessato il suo amore. Wang lo ha rifiutato dopo aver esitato per due giorni, in gran parte perché teme che la sua asessualità influenzerà la relazione. “La cosa più intima che posso accettare”, dice dopo una lunga pausa, “è probabilmente abbracciare e baciare sulle labbra”.
Sebbene avere un figlio non sia nel suo progetto di vita, Wang sa già che i suoi genitori glielo faranno avere. Cresciuta in una piccola città dove la maggior parte delle ragazze ha il primogenito prima dei 20 anni, non vuole fare coming out con i suoi genitori finché non sarà finanziariamente indipendente. I suoi genitori, che hanno poco più di 50 anni, credono ancora che i gay siano malati di mente, un pensiero che persiste, nonostante l’omosessualità sia stata cancellata dalla lista cinese delle malattie mentali nel 2001. “Se voglio vivere come voglio, devo restare a Shanghai dopo la laurea, perché le persone qui sono molto più aperte”, racconta”.
“Ogni volta che spiego a un potenziale partner che sono asessuale, la maggior parte decide di rinunciare alla relazione, mentre altri semplicemente non riescono a capire cosa significhi il termine. Hanno sentito parlare di asessualità solo durante le lezioni di biologia”, dice Angeline, sudafricana, ridendo.
Entrambi i contesti, quello africano e quello cinese, hanno visto un aumento, seppure timido, della visibilità delle rivendicazioni Ace grazie alla possibilità per le persone di fare rete tramite i social network, soprattutto nei grandi centri: “App popolari come Douban , Zhihu , WeChat e QQ hanno tutte comunità di asessuali i cui membri possono contare decine di migliaia.”
E in Cina, per la prima volta nel 2018 è stato pubblicato un articolo di ricerca scientifica sulla comunità, dalla Southwest University nella città di Chongqing.
“Mentre le persone asessuali nei paesi occidentali stanno ottenendo riconoscimento e parità di trattamento, la maggior parte degli asessuali non osa fare coming out in Cina”, afferma Su Yanchen, uno degli autori del documento del 2018. Spera che la loro ricerca possa aumentare la visibilità sociale della comunità asessuale e dare loro l’opportunità di parlare in Cina. “Le persone asessuali devono espandere la loro influenza e lottare per maggiori diritti, proprio come altri gruppi LGBT+, se vogliono essere riconosciute e vivere felici in questa società dominata dal sesso”, sostiene.
In Africa, pregiudizi molto simili. La maggior parte dei membri della comunità asessuale in Africa lotta per affermare la propria identità anche all’interno della comunità LGBT+, “poiché tanta gente nella comunità più ampia ancora non vede l’asessualità come un orientamento sessuale”.
“Alcunɜ pensano che siamo rottɜ o abbiamo una bassa autostima”, dicono le persone asessuali africane.