Le molestie sessuali (silenziose) nei confronti delle persone asessuali.
Parlando di acefobia, e delle discriminazioni subite dalle persone asessuali, uno degli argomenti che è stato poco approfondito è quello delle molestie sessuali, quando non delle aggressioni e delle violenze di questo tipo.
Secondo l’indagine del 2015 della Asexual Community Survey, il 43,8% degli oltre 8.000 rispondenti (di ogni genere e sesso) avrebbe dichiarato di aver subito una molestia sessuale o addirittura una violenza.
Non si tratterebbe, quindi, di pochi fenomeni isolati, ma di una costante, molto sottovalutata, della vita delle persone asessuali.
Perché non se ne parla abbastanza?
Innanzitutto perché non esiste una grande familiarità, all’esterno della comunità asessuale (ma talvolta c’è molta confusione anche all’interno) su quelle che sono le sfumature e le varie definizioni dell’orientamento.
Superati quelli che sono gli stereotipi, è difficile che una persona asessuale venga immediatamente “riconosciuta” come tale nella società.
Poi, come dice la blogger americana, attivista ace Julie Sondra Decker nel suo libro “The Invisible Orientation1”, un coming out asessuale viene invalidato fino a quando quando le possibili “ragioni” dell’asessualità altrui non vengono scartate tutte: se quindi una persona è bianca2, occidentale, benestante, non ha mai subito una molestia sessuale, il tuo aspetto corrisponde a quello richiesto per il tuo genere assegnato, non ha handicap fisici, non è estremamente brutta, non è troppo giovane o troppo vecchia, allora può anche essere vero che sia asessuale.
Come possiamo immaginarci, buona parte delle aggressioni sono subite da donne. Queste aggressioni rischiano di essere “socialmente derubricate” a violenze fatte contro donne in generale, senza entrare nello specifico.
Ma queste donne hanno subito una molestia perché asessuali, non per altro.
Il coming out viene talvolta visto come una “sfida” da parte dell’uomo. L’invalidazione dell’esperienza di una donna asessuale è la prima cosa che viene fatta. Le viene detto di avere un blocco “psicologico”, di non essere ace, ma di essere soltanto nella mitica “attesa della persona giusta”.
Guarda caso, la persona giusta, è lui, che per rimuovere psicologicamente il “blocco” della ragazza, può arrivare anche alla molestia pesante, quando non proprio al cosiddetto “stupro correttivo”.
Oltre il danno, poi, ci sono stati anche casi di “beffa”: alcune ragazze che avevano ricevuto delle molestie perché asessuali, adesso vedono invalidato il proprio coming out, in quanto sarebbero diventate asessuali perché hanno subito una violenza.
1 Ancora oggi il miglior testo per chi si avvicina all’argomento.
2 Per non parlare, poi, del problema dell’inclusività all’interno della comunità ace stessa, che in alcune parti del mondo sembra una “comunità per sole persone bianche”