Perdere la verginità – Consigli e regole in una società 2.0
Sono un po di settimane che penso a quest’articolo. Ma non ho mai avuto il tempo materiale per scrivere qualcosa di concretamente sensato, alla fine ho deciso mettermi di impegno e dopo una discussione con una persona che conosco, ho finalmente deciso di affrontare il problema e scrivere questo articolo sulla verginità.
Il motivo di tale scelta è semplice: Nell’orientamento asessuale questo argomento viene toccato spesso. Molte persone asessuali perdono la verginità molto tardi o non lo fanno affatto. Questo porta molte discriminazioni da parte di alcune persone sessuali che cercano di convincere la persona asessuale dicendo:
“Ma se sei vergine non puoi sapere che sei asessuale. Prima devi provare”.
No, prima non devo provare. Se una persona asessuale è vergine ciò non sminuisce la sua asessualità. Alcune persone però si aggrappano a ciò come se fosse un problema di somma rilevanza.
Già. Perché per chi non lo sapesse la verginità sembra essere un problema da mettere alla gogna pubblica: che la si perda troppo presto, troppo tardi o che si decida di non perderla affatto. La verginità è un tabù che suscita sempre una gran folla di persone giudicanti pronte ad additare e ad elevarsi come persone informate.
Da secoli, il concetto di “prima volta”. è gestita dai cambiamenti sociali. Viene preso e modellato a seconda del periodo di cui si parla, di sicuro si porta dietro centinaia di anni di discussioni, limitazioni e cambiamenti di valore.
In qualsiasi modo la si intenda, essere “iviolati”, rimane un problema che molti blog, pagine, articoli, libri e media affrontano con grande impegno. Per capire di cosa sto parlando basta che andiate a digitare su un motore di ricerca le magiche parole: Verginità\problema e vi si aprirà un mondo.
La verginità ha dei parametri.
Ho letto un po di articoli sul tema e sembra che intorno alla verginità si concentri un sacco di pregiudizi e costruzioni sociali:
Le aspettative di prestazione, la modalità “giusta” per perderla, la paura di deludere le aspettative, il terrore di essere presi in giro e quant’altro.
Questi elementi seguono come dei parametri, che a seconda del genere assumano significati diversi. Tutto ciò perchè, purtroppo, viviamo in una società ancora profondamente binaria. Molte volte mi sono trovat* con persone che mi hanno raccontato di avere dei genitori, amici, parenti, professori, conoscente, ecc… Che continuano a credere che:
Se hai la vagina puoi fare certe cose – Non quelle che fanno le persone con il pene-
Se hai il pene puoi farne altre cose – Non quelle che fanno le persone con la vagina-
La cosa si fa complessa invece se sei intersessuale… Ormai sappiamo come molti medici operano “per aggiustare la situazione” e la situazione è ancora, ahimè, critica.
Tornando però ai parametri elencati, essi assumano valori diversi a seconda del genere di appartenenza, e con questo voglio dire che Mentre per le persone Amab, se vergini, si affibbia la nomea di persona sfigata. Le persone Afab, solitamente, vengono socialmente premiate se vergini. Inoltre l’educazione affettiva\sessuale, perennemente quasi assente in Italia a livello scolastico, viene recepita da molti persone alle prime armi da internet e se va male dai film porno.
Mentre per quanto riguarda internet si tratta di un arma a doppio taglio, non sempre troviamo informazioni giuste o esplicative. I film porno e gli stessi siti che li ospitano, sono spesso pieni di stereotipi ed esagerazioni.
la verginità viene ancora giudicata.
Ebbene si. Credevate di essere nel 2017 ma invece… già, siamo nel 2017.
In giro si legge ancora di tante persone che danno alla verginità, sopratutto quella delle persone Afab, un valore di purezza. La legge sacra dell’imene colpisce ancora. Oggi la società non giudica più come prima se una persona afab ha numerose avventure sessuali, almeno non tutti lo fanno e lo stigma sociale non è sempre così pressante. Dipende tutto dal luogo, educazione ed estrazione sociale.
La verginità, che oggettivamente parlando, non è altro che una condizione fisica di una persona che non ha avuto rapporti sessuali completi. Il concetto di purezza che circonda l’imene ha preso diversi significati:
Il primo come significato di serietà verso se stessi e un segno di amore per gli altri e se stessi. Il secondo significato che viene attribuito è di un peso, e su questo concetto ci torneremo più tardi, e di una cosa di cui è meglio liberarsi dato che per molti la perdita della verginità è visto come un rituale di crescita.
Personalmente penso, che qualsiasi valore (o non valore) una persona dia alla verginità sia opportuno non scaricare quei valori sulle altre persone. Siamo individui molto complessi e pieni di differenze bellissime e sfumate.
L’unica cosa che mi sento di dire sulla questione è, che come qualsiasi altra cosa, se ci si decide di perderla è meglio farlo solo perchè si sente di farlo. Non per stupide sfide fra coetanei o per liberarsene in fretta ma solo perchè vuoi farlo.
La verginità ha una data di scadenza
Per questo punto ho preso spunto da un articolo in particolare: 31, vergine: dove ho sbagliato? pubblicato su Vanityfar da Massimo Gramellini. L’articolo risponde ad una lettera inviata da una lettrice che a 31 anni si trova ancora “nella condizione di vergine”, cosa che sembra scoraggiare i suoi pretendenti.
Nella risposta del giornalista si eleva la sessualità come “una delle esperienze più formative e profonde per un essere umano”. Forse per alcuni lo è, che la persona sia asessuale o meno, ma per altre persone potrebbe essere un esperienza del tutto superflua o poco rilevante.
perchè come afferma Gramellini nell’articolo su vanityfar, cercando di consigliare alla ragazza di 31 anni:
Il tuo problema non è essere vergine, ma esserlo ancora a trentuno anni. Esiste un tempo per tutte le cose, scaduto il quale persino le situazioni normali diventano patologiche e richiedono soluzioni non convenzionali.
Già, perchè essere vergini non è una condizione volontaria o meno, per questioni religiose o personali ma un vero e proprio problema. Escludendo le situazioni patologiche, forse dovremmo cominciare a parlare di verginità con più serenità e meno intento di medicalizzazione
Ma non preoccupatevi! Per chi volesse “redimersi! da questo errore immenso, ci sono innumerevoli guide per “riparare il problema”. Potete trovarle su internet con uno schiocco di dita.
La verginità rappresenta uno status sociale
Lo staus sociale che rappresenta la verginità, attualmente, è quello dello sfigat* sociale. La liberazione sessuale raggiunta negli anni ’70 ha preso delle piega alquanto inaspettate: Essere liberi di fare sesso con chi si vuole e quanto si vuole è un sacro santo diritto. Ma anche non fare sesso o pensare che il sesso non sia la cosa più immancabile dell’esistenza, deve essere un diritto tutelato.
Invece “persona vergine” sta diventando sinonimo di “persona sfigata”.
Infatti le persone vergini, che siano asessuali o meno, vengono spesso messe alla gogna solo per non aver mai fatto sesso. Non fare sesso viene associato all’idea di una persona fallita, che non riesce a “fare il suo dovere” come essere umano.
In conclusione
L’approccio alla verginità come una piaga da sconfiggere è più esteso di quanto non si pensi. Nella nostra società molto sessualizzata la Perdita della verginità è vista ancora come un passo essenziale per l’entrata nella vita adulta, sopratutto nei piccoli paesi, rappresenta un rito che va compiuto dei “tempi giusti” e “nelle modalità giuste”. Un vero e proprio rito sociale.
La cosa che mi fa più tristezza è che per un motivo o per l’altro ci sono persone che si ostinano a voler guardare nelle mutande altrui per verificare, cosa hanno dentro, decidere come dovrebbe usarlo, con quanta frequenza e decidere – a seconda di cosa ci sia- cosa dovrebbe fare nella vita.
Si potrebbe mettere fine ad uno dei più controversi dibatti con un bel: Non giudichiamo il comportamento sessuale altrui. Una persona può fare molto sesso o per niente, ma questo non deve essere visto come un problema. A meno che la persona stessa non veda la propria attività sessuale come un problema.
Ma a quanto pare questa opzione è troppo semplice. Meglio discriminare per una cosa cosi personale come la verginità, creare un circuito infinito di critiche inconcludenti e una serie di guide su come risolvere “il problema” e come farlo al meglio. Alla fine sembra che optare per un semplice confronto dettato da una sana apertura mentale è ancora una bella utopia.
Meglio giudicare le persone. Non trovate?
Thuban