Fan fiction come rimedio ai personaggi “normalizzati”?

Come è rappresentato il sesso nei media mainstream? A detta di tutti, è rappresentato in modo improbabile, potremmo dire, quasi, irrealistico.

Pensiamoci un attimo: quanto hanno di realistico le scopate hollywoodiane?

Gli sguardi intensi, la luce messa in un certo modo, le lenzuola che in tutto quel casino non si muovono dai posti che è meglio coprire, orgasmi giganteschi e assicurati.

Tutta roba fatta per lo spettatore.

Per lo spettatore maschio.

Anzi, per lo spettatore maschio eterosessuale cisgender.

E di origine europea, potremmo aggiungere, perché i canoni di bellezza (soprattutto femminile), e gli stessi metodi di seduzione usati sono quelli nei quali si riconoscono le persone cosiddette occidentali.

A parte i film e le serie fatte apposta per raccontare storie di omosessuali, quante coppie non eterosessuali non stereotipate, messe lì per far vedere che ci sono, si raccontano nei film?

Negli ultimi anni, se ne sono viste, ma quante storie poliamorose si raccontano? Quante persone con identità di genere non binaria (eccetto i film fatti apposta, di nuovo)?

E quante persone asessuali non vengono rappresentate come i classici nerd con gli occhialoni neri, appassionati di scienza e tecnologia, bambini mai cresciuti innamorati dei videogiochi a 30 anni?

Ogni volta che un personaggio con un orientamento o un’identità che non sia “canonica” appare in una serie TV, è quasi una festa. Vedere, poi, che è un essere umano, e non uno stereotipo (esempio, un omosessuale che parla solo di essere gay), fa scoppiare la Rete, come è successo, nella nostra piccola comunità per il coming out di Todd in Bojack Horseman.

Un universo dove, invece, queste realtà sono ribaltate, è quello delle fan fiction, vale a dire quelle opere scritte, appunto dai fan, che prendono spunto dalle storie e dai personaggi di un’opera originale.

Spesso, gli autori delle fan fiction sono, appunto, persone che appartegono ad identità ed orientamenti marginalizzati o stereotipati nel mainstream (ma anche nell’indie, a dir la verità) che inseriscono nelle storie quello che è il loro vissuto personale, e, soprattutto nelle fan fiction di carattere erotico, creano uno spazio per la propria soggettività sessuale, anziché l’oggettificazione proposta da Hollywood.

Secondo Deborah Tolman, insegnante di Social Welfare a New York, la soggettività sessuale è “la propria esperienza come persona sessuale che rivendica il piacere e la sicurezza del proprio vissuto, o, per meglio dire, la realizzazione che tu sei il protagonista della tua stessa storia romantica o sessuale”.

La soggettività sessuale è, probabilmente, per Deborah Tolman, uno dei passi fondamentali allo sviluppo di una vita sessuale sana, ma per le persone che appartengono a identità marginalizzate, è la realizzazione che questo deve essere fatto senza molto aiuto da parte degli altri.

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