Cosa non è l’asessualità

Da quando ho iniziato a definirmi asessuale – è successo di recente anche perché si è cominciato a parlare dell’argomento relativamente pochi anni fa – mi viene chiesto cosa sia questa asessualità.

L’asessualità è un orientamento sessuale che prevede la mancanza di attrazione sessuale verso tutti i generi.

Bastano poche parole per spiegare una cosa che sembra così difficile da capire. Se proprio il nostro interlocutore non si rivelasse particolarmente furbo, potremmo dire: un gay è attratto dalle donne? No. Una lesbica è attratta dagli uomini? No. Fate la somma, ed ecco gli asessuali.

Il problema, caso mai, nasce dopo. Perché una definizione così semplice, a molti interlocutori, non basta. La parte difficile è spiegare cosa non è l’asessualità.

L’asessualità non è astinenza o castità. Non siamo una setta di monaci di qualche religione che si astiene da ogni attività sessuale. A dirla tutta, non siamo monaci. E neanche una setta, a voler essere precisi. Facciamo l’esempio classico: il casto non ‘mangia’ perché è a dieta. Vorrebbe mangiare ma non lo fa. L’asessuale non mangia perché non ha fame.

L’asessualità non è una malattia. O, almeno, se invece è una malattia, allora non è asessualità. Non sono uno specialista e non mi voglio inoltrare in spiegazioni sull’aumento o la diminuzione della libido, perché scriverei delle castronerie, ma ci possono essere delle patologie o delle cure per le stesse che abbassano il desiderio sessuale. In questo caso, si parla appunto di calo del desiderio. Il che significa che il desiderio c’è, per poter calare. L’asessualità è un orientamento. Se sei asex (asessuale), il desiderio non c’era già in origine.

L’asessualità non è ‘la condanna ad una vita da soli’. Per quanto circa il 70% della comunità asex sia single, ciò non toglie che si possano avere relazioni, sia con asex che con persone non asex. E poi, chi ha detto che una vita da single sia una condanna?

L’asessualità non è sessuofobia. E non deve esserlo. Chi pensa che le persone che hanno una vita sessuale attiva siano, in qualche modo, malate, ha, a mio avviso, un problema, che non è diverso da quello di chi chiama malato un omosessuale. Il disagio verso il sesso altrui non può essere considerato come parte di un orientamento.

L’asessualità non è una moda. Nonostante i soliti media ci abbiano definiti “l’ultima frontiera del sesso”, l’asessualità non è l’ultima moda in fatto di orientamenti, del tipo: chissà cosa sarà trendy la prossima estate. Un altro giornale parlò di “vegetariani del sesso”. Chissà come escono fuori queste frasi. Un altro di “quelli che dicono no al sesso”, e questo aveva proprio capito tutto. Ma la perla fu: “gli asessuali possono anche avere una relazione, ma poi vanno a vivere come fratello e sorella”. Questa cosa del fratello e sorella mi ha sempre fatto impazzire. Io, onestamente, non conosco coppie di fratelli e sorelle che vanno a vivere insieme, una volta usciti dalla casa dei genitori. Di solito si va a vivere ognuno per i fatti propri. Altrimenti si è pericolosamente vicini all’incesto, sulla cui eticità si può anche discutere, ma con l’asessualità c’entra proprio poco.

L’asessualità non è l’ennesima stranezza del mitico ‘gender’. In certi ambienti, le cose più carine che ci vengono dette sono: “ecco anche questi”, “stavamo in pensiero”, “ma perché non scopate?”, “mancano solo quelli che vanno con i cammelli” (notare la ricerca nella scelta dell’animale, non un comune cane o un banale gatto). A questi simpatici commenti vanno aggiunti i soliti che toccano al resto dei non etero-normativi, cioè di essere i distruttori della civiltà, di traviare i bambini, di essere contro-natura, ma la famiglia, l’invasione islamica, i terremoti, eccetera, con tutto quello che sappiamo.

L’asessualità non è lo stereotipo del nerd con gli occhialoni con la montatura nera che si interessa solo di scienza ed è completamente imbranato a parlare di sesso, per quanto nelle foto dei ‘raduni nerd’ la montatura nera pesante degli occhiali sia effettivamente piuttosto presente. Io frequento altri asex ormai da un paio di anni e mi risulterebbe difficile trovarne uno stereotipo o una peculiarità comune.

L’asessualità non è una cosa semplice. È un po’ più complicata della favoletta dei “vegetariani del sesso”. Alcuni asex non vogliono relazioni, altri ne vogliono. Una discreta fetta (soprattutto tra le persone di genere femminile) cerca una relazione con una persona dello stesso genere. Altri hanno relazioni ‘eticamente non monogame’. Alcuni vanno in cerca della storia d’amore della loro vita, altri scappano solo al pensiero. Alcuni non hanno mai fatto sesso, altri hanno avuto rapporti perché si dovevano avere. Altri li hanno avuti, perché la cosa a loro piaceva. Ci sono asessuali che hanno rapporti sessuali regolari con i partner, perché si può non avere attrazione, ma il sesso può anche far piacere, specialmente se si fa con una persona alla quale si tiene o che ci piace, o semplicemente perché a una persona in quel momento va di farlo. Non è vietato. Alcuni si masturbano, altri no. Alcuni sono asociali, altri adorano avere persone attorno. L’asessualità è un mondo ed è in formazione e un po’ è ancora da scoprire.

L’asessualità non è una soluzione. Da quando si parla di asessualità, leggo in giro per la Rete, troppo spesso gli adolescenti, all’ennesima delusione amorosa, scrivono di “come diventare asessuali”. No, non ci siamo, non è un gioco! Quando ero adolescente io, e l’asessualità riguardava soltanto la riproduzione di alcuni microbi, avrei cercato volentieri sulla Rete testi su “come diventare eterosessuale”. Se penso ai mal di stomaco passati perché mi sentivo ‘diverso’ e quindi ‘sbagliato’. Peccato che non esistesse ancora la Rete, e che, negli anni ’80, l’educazione agli orientamenti sessuali di noi adolescenti si limitasse a “se non ti piace la passera, allora sei finocchio”. Essere asessuali vuol dire essere capiti pochissimo, essere una minoranza all’interno della comunità LGBT+, che è a sua volta una minoranza.
Una delle peggiori offese che abbia mai ricevuto fu di essermi dichiarato asex perché “avevo tirato i remi in barca”, rispetto alle relazioni, ovviamente con una donna ed ovviamente a base sessuale, perché certi amici non mettono mai in discussione alcuni punti fermi. Dichiararsi asex, soprattutto se non più giovanissimi, non è una soluzione semplice. Una soluzione semplice sarebbe stata, come fanno molti, sposarsi con il primo bipede che ti presentano, così gli altri stanno zitti. Affrontare il percorso che porta a diventare un ‘quasi frocio’ (o una ‘quasi lesbica’), non è nulla di semplice.

E infine l’asessualità non è ‘aspettare la persona giusta’. Davvero, questa ci ha rotto le scatole. Non ne possiamo più. Chi si dichiara asessuale si sente puntualmente rispondere “ma no, stai solo aspettando la persona giusta”. Questo succede in tutto il mondo, con interlocutori di tutte le età. Quindi, o esiste un gruppo sui social mondiale “gli asessuali stanno solo aspettando la persona giusta”, o siamo pieni di conoscenti coglioni. Mi immagino sempre questi magazzini pieni di ‘persone giuste’ invendute, per la sola ragione che noi, non ascoltando i nostri amici, abbiamo smesso di aspettarle.

 

Pubblicato su Io sono minoranza

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