Essere single in Italia è sempre più un bene di lusso: +57% per la spesa, +145% per l’abitazione.

L’11/11 è il “giorno dei single”. Sembra che la cosa sia nata in Cina, e la data scelta si spiega dal fatto che sono quattro “1” ripetuti. Tanto per non far pesare a chi non è “single per scelta”, il fatto di essere una persona sola.

A parte questo particolare, i dati che ha pubblicato la Coldiretti per la ricorrenza, sono scoraggianti, dal punto di vista di chi decide di non vivere in una relazione “normata”, la famosa “famiglia”. Va considerato che si dichiara romanticamente “single” una quota che si aggira sui due terzi delle persone nello spettro aspec (dipende dalla ricerca), alle quali va aggiunto il numero di color che vivono una relazione non monogama

La rappresentazione che si dà delle persone single, è di solito quella di una persona relativamente giovane, benestante, eterno bambino. Una donna, invece è una gattara o “sessualmente promiscua”. Entrambi in cerca del grande amore che cambierà le proprie convinzioni.

Nell’Italia del 2023, i single sono un nucleo familiare su tre, “con la parte più consistente -spiega la Coldiretti- che è quella rappresentata da celibi e nubili, ben 3,3 milioni tra maschi e femmine, mentre altri 3,1 milioni sono i vedovi e le vedove, cui vanno aggiunti quasi 2 milioni di separati e divorziati. Il numero di single è più alto tra le donne, sono 4,7 milioni contro i 3,7 milioni di uomini. A prescindere dal genere, per tutti si tratta comunque di una vera corsa ad ostacoli nella vita quotidiana dovuta spesso alle difficoltà per far quadrare i bilanci”.

Secondo il rapporto, “la spesa media per alimentari e bevande di un single è di 313 euro al mese, il 57% superiore a quella media di ogni componente di una famiglia tipo di 3 persone che è di 199 euro”. Questo è dovuto al fatto che le porzioni che vengono vendute di solito nei supermercati sono fatte “a misura di famiglia”, quindi esagerate per una persona sola che rischia di trovarsi a buttare parte di ciò che ha acquistato, oppure, dove sono presenti le porzioni per single (e questo avviene quasi soprattutto nelle grandi città), il prezzo è più alto per lo stesso prodotto.

Il prezzo per l’abitazione per persone è più del doppio rispetto a chi vive in una famiglia di tre persone (145%). Il costo più alto si deve dal fatto che le case più piccole hanno un prezzo superiore al metro quadro, ed il costo per il riscaldamento della stessa abitazione è il medesimo, indipendentemente dal numero di persone che ci vivono.

Conclude Coldiretti, “la scelta di non stare in coppia non è peraltro sempre volontaria ma è anche determinata dall’invecchiamento della popolazione con un maggior numero di anziani rimasti in casa da soli che fanno fatica ad arrivare alla fine del mese”.

Quindi, nel mondo reale, le persone single rappresentano una delle categorie più a rischio povertà, ed essere single è sempre di più un bene di lusso. Ma vengono escluse, anzi, in alcuni casi, discriminate, quando si parla di fornitura di servizi pubblici, o di politiche per il sociale, dove le loro necessità vengono totalmente ignorate, e il vivere da soli viene visto come “un capriccio”.

In realtà, per molte persone, vivere da single è una scelta che difendono volentieri e che non cambierebbero mai con una tranquilla, economica e sovvenzionata “famiglia”, vita che tra l’altro conoscono benissimo, visto che nella maggioranza dei casi, in una, ci sono nate e cresciute.

Ma preferirebbero evitare questa specie di “tassa sul celibato” che viene imposta in modo indiretto e silenzioso.

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