La Lega scarica Brini per le frasi omofobe? Come no…

La vicenda del (probabilmente) ormai ex candidato sindaco del centrodestra a Pontedera, Giuseppe Brini, è iniziata sabato scorso, alla conferenza stampa di presentazione della sua candidatura.

In un terrificante pastone nazional-patriottico, che comprendeva l’Orgoglio di essere Italiani e quanto Salvini faccia per il Popolo (le maiuscole a cazzo sono d’ordinanza, anche a voce), Brini pronuncia questa frase: “ho quattro nipoti, ho una famiglia normale, non ho gay…”

Da questa frase è scoppiata la polemica che ha portato, nella serata di martedì 5 marzo, al ritiro del sostegno a Brini da parte della Lega.

Dichiarano il segretario provinciale, Gabriele Gabriellini, e il deputato pisano Edoardo Ziello (entrambi leghisti) che “la persona di Brini non è in discussione perché la sua preparazione tecnica ed amministrativa è nota. Ma dopo le dichiarazioni che abbiamo sentito nel corso della conferenza stampa, non possiamo volgere lo sguardo dall’altra parte. E dal momento che la Lega, a differenza di altri partiti, ha il coraggio e la forza per prendere decisioni importanti e complesse, noi, per una questione di rispetto verso tutti, riteniamo che non ci siano più le condizioni per continuare con questo percorso”.

Non può essere che apprezzabile questo lampo di amore per i diritti degli altri da parte degli esponenti leghisti. Peccato che arrivi il giorno dopo della pubblica gogna ai danni di una ragazza “colpevole” di aver contestato Salvini in una manifestazione, mentre un ministro del Governo leghista e mentre si discute della partecipazione di importanti esponenti del medesimo partito ad al congresso mondiale di una serie di associazioni che vogliono “promuovere la famiglia tradizionale”, e che vedono nelle donne lavoratrici, e ovviamente, nelle persone lgbtqia i “colpevoli” del cosiddetto “inverno demografico”.

Tutti i giorni, su tutti gli organi di stampa, vengono espresse, ripetute e giustificate posizioni ben più gravi di una battuta fuori luogo (e comunque gravissima) fatta da un candidato sindaco di una cittadina di provincia, fatte da esponenti dello stesso partito.

Questi figuri, in un impeto di “difesa della famiglia” potrebbero prenderci ed impacchettarci tutti nel giro di 24 ore.

La “reazione” delle associazioni locali si è limitata a poco più di una serie di dichiarazioni rilasciate da Pinkriot Arcigay Pisa. Dichiarazioni doverose, assolutamente da sottoscrivere, ma che sono ben lontane dall’idea di una rivolta dell’opinione pubblica, locale e nazionale che avrebbe potuto portare ad un finale del genere.

Sia chiaro che, nonostante l’evidente farsa, le frasi di Brini sono inaccettabili e, come ha fatto notare Daniele Serra dell’associazione pisana, possono avere anche gravi conseguenze.

Ma solo io che, in questa storia, avverte un certo, sottile, retrogusto di presa per il culo?

Il movimento Lgbtqia italiano è così debole, diviso e disorganizzato che non sarebbe in grado neanche di rimuovere un amministratore dichiaratamente omofobo in un condominio occupato da sole coppie dello stesso sesso. Figuriamoci il candidato sindaco del partito di maggioranza su scala nazionale. Partito che ha l’omofobia e la discriminazione tra i suoi punti d’orgoglio.

Brini (e qui dico una cosa che potrebbe far saltare qualcuno sulla sedia) è stato probabilmente scaricato dalla Lega per altri motivi.

Saperli, sarebbe già qualcosa. Forse per equilibri interni alla coalizione che vedrebbero più “conveniente” la candidatura di un’altra personalità, forse per altre ragioni. Sicuramente, non per le frasi incriminate.

Io non ci credo “neanche se li vedo” ai leghisti che allontanano un candidato per “rispetto verso tutti”.

Se poi fosse in atto una clamorosa metamorfosi della Lega nel senso dei diritti civili, allora Ziello, Gabriellini e lo stesso Brini saranno i benvenuti proprio per affermare quei diritti ai quali tengono, il prossimo 6 luglio al Toscana Pride di Pisa

Brini, però, in ginocchio sui ceci.

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