C’è un’asessuale oltre l’arcobaleno?

Devo fare una pietosa premessa a questo articolo: non ho mai visto il “Mago di Oz”, né ho letto il libro. Credo di essere uno dei cinque umani a non conoscere la storia di Dorothy.

Quindi chiederei alle eventuali persone in lettura di avere un minimo di pazienza, perché non è semplice parlare di qualcosa che tutti conoscono, meno te. Però è bello: ti fa sentire un ministro.

Detto questo, lo Scottish Queer International Film Festival, nonostante la famosa pellicola sia del 1939, ha deciso di programmare proprio il Mago di Oz, all’interno della sua rassegna cinematografica che inizierà il prossimo 5 dicembre.

Il tutto nasce da una rilettura, fatta nel 2007 sul sito americano di Aven, della storia in chiave asessuale, fatta da un utente che portava il nome di “Spoofmaster”, che segue la rilettura di Alexander Doty secondo la quale Dorothy fosse lesbica, stretta tra i personaggi di Glinda (la strega buona del nord) che raffigurerebbe una lesbica femme, mentre la strega cattiva dell’ovest raffigurerebbe una lesbica butch.

Secondo la lettura asessuale, invece, Dorothy sarebbe una bambina e il tornado che la porta via rappresenterebbe la pressione sociale per farle sviluppare una sessualità adulta “regolare”.

“Dorothy sceglie compagni di viaggio non umani e che non hanno un’immagine macho -ha detto Helen Wright, che cura la programmazione del festival- come lo spaventapasseri, l’omino di latta e il cane Toto. Questo è perché lei non ha nessun interesse nella sua sessualità. Anche le scarpette rosse potrebbero essere un indizio: le scarpe sono viste come simbolo della sessualità femminile e Dorothy si rifiuta di indossarle”.

“E visto che gli asessuali vengono visti come bambini dalla nostra società, anche il personaggio di Glinda può essere visto come asex, visto che sembra più una bambina di cinque anni che vuole diventare adulta, piuttosto che un’adulta vera e propria. E Dorothy si rivolge a lei per esplorare la sua asessualità”.

Un’ultima cosa: il film è, come ho scritto, del 1939. Da allora è stato associato a una quantità tale di leggende metropolitane da fare impallidire qualsiasi schiachimista, complottista o altro idiota del genere. Ma se veramente gli autori del film (per non parlare di Lyman Frank Baum, autore del libro che è datato 1900) avessero voluto dare una simbologia asessuale alla loro storia qualcosa come dieci anni prima che Kinsey iniziasse soltanto a parlare di asessualità, vorrebbe dire che le varie leggende che ci sono state dette (da Paul is dead in poi) andrebbero riviste con un po’ meno di scetticismo.

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