Di nuovo l’acephobia nelle comunità queer?

Dopo anni, ormai, di attivismo in salsa asex, so che almeno due volte ogni anno, precisamente in occasione della Asexual Awareness Week a ottobre/novembre e in occasione della “stagione dei pride”, quando ci si avvicina all’estate, verso maggio/giugno, qualcuno, da qualche parte della Grande Rete lancerà, pensando di essere stat* particolarmente originale quel giorno, un dibattito sul tema: gli asessuali non devono fare parte della comunità Lgbtqi(a).

Di solito, queste argomentazioni provengono da vari fronti: esclusionisti per lo più gay che non vogliono “il viola nell’arcobaleno”, oppure persone dall’interno della comunità asessuale stessa, così impauriti che qualcuno possa confonderli con “quelli là”, da rivendicare una propria identità sottovoce, ed in forma assolutamente anonima dietro pseudonimo (la cosa ha senso, ovviamente, dove queste precauzioni non hanno una ragione legata alla sicurezza della persona).

Lasciamo questi ultimi nella pena che meritano e concentriamoci, invece sull’esclusione, o, ormai, su quello che rimane di queste posizioni, dalla comunità Lgbtqi(a).

Scrive una studentessa britannica, Bethany Duck, su un blog della sua università “le persone asessuali ed aromantiche devono affrontare le parti peggiori dell’omofobia, come lo stupro correttivo, o il bullismo, fino all’ostracismo da parte della società. Il mondo nel quale viviamo è incredibilmente sessualizzato, ed i media ripetono costantemente alle persone che dovrebbero desiderare di fare sesso senza neanche porre loro di fronte un’altra opzione che non sia lo stigma di chi non avrà mai una relazione perché non attraente. Non ci sono altre opzioni: o fai sesso, o preparati a non avere mai una relazione. Le persone asessuali si sentono costantemente ripetere che non hanno ancora incontrato la persona giusta, che hanno avuto una brutta esperienza oppure si sentono dire frasi come ma cosa sei, una pianta? Un po’ la stessa cosa che fanno quelle persone omosessuali, che cercano di imporre il proprio punto di vista e le proprie opinioni nei confronti delle persone asessuali che vogliono soltanto esistere”.

La discriminazione verso le persone asessuali, che provenga da dentro o fuori qualsiasi comunità, ha comunque un nome: si chiama acephobia.

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