Quanto “viola” c’è nell’arcobaleno lgbt?

Asessuali e comunità Lgbt. Se fosse una storia romantica, potremmo farne dodici serie da venti puntate l’una, tanto la cosa è complicata.

Diciamo che il dibattito sull’appartenenza o meno, e a che titolo, della comunità asessuale (o, meglio, di una parte consistente della comunità asessuali) al variopinto mondo arcobaleno, è vecchio… quanto le comunità asessuali stesse e si ripresenta in maniera ciclica, più o meno con l’avvicinarsi della stagione dei Pride.

Coloro che, dall’interno della comunità Lgbt+ rifiutano un’appartenenza a pieno titolo degli asessuali, e, se pur in netta minoranza, esistono ancora, usano svariate ragioni.

Una è che le persone asessuali sono fondamentalmente eterosessuali, e che, in quanto tali, stanno invadendo lo spazio delle minoranze.

Tralasciando il fatto che non tutte le persone asessuali sono anche eteroromantiche (ma, ci viene obiettato in questo momento, allora sono riconosciuti dalle altre lettere), questo, escludendo gay e lesbiche storici, può essere detto di qualsiasi altra lettera della sigla aggiornata che è Lgbtqiaap.

Le persone intersessuali possono essere eterosessuali? Certo. Le persone trans? Naturalmente. Le persone bi/pan sessuali hanno attrazione sessuale anche verso un genere opposto al loro? È piuttosto evidente.

Si cerca poi di affermare il fatto che le persone asessuali non subiscono nessuna discriminazione in quanto tali.

A parte il fatto che la più grossa discriminazione che le persone asex devono sopportare è proprio il dover sentirsi ripetere che non sono discriminate, si dovrebbe dire che le persone asessuali non hanno subito, negli anni, le stesse discriminazioni che hanno subito le persone omosessuali.

Fino al 2013 l’asessualità era ancora catalogata come un disturbo mentale. E, comunque, non è esattamente una gara a chi ha sofferto di più.

Un’altra tendenza è quella di cercare di escludere tutti gli asessuali eteroromantici. La ragione? Non avrebbero bisogno di fare alcun coming out, se non uno, piuttosto ingombrante, verso la persona con la quale stanno avendo una relazione. Perché, parlando di coming out, le persone asessuali (cosa in comune con quelle b/pan sessuali) devono farne uno verso il/la partner. E non sempre la cosa finisce con atti di comprensione.

Se si aggiunge il fatto che un dibattito simile avviene, ormai da anni, ma sempre, anche qui, con minore frequenza, all’interno dei gruppi di discussione asessuali, è chiaro come questa discussione sia, anche involontariamente, di enorme importanza per la vita della comunità stessa.

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