Gli asessuali, “malati” quasi per forza
C’è chi afferma che le persone asessuali non abbiano mai subito una oppressione strutturale, vale a dire essere discriminati per ciò che si è.
A parte il fatto che, come diciamo sempre, la più grande discriminazione che le persone asessuali devono subire è quella di sentirsi ripetere che le persone asessuali non sono discriminate, e venire discriminate per questo, pochi ricordano quella che è stata la patologizzazione dell’asessualità che è stata fatta, con il sostegno dei manuali medici, fino al 2013.
Quell’anno è, infatti, uscito il DSM V (la bibbia di psicologi, psichiatri e affini). Fino ad allora, nella edizione precedente del DSM, (il DSM IV, stampato nel 2000, non troppo tempo prima), era scritto che “un interesse assente o ridotto all’attività sessuale, o pensieri sessuali ridotti o assenti”, potevano essere diagnosticati come malattia.
Nel DSM V, la cosa cambia drasticamente, perché si escludono le persone che si identifichino come asessuali. Ma, comunque, rimane uno spiraglio per la patologizzazione, perché il manuale lascia la possibilità di diagnosticare un disordine se il fatto di essere asessuali rechi angoscia alla persona, o se questa non è in grado di dimostrare che il proprio orientamento sia in essere da tutta la vita.
Il che, se ci pensiamo, è impossibile. In una società eteronormativa, soprattutto le persone che sono cresciute non conoscendo cosa fosse l’asessualità, possono sentirsi invalidare il proprio orientamento a causa di una relazione avuta anni prima.
Secondo Anthony Bogaert, psicologo canadese autore di diversi studi sull’asessualità, la tendenza eteronormativa dietro a diagnosi di questo tipo, è stata usata per giustificare la patologizzazione dell’asessualità.
Sono stati trovati, ad esempio, dei collegamenti tra uno sviluppo prenatale anormale e l’asessualità per annullare la validità dell’orientamento dichiarato da una persona. Non solo, dichiara Bogaert, i dati che confermino questo collegamento sono trascurabili, ma allora prendiamo anche in considerazione quei dati che vogliono che chi ha avuto uno sviluppo non conforme abbia un ottimo talento musicale.
“Questo -conclude- dovrebbe farci pensare quando consideriamo ciò che è un disordine e ciò che non lo è. Soprattutto considerando i forti pregiudizi che ci sono verso le persone asessuali”.