Asessuali catalani per il “riconoscimento della normalità”

La comunità asessuale catalana si sta muovendo per uscire dall’anonimato.

“Costa tanta fatica po’ essere presi sul serio -dice Pablo Ortiz, della Associació catalana d’asexuals a reusdigital.cat– ma siamo convinti che nel futuro ci saranno sempre più asessuali che usciranno come tali e che vedranno riconosciuta la propria asessualità”.

L’obiettivo del gruppo, è, infatti, quello di “guadagnare il riconoscimento” di fronte all’opinione pubblica. “Vogliamo rendere normali le nostre esistenze, ma non è così facile come può sembrare all’inizio. Sfortunatamente c’è ancora rifiuto nei nostri confronti, o si tende a minimizzare la nostra esperienza. Ci sono quelli per i quali siamo una barzelletta o quelli che parlano di una possibile patologia. Con molte persone, non avere nessuna attrazione sessuale continua a generare continui malintesi”.

“Mettiamo che sei con i tuoi amici, e passa una ragazza. Se non fai immediatamente un apprezzamento, perché non te la senti, o non sai che dire, già vieni guardato con sospetto” (in realtà, non fare apprezzamenti al semplice passaggio di un essere umano di genere femminile, è un semplice segnale di buona educazione nda).

“Vogliamo raggiungere -conclude Ortiz- coloro che possono vivere in aree geografiche dove non si trovano informazioni sull’asessualità. La società ci ha fatto credere di essere sbagliati, che ci è successo qualcosa di brutto, che se non ti piacciono determinate cose, non sei normale. E non è così che stanno le cose. Inoltre, l’ipersessualizzazione sociale che ci circonda, aumenta ancora la pressione su di noi”.

Nota dell’autore: le organizzazioni che nascono per favorire la visibilità sul nostro orientamento sessuale, sono, per forza di cose, benvenute. Ma c’è una cosa da chiarire: non so quanto sia positivo cercare di essere considerati come “normali”. Io non voglio essere “normale” un bell’accidente. Io sono diverso da chi mi dice che sono “malato”, e per fortuna che sono diverso da questa gente. E voglio portare avanti la mia diversità con orgoglio, non voglio andare da queste persone ad elemosinare una patente di “normalità” da parte loro.

I nostri gruppi devono servire a supportare quelle persone asessuali che, in tutti i contesti di vita quotidiana, dicano: “sono asessuale e mi piace così, se te ne fai una ragione, meglio per te”.

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