Il “maschio” fa ridere o fa paura?

Su quello che dice il senatore di Forza Italia Antonio Razzi, non ci dovrebbe essere mai da discutere.

La sua elezione al Parlamento italiano è frutto di un doppio equivoco: eletto nel 2008 nella circoscrizione Estero in quota IdV, è tra quei deputati che nel 2010 “salvano” il quarto Governo Berlusconi, saltando dall’altra parte della barricata. Nel 2013, l’ex Cavaliere lo “ringrazia” con un seggio sicuro al Senato, approfittando della sciagurata legge elettorale all’epoca in vigore (e voluta dallo stesso Berlusconi nel 2006) che non prevedeva le preferenze ai candidati.

Razzi è quello del “te lo dico da amico, fatti i cazzi tuoi”, dei viaggi in Corea del Nord, quello reso famoso dalle imitazioni di Crozza che non sono mai ridicole come l’originale. Razzi è la quintessenza del politico messo lì per prendersela con i “politici” (per poi, magari, votare persone come Razzi, totalmente incompetenti, delle quali sono piene le fila dei partiti populisti), è l’ospite fisso di freak-show come “La Zanzara” o “le Iene”.

Di fatto, lo stiamo stipendiando perché ha tenuto Berlusconi al governo del Paese un anno di più tra il 2010 ed il 2011, votando, nel Parlamento di un Paese che si definiva serio, che Ruby Rubacuori fosse effettivamente la nipote dell’allora presidente egiziano Mubarak, e non il passatempo preferito dell’allora premier.

 

Spararla per spararla, oggi Razzi ha chiesto di riaprire le case chiuse.

E’ un classico di questo tipo di personaggi.

Perché dovremmo “riaprire le case chiuse” (e non “legalizzare la prostituzione”, caso mai)?

“Con le case chiuse in Italia -ci spiega il senatore- calerebbe la violenza sulle donne, diminuirebbe sicuramente, non dico al cento per cento ma quasi. Avendo le case chiuse ci sarebbe un maggiore introito per lo Stato, e poi nelle case chiuse l’uomo si sfoga e poi quando torna a casa si distende bello tranquillo e non discute con la moglie, l’amante o l’amica. Vi dissociate? Quello che dico è matematico! Le case chiuse aiuterebbero a diminuire la violenza sulle donne! E darebbero anche sicurezza alle donne oltre che agli uomini che non prenderebbero malattie”.

Perché l’uomo, inteso come “maschio”, in realtà, è una bestia, un toro da monta, un cavallo sempre in calore. A lui non si può insegnare a rispettare la persona con la quale si è formata una famiglia.

L’uomo deve scopare, altrimenti diventa cattivo. Il maschio, quello vero, esce dal lavoro, si annusa le ascelle (il maschio vero, puzza), rutta il panino salsiccia fritta, peperoni, piombo e cipolla che ha appena mangiato, e se, nel frattempo, non ha consumato un rapporto a pagamento, ha il diritto di pestare la moglie che lo aspetta a casa. Così impara, quella, a fare domande. Chi si crede di essere?

Il sesso si scopre così, per il maschio e la prima notte di nozze per le femmine.

Vogliamo tornare a quel tipo di educazione sessuale degli anni 30? Al giovane “iniziato” ai piaceri del sesso (etero, esistono alternative) nel casino che attaccava, come dono di nozze, qualche malattia alla donna che aveva sposato (e che doveva essere vergine, lei).

Educazione sessuale nelle scuole? Educare alla differenza? Provvedimenti contro la discriminazione delle donne? Questo è il “gender” ed è una cosa cattiva.

A proposito: Razzi, giusto per parlare, non ha menzionato un servizio del genere anche “per signora”. Neanche da pensare ai gay. Le lesbiche, poi, non esistono.

 

Razzi, certo, è quello che è, ma i discorsi che fa, hanno radici profonde.

Il sito di Radio 105, poi, che riporta la notizia, sostiene che Razzi lanci una stoccata ai perbenisti e i benpensanti: “Tutti quanti ci vanno, è inutile che si nascondono, chi dice che non va a prostitute sta dicendo una bugia”.

Adesso dico una “bugia”: non ci sono mai stato. E neanche mi passa per la testa di pagare per fare sesso con una donna, per quanto io non faccia testo, in questo campo.

Il fatto è che come maschio conto poco: sono asex, vegano e mi lavo. E, nei casi di violenza sulle donne, non mi invento nessun “se” e “ma” per difendere la categoria.

E, per questo, sono un “perbenista e un benpensante”. Perché mi fa schifo la sola idea di dare soldi ad una donna (spesso una schiava) per avere in cambio quello che io dovrei considerare un bisogno fisiologico, e che per lei è… chi se ne fotte di lei, è una prostituta, dopo tutto.

Se questo è essere un benpensante, vuol dire che dobbiamo riscrivere il vocabolario. Io lo chiamo “rispetto per il prossimo”.

Quando, invece, manifesto per i diritti delle persone LGBT+, sono un criminale che vuole distruggere la sacra famiglia. Sono un criminale benpensante.

Ma i bambini non dovevano avere mamma e papà?

Ma non si dovevano salvare i valori tradizionali?

O mamma, papà ed un paio di escort sono la famiglia ideale del Family Day?

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