In Messico l’asessualità non è più una malattia

Importante decisione di un tribunale federale messicano

La notizia è di novembre e viene dal Messico. Un giudice federale ha ordinato al Sistema Sanitario Nazionale di smettere di considerare l’asessualità come una malattia psichiatrica, emettendo la prima sentenza di questo genere in America Latina. Considerando che anche in Italia la questione  dell’atteggiamento di medici e psicologi nei confronti dell’orientamento asessuale è ancora tutt’altro che risolta, questa è una notizia che fa ben sperare.

In base a questa sentenza, le autorità sanitarie del Messico devono adattare i propri protocolli e standard per smettere di considerare l’asessualità come una malattia. “Nel caso delle persone asessuali, l’assenza di attrazione sessuale verso altre persone non è un sintomo di una malattia o un cambiamento  patologico indotto nel loro comportamento, ma piuttosto un orientamento sessuale come qualsiasi altro”, ha affermato in una nota l’organizzazione  Chosen Reproduction Information Group  (GIRE), che aveva sostenuto il ricorso iniseme ad altre associazioni.

Il caso era nato nel 2020, quando cinque persone asessuali dello Yucatán hanno presentato una richiesta di protezione contro diverse autorità del Sistema Sanitario Nazionale causa dei protocolli medici ufficiali, che classificavano il loro orientamento come una malattia psichiatrica.

I ricorrenti rilevavano come le persone asessuali venivano indirizzate dal personale delle istituzioni sanitarie pubbliche a cure psichiatriche per “curare” la loro mancanza di attrazione sessuale.

Ciò  implicava, e questo è il punto importante del caso e della sentenza,  una “ terapia di conversione” da parte del sistema pubblico.

La risoluzione del Tribunale del Terzo Distretto dello Yucatán ha quindi accolto la richiesta e ha ordinato  di adattare i regolamenti interni delle istituzioni sanitarie pubbliche per differenziare l’orientamento asessuale dalla mancanza di desiderio sessuale per origini fisiologiche, nonché di realizzare programmi di formazione per il personale sanitario. Rimane da vedere come troverà applicazione concreta questa decisione, ma è già una importante vittoria che ciò sia stato messo nero su bianco.

“La maggior parte del personale medico non ha conoscenze sull’asessualità, quindi quando fanno domande ai pazienti asessuali sulla loro vita sessuale attiva, considerano il loro orientamento come un sintomo, influenzando in modo significativo la valutazione medica”, dicono le associazioni che hanno fatto ricorso.

Secondo GIRE, solo nel 2019 almeno 317 persone asessuali sono state indirizzate a cure psichiatriche nel Sistema sanitario nazionale per “curare” la loro mancanza di attrazione sessuale, secondo i dati delle stesse autorità.

In Messico, circa 100.000 persone si identificano come asessuali, secondo l’ Indagine Nazionale sulla Diversità Sessuale e di Genere (ENDISEG) dell’Istituto Nazionale di Statistica e Geografia (Inegi).

L’Inegi definisce l’asessualità come l’orientamento di quelle persone che non provano attrazione sessuale verso altre persone. Tuttavia, quanto sopra non implica necessariamente che non si abbia libido, non si faccia sesso o non si provi eccitazione. Definizione corretta, aggiungiamo noi, e che non sempre viene utilizzata in Italia con altrettan ta chiarezza dalle istituzioni deputate alla tutela dei diritti.

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