Perché chi è Ace è Queer senza bisogno di altre giustificazioni

In occasione della  Settimana dell’Asessualità la scrittrice, ricercatrice e attivista Ela Przybylo, autrice di una pietra miliare della  letteratura ace, “Asexual Erotics: Intimate Readings of Compulsory Sexuality” (purtroppo non ancora tradotto in italiano), ha pubblicato un articolo molto utile e interessante in cui smonta gli argomenti anti asessualità utilizzati in ambienti lgbt, e spiega in maniera chiara perché essere ace significa essere queer, senza bisogno di altre giustificazioni.

“La retorica anti-asessuale”, dice Przybylo, “sostiene qualcosa del genere: le persone  asessuali possono essere queer, ma solo se sono anche lesbiche, bisessuali, gay, transgender. Altrimenti, come faranno mai a sapere cosa significa essere discriminate (spoiler: le persone asessuali sono discriminate costantemente)? Oppure un altro argomento comune è che mentre alcune persone asessuali potrebbero essere queer, l’asessualità è  fondamentalmente un orientamento eterosessuale. Queste e altre prospettive fanno parte di una lettura errata e di una mancata comprensione dell’asessualità che, francamente, offende chi è asessuale ed è triste anche per chi la esprime  perché dimostra che non si è completamente capita l’enorme carica queer dell’orientamento ace e di quello aromantico”.

Le ragioni della queerness dell’asessualità sono molteplici. In primo luogo, il nostro orientamento non è a sé stante, ma spesso si sovrappone ad altri orientamenti sessuali (ace che si considerano anche gay, lesbiche, bi, pansexual) o di genere. Un recente sondaggio sottolineato dall’articolo rileva anzi che una percentuale molto alta di persone ace dichiara di non riconoscersi nel binarismo di genere (il 22,5% dei partecipanti è non binario, il 12,3% agender, il 15% non sa, e il 15,2% transgender), numeri più alti rispetto a persone di altri orientamenti sessuali.  “Nuove ricerche suggeriscono che le persone asessuali tendono verso il “distacco dal genere”, un termine per individui che ritengono che l’espressione e/o l’identità di genere siano senza importanza, prive di senso e/o oppressive”. Questo, dice l’autrice, è segno che l’orientamento ace mette in una posizione privilegiata per esplorare, mettere in discussione e problematizzare le nozioni cisgender di genere perché attacca le stesse fondamenta della sessualizzazione dell’individuo.

Un altro motivo per cui l’asessualità è queer, è il ruolo avuto dal pensiero e dall’attivismo ace nel ridiscutere il concetto di attrazione, sviluppando degli strumenti che sono utili anche a chi non è asessuale. Una volta la parola attrazione era sinonimo di attrazione sessuale, e unico discrimine per caratterizzare gli orientamenti; l’attivismo ace ha dimostrato che non è così, che esistono molti altri  tipi di attrazione (come romantica, platonica, estetica, sensuale, queer platonica, alterous) e che i modi di essere di una persona sono molto più complessi e stratificati. “Perché dovrebbe essere l’attrazione sessuale il criterio di queerness quando non è affatto così?”

Ma la critica dell’attivismo asessuale è ancora più profonda. 

“Mettendo in discussione la centralità dell’attrazione sessuale, le persone asessuali mettono in discussione l’obbligatorietà della sessualità. La sessualità obbligatoria può essere compresa come i modi complessi in cui il sesso è centralizzato nelle nozioni di famiglia, queer, cultura eterosessuale, cinema e media, e nella comprensione di sé”. Diversi studi hanno dimostrato che le persone asessuali sono comunemente percepite come più antipatiche e considerate “meno umane” rispetto ad altre identità sessuali, una scoperta che, come sottolinea Sherronda J. Brown, un’altra ricercatrice ace,  è esacerbata per le persone asessuali razzializzate che, a causa del razzismo, della supremazia bianca e del colonialismo, sono spesso considerate “meno che umane”. Essere asessuale in un mondo che privilegia la partnership sessuale normativa, quindi, significa essere atipici, altri, queer.

Infine la comunità ace, e soprattutto quella aromantica, elabora  anche una critica  alla cultura alloromantica e a quella che è stata chiamata “amatonormatività”. L’amatonormatività, termine coniato dalla filosofa femminista Elizabeth Brake, è la “concentrazione sproporzionata sulle relazioni amorose e di amore come elementi speciali di valore e l’assunzione che l’amore romantico sia un obiettivo universale [e che] una relazione amorosa centrale ed esclusiva sia normale per gli esseri umani”. L’amatonormativià può essere usata anche in maniera coloniale, per imporre un modello occidentale di famiglia nucleare alle persone indigene, agli immigrati e alle persone di colore in generale. La forma di coppia romantica è sancita dalla legge, dalle tasse e dai benefici in materia di salute e immigrazione, in modo che le persone ace e aro che spesso hanno legami e modelli di parentela più complessi diventino invisibili e incomprensibili sotto le lenti  amatonormative. Questo disconoscimento delle forme di relazione e di affettività delle persone ace e aro, che per il senso comune non esistono, le rende di fatto queer, laddove queer indica tutto ciò che non può essere racchiuso all’interno di modelli consolidati.

Quindi noi ace, noi aro, siamo queer in quanto ace e aro, e non abbiamo bisogno di giustificazioni né del riconoscimento altrui. 

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