La guerra ai diritti comincia a scuola, tra informazione, media e sport

Cercando notizie sul mondo lgbtqia, in questo mese di pride, mi rendo conto che le cose non si stanno mettendo nel verso giusto.

Ci sono, al momento, tre principali “linee” di attacco da parte dei gruppi omofobi e transfobici ai diritti delle persone.

1) Il primo è quello che riguarda la “protezione dei minori” e tutto quello che può cadere sotto questa definizione. Di solito si cerca, in questo modo di tenere l’informazione sulle narrative che non siano cis-etero ed amatonormative lontane dai luoghi di informazione e confronto nelle scuole. Esempi di questo tipo ci sono in tutti gli USA (soprattutto negli stati meridionali) in vari paesi dell’America Latina, oltre che nell’Europa centro-orientale. Per ottenere questo, i gruppi nazionalisti e religiosi si infiltrano (con successo) nei consigli scolastici, al fine di bloccare e denunciare ogni iniziativa. Laddove non dovesse bastare la loro azione, politica e media di parte corrono in aiuto.

2) Sempre per la “tutela dei minori”, si promulgano leggi che vanno a ricalcare l’infausta legge russa del 2013. Si proibisce la “propaganda ai minori”, soprattutto sui media, in modo da eliminare la possibilità di identificarsi in un personaggio Lgbtqia+, e togliere qualsiasi pretesa di diritto di cittadinanza ad una persona che non sia, appunto, etero, cisgender, amatonormativa. Esempi del genere riguardano paesi europei come l’Ungheria, la Russia, appunto, e più recentemente, proposte del genere stanno facendosi strada in Romania. Da notare la facilità con la quale una legge nata per “proteggere i bambini” è in procinto di essere allargata a tutta la popolazione in Russia dove, se la proposta fatta dal consiglio comunale di Sevastopoli (città che nominalmente si troverebbe in Ucraina) dovesse essere accettata dalla Duma, verrebbe proibita la “propaganda delle relazioni non tradizionali” verso tutta la popolazione.

3) Un terzo terreno di “conquista” riguarda i diritti delle persone trans. La “scusa” è quella, stranota, dei risultati sportivi ottenuti dalle ragazze transgender nelle gare scolastiche, ritenuti “scorretti” in quanto “uomini”. Esempi del genere ci sono in diversi stati degli USA, come la Florida, l’Ohio (dove le ragazze delle scuole rischiano di doversi sottoporre ad una “ispezione genitale” prima di fare sport) ed altri stati. Va da sé che, una volta sancita una “ragione” per discriminare, lo stesso metodo possa essere applicato anche in altri casi, come mostra chiaramente l’esempio russo.

Ci sono buone nuove: in Thailandia il matrimonio egualitario è sulla buona strada, ed anche in Repubblica Ceca ci si sta muovendo in questa direzione, anche se il presidente Zeman ha annunciato il suo veto.

Ma se pensiamo che anche in paesi come la Polonia, dove la Tv di stato (TVP) fa della propaganda omofobica il suo piatto forte, cresce il parere favorevole alle coppie formate da persone dello stesso sesso, significa che i diritti si stanno facendo strada, ma che la resistenza incontrata è più grande di quello che potevamo aspettarci.

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