Paura di morire solə

“Ma non hai paura di morire solə?”. Questa domanda viene spesso rivolta a persone asessuali e/o aromantiche dichiarate. E se anche non ci si dichiara, spesso accade di pensarci comunque. E lì parte l’ansia…

Però chiediamoci: perché le persone ci fanno questa domanda? 

Prima di tutto, è quasi sicuro che chi ce lo chiede abbia paura della stessa cosa per sé. In secondo luogo, se a fare la domanda è qualcuno che tiene a noi, probabilmente sta esternando la paura che ci succeda qualcosa che non ci augura, in quanto vista come spiacevole. In questo caso potremmo quindi vederla come una domanda fatta con buone intenzioni. Questo non cambia però il risultato: esprimendo ad alta voce questo pensiero, ci stanno costringendo a riflettere su qualcosa che probabilmente ci spaventa. Insomma, a guardar bene è una specie di aggressione, anche se involontaria.

Non solo due finali

Ma perchè abbiamo così tanta paura per il futuro, quando scopriamo di non essere etero? Il motivo principale è la quasi totale assenza nei media di rappresentazione di persone single (non per forza aroace) che hanno una vita felice e stanno bene da sole. Queste persone esistono, ma spesso nemmeno gli autori di opere di fantasia riescono a immaginarsele e a inserirle nelle proprie opere. 

Anche a causa dell’influenza dei media, spesso le persone vengono divise in due categorie. Da un lato, persone allosessuali e alloromantiche, che quindi sicuramente prima o poi avranno partner e figlз e moriranno felici circondate dall’affetto dei propri cari, dall’altro, persone asessuali e/o aromantiche, che rimarranno sicuramente single e senza figlз, e di conseguenza moriranno tristi e sole. 

Già da questa descrizione possiamo renderci conto che la realtà è molto più complessa e sfumata di così. 

Ci sono persone asessuali che vogliono formare famiglie e ci riescono, ci sono persone etero che decidono di non avere figlз o che addirittura i figlз lз disconoscono. 

Facendo un passo più in là in questo ragionamento, spesso non ci soffermiamo mai a pensare: ma a stare “solз” (inteso senza partner e figlз) si sta davvero sempre male? Ed è davvero qualcosa che tocca solo la comunità asessuale e aromantica?

Due esempi per capire

Per evitare le semplificazioni, ci possono venire in aiuto situazioni dal mondo reale. 

Ogni anno in Italia circa 50 donne vengono uccise dal proprio partner. Non sono “morte sole”, ma a che prezzo… Il detto “meglio soli che male accompagnati” sembra essere stato creato proprio per descrivere casi come questi. Andando a cercare situazioni meno violente, in Italia circa il 17% delle coppie tra i 35 e i 54 anni è senza figlз, per scelta o per problemi di infertilità. Se unə dei due partner morisse, l’altrə tecnicamente rimarrebbe “solə e senza figlз”, nonostante non sia asessuale. 

Spostandoci dall’altra parte dell’oceano, troviamo David Jay, attivista asessuale e fondatore di AVEN (Asexual Visibility and Education Network), che è asessuale e aromantico, ma che adesso è anche padre di una bambina: figlia biologica di una coppia di amicз, hanno deciso di creare una famiglia con tre genitori. In California infatti esiste la possibilità legale di creare questo tipo di unità familiare per mezzo di adozione. David Jay voleva una famiglia e ha fatto quello che poteva per averla, a modo suo. Secondo la logica binaria descritta sopra, David Jay non morirà “solo e senza figlз”, eppure è asessuale. 

Vecchiaia

Le nostre paure sono rivolte soprattutto alla vecchiaia, quindi ha senso andare a investigare meglio anche questo ambito. Ogni anno, all’arrivo dell’estate, si inizia parlare del problema delle persone anziane rimaste sole. In molti centri abitati vengono offerti servizi dedicati a questa categoria di utenti, per ridurre il senso di solitudine e aiutare in caso serva aiuto per fare la spesa o recarsi a una visita medica. 

In Italia circa il 40% delle persone che hanno 75 anni o più non ha né parenti né amicз a cui chiedere aiuto in caso di bisogno. É molto probabile che la maggior parte di queste persone non siano asessuali. 

Purtroppo non abbiamo molti esempi storici di come possa essere la vecchiaia per persone asessuali e/o aromantiche, ma possiamo imparare qualcosa della comunità queer estesa. 

All’estero, per esempio, esistono strutture di co-housing LGBT che mettono a disposizione i loro appartamenti a persone queer sopra i 55 anni, single o in coppia, integrati da servizi alla vecchiaia e spazi comuni per permettere la socialità. Spesso questi spazi sono anche intergenerazionali, favoriscono cioè la formazione di comunità composte sia da persone anziane che da più giovani. In Italia il progetto Silver Rainbow sta cercando di attuare qualcosa di simile. 

L’erba del vicino sembra sempre più verde. La parola chiave è proprio “sembra”. Tutti gli esempi fatti finora dimostrano che l’invecchiamento è un’esperienza difficile per molti, anche per gli etero. Il motivo per cui tendiamo a dimenticarcelo è perchè siamo sempre stati abituati a pensare solo alle famigliole felici stile pubblicità Mulino Bianco.

Reti di supporto

Il discorso semplicistico che vuole tutte le persone asessuali destinate a una vita triste e sola ci porta a dimenticare che esistono altre reti di supporto diverse da quelle fornite da partner e prole. 

Rimanendo in famiglia, ci sono legami tra fratelli, cugini o nipoti, per esempio. Poi ci sono le amicizie. Per fare un esempio, un gruppo di amicз composto da persone che sono rimaste single o non hanno avuto figlз può decidere di sostenersi a vicenda durante la vecchiaia. Se parliamo prettamente di solitudine, poi, molti preferiscono la compagnia di animali domestici come cani e gatti a quella di altre persone. 

Insomma, si può avere una vita triste anche da etero, e una vita appagante anche da asessuali, l’importante è coltivare intenzionalmente le relazioni che abbiamo a portata di mano. Se lo si vuole! 

Sembrerà strano, ma esistono persone che non desiderano avere né amici, né animali domestici, né relazioni strette con partner o parenti, e stanno bene così. Guardiamo dentro di noi per capire cosa desideriamo davvero per noi stessз.

Futuro

Il futuro è incerto e fa paura, ma significa anche che non è ancora stato scritto. Se si sa cosa si vuole, si può iniziare a costruire un domani nella forma che più ci si adatta. Per questo è importante partecipare alla vita di comunità asessuale e/o aromantica: così facendo si mettono in contatto persone che potrebbero avere un’idea di futuro simile e diversa dalla norma. Si può elaborare insieme il modo in cui vorremmo che la società cambi per adattarsi ai nostri bisogni. 

Se si vogliono figlз ma non unə partner, bisogna far sentire la propria voce, lottare per legalizzare le adozioni alle persone single. Se i figlз non interessano, può avere comunque senso lottare per un miglior sistema di assistenza alle persone anziane e la creazione di nuove strutture di co-housing. Per cambiare la percezione che la società ha delle persone single, si può chiedere a gran voce più rappresentazione di persone single e felici nei media. 

Basato su una storia vera

Rita Levi Montalcini, ricercatrice e premio nobel, è morta a 103 anni senza aver mai avuto una relazione o dei figlз. Era circondata dall’affetto dei familiari e di tutte le persone che ha influenzato positivamente in vita grazie al suo lavoro. 

Franco Battiato, cantautore scomparso nel 2021, non si è mai sposato né ha avuto figlз. Dalle interviste rilasciate fino a poco prima della morte non sembrava ritenersi triste e solo, anzi, aveva una vita piena grazie al suo lavoro e all’affetto della famiglia e dei fan. 

Raffaella Carrá, cantante e attrice anch’essa scomparsa nel 2021, non si vergognava a dire di essere single e di essere molto amica dei suoi due ex compagni storici. Non aveva figlз, ma ha aiutato a crescere i suoi nipoti e si esprimeva apertamente a favore della legalizzazione dell’adozione alle persone single, a cui le sarebbe piaciuto accedere in vita. 

Whoopi Goldberg, attrice e premio Oscar, si è sposata tre volte e ha avuto una figlia, ma ha infine capito che la vita di coppia non fa per lei: ora è felicemente single e lo dice a gran voce. Ha perfino scritto un libro intitolato “Se qualcuno ti dice “tu mi completi”, scappa!”, in cui spiega “perché il matrimonio non fa per tutti, come stare da solз possa essere soddisfacente e come la cosa più importante sia capire chi sei e cosa ti rende felice”. 

Ci sono tante altre storie come queste, basta fare attenzione ai particolari che spesso vengono omessi in quanto ritenuti poco interessanti, ma che risultano alle volte più avvincenti dei fatti che ci vengono raccontati. 

Invece di farci venire l’ansia per ciò che verrà dopo, forse è più importante iniziare a fare in modo di vivere bene il presente. 

Il futuro felice verrà da sé.

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