A votare divisi per genere. Come creare una discriminazione dal nulla

Si sono svolte le elezioni politiche, in Italia, ed, indipendentemente dal risultato (comunque pessimo ndr), ci sono delle considerazioni da fare a riguardo.

Queste riflessioni sono soprattutto legate al Decreto Legislativo Luogotenenziale del 1 febbraio 1945, n.23, quello che estese alle donne il diritto al voto, ordinando “la compilazione delle liste elettorali femminili in tutti i Comuni”.

In questo decreto venne specificato che tali liste fossero “tenute distinte da quelle maschili”.

Qualsiasi possa essere stato il motivo di questa insensata divisione (e dell’ancora più insensato suo mantenimento fino ai giorni nostri), essa è ancora in vigore, attualmente sembra una cosa proveniente da un ambiente medievale, dato che a tutt’oggi, il sesso della persona votante non ha nessun peso sul voto espresso.

L’assurdità di tutto ciò, per alcuni può essere solo un argomento di discussione e restare tale.

C’è un aspetto che, però, molti hanno trascurato: il danno perpetrato indirettamente verso le identità trans e non binarie.

Il doversi presentare in un luogo, ed avere l’obbligo di mettersi in una fila determinata dalla differenza del genere specificato sul documento, con il quale il proprio genere percepito viene cancellato per accedere al diritto al voto, ha generato ansia a molte persone e a tutte quelle persone trans che non abbiano rettificato i propri documenti e che non hanno ancora avuto la possibilità di farlo.

Molte di queste persone hanno rinunciato ad esercitare il proprio diritto di voto, a causa di tutto ciò, e non si sono presentate al seggio.

Il semplice fatto di non avere l’aspetto fisico della foto presente sul documento ha portato a vivere situazioni spiacevoli per coloro che non si definiscono cisgender (le persone cisgender sono quelle per le quali il sesso alla nascita corrisponde alla propria identità di genere ndr) e tutto questo a causa di leggi non inclusive, datate e non ugualitarie.

Ho letto su molti gruppi e ascoltato testimonianze che fanno riflettere sulle ingiustizie che ancora esistono in Italia, sia a livello personale e psicologico che a livello sociale poiché, in alcuni casi, si è arrivati alla gogna pubblica.

In alcuni seggi si sono sentiti commenti imbarazzanti, transfobici, sguardi perplessi e pieni di curiosità fuori luogo, e questa è solo una piccola parte di tutto ciò che le persone trans hanno dovuto subire.

Alcune di loro si sono trovate alla mercé di risatine e commenti vari, e non hanno avuto la possibilità di evitare tutta una serie di azioni discriminatorie da parte dei presenti al seggio ed addirittura anche da parte del personale presente al seggio.

Ricordiamo che, al momento, la transfobia non è compresa nei crimini di odio e non è perseguibile in questo senso.

La disinformazione, la patologizzazione ancora in corso nei confronti delle persone trans e l’ambiente prettamente bigotto italiano, hanno portato a questi nuovi episodi di discriminazione, che non hanno trovato, comunque, spazio per essere denunciate al grande pubblico che non è a conoscenza di queste problematiche che devono affrontare ogni giorno le persone trans.

La discriminazione ha trovato posto nuovamente all’interno di un ambiente istituzionale.

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