Donne single in un paese “per soli uomini”

La giornalista Sreemoyee Piu Kundu ha denunciato nel libro Status Single: The Truth About Being Single Woman in India, tutte le offese che le donne single indiane ricevano da “quasi estranei” per il solo fatto di essere donne single. I “quasi estranei” sono il proprio medico, l’insegnante di yoga, e addirittura l’agente doganale che guarda più volte quel passaporto dove c’è una cosa che non gli piace: una donna non giovanissima (Kundu ha 38 anni) che non ha un marito.

“Nessuno vuole essere single in questo Paese – rivela in un’intervista al Los Angeles Times- Tutti hanno provato il matrimonio combinato, o le app di dating. Nessuno cresce pensando io non voglio sposarmi. La centralità del matrimonio, per una donna in questo Paese rimane piuttosto alta. Tutte quelle che sono single, lo sono per una serie di circostanze non volute”.

Contrariamente a quello che si potrebbe pensare di un Paese in grossa crescita economica, sono sempre di più le donne indiane che rinunciano alla propria carriera per limitare la propria vita a crescere i figli. Come se non bastasse, gli aborti selettivi, fatti in base al sesso, con una sfacciata preferenza per i maschi, hanno portato questo Paese di 1,3 miliardi di persone ad avere qualcosa come 63 milioni di donne in meno.

La politica, in India, è repressiva verso le donne che vogliono vivere liberamente la propria vita: alcuni esponenti del partito conservatore al potere hanno dichiarato che una donna che aspetta troppo prima di sposarsi “invita” i malintenzionati a molestarla.

Lo stesso Governo ha recentemente proibito la distribuzione di un film che parlava della storia di quattro donne in una piccola città, perché considerato troppo “femminista”.

Il libro si focalizza, soprattutto, sulle donne single della nuova India, urbane e con un’alta scolarizzazione, per mostrare quanto sia patriarcale anche questa parte del Paese, e non esclusivamente le zone rurali nelle quali viene ristretto, di solito, il fenomeno.