All’intersezione tra asessualità e identità queer

Questo mese mi è stato chiesto di prendere parte a una discussione di giovani persone queer che stavano prendendo parte a un pranzo per persone LGBT più anziane.

Questo è stato l’inizio di una conversazione tra generazioni in cui si è arrivat a condividere le proprie storie e a lavorare per capire e onorare le differenze tra le varie esperienze.

Prima che iniziasse la discussione a ciascun è stato chiesto di condividere una breve presentazione esplicitando una breve storia, il luogo di provenienza e la propria identità. Mi sono chiest, nel presentarmi, se dovessi fare riferimento alla mia asessualità. Mi innervosiva farlo dal momento in cui la discussione aveva come oggetto l’identità queer. Alla fine ho concluso che ero stat chiamat lì come persona trans e queer, non come asessuale, e quindi avrei lasciato fuori la mia asessualità da questa discussione.

Non ho detto di essere asessuale nel presentarmi, ma quando si arrivò alla parte delle domande, un uomo chiese come fosse la nostra esperienza della sessualità nel caso fossimo attratt da ogni genere. Parlò della propria attrazione fisica per gli uomini, i loro corpi e il loro odore, e come questo avesse definitp la sua sessualità di persona gay fin dalla gioventù. Cosa caratterizzava le persone da cui eravamo attratt e che ci piacevano? Ci chiese.

Il mio cuore accelerò. Avrei dovuto passare il turno quando il microono sarebbe arrivato a me? O avrei dovuto dare la mia risposta personale? Il microfono venne fatto girare. Per la maggior parte le persone parlarono della propria attrazione verso la personalità e individualità delle persone e il modo in cui i loro caratteri si completavano conni propri, oltre al fatto di trovare piacevoli sia tratti maschili che femminili. Arrivò il mio turno.

“Io ho una prospettiva leggermente diversa. Sono asessuale, ovvero non sperimento attrazione sessuale verso nessuno. Ma ho due partners che amo molto. Ci baciamo e abbiamo contatto fisico e facciamo tutte le cose che i partners generalmente fanno. Soltanto, non faccio sesso con loro. Quindi quando dico che sono queer, intendo che sono attratt* da ogni tipo di corpo e personalità differenti, ma la sessualità non interviene in questa attrazione nel mio caso.”

Feci passare il microfono. Sospirai di sollievo. Nessuno mi aveva guardato con aria confusa oppure turbata.

Ma perché mi sentivo così nervos* a parlare della mia asessualità? Non era la prima volt che provavo questo tipo di ansia in ambienti queer. Se parlo della mia asessualità, mi sembra di portare la discussione fuori tema. Penso “questo spazio è per parlare di temi queer, non di asessualità!” qualcosa dentro di me sussurra che non dovrei essere troppo esplicit* sulla mia asessualità in uno spazio dedicato a persone queer.

In parte questa voce interiore proviene da discussioni avute online su asessualità e queer. La domanda se l’asessualità appartenga o meno all’acronimo LGBTQ+ solleva spesso polemiche. Si sente spesso dire che quantomeno le persone asessuali eteroromantiche non vi appartengono (dalle persone stesse, spesso, ndt). Non fanno esperienza delle discriminazioni specifiche sperimentate dalle persone queer, quindi non sono queer. Si identificano come etero, quindi non sono queer.

Sono asessuale e queer, nel senso che sono romanticamente attratt* da persone di qualsiasi genere, ma ho problemi a collocare l’asessualità all’interno della comunità lgbt+. Mi sembra di tracciare mentalmente una linea tra le due quando vorrei che fossero unite. Quindi quando ho a che fare con comunità queer, voglio sentirmi accolt* interamente, inclusa la mia asessualità, piuttosto che farla passare sotto silenzio o invisibilizzarla.

Non penso che asessuale e queer siano sinonimi ma penso che abbiano abbastanza affinità per essere alleati, voglio che si sentano a proprio agio nella stessa stanza.

L’asessualità è un orientamento sessuale marginalizzato e le persone asessuali affrontano dicriminazioni. In questo senso credo che l’asessualità appartenga all’acronimo lgbt+ (ci appartiene, senza il credo, ndt) anche se ancora non è o non sarà mai un elemento fondante dell’identità queer (dissento su questo punto, ndt). I detrattori dell’asessualità rifiutano di credere che esista o la patologizzano come se fosse una questione di squilibri ormonali o il risultato di abusi subiti. (è importante sottolineare che esistono persone asessuali che lo sono per questi motivi, e questi non invalidano la loro asessualità) Ci sono anche problemi che la comunità queer affronta e che le persone asessuali non hanno. Per quanto ne so essere asessuali non ha mai fatto perdere il lavoro o la casa a nessuno (dissento anche qui ndt). Ma anche se non sono sinonimi penso che condividano delle istanze.

Per me essere queer è rompere le aspettative relazionali, sentimentali e sessuali in cui socialmente viviamo immers* per via di un sistema oppressivo fatto di obblighi e norme. Questo significa che, qualsiasi cosa tu ti aspetti da me, capovolgerò le tue definizioni. In questo senso mi pare che l’asessualità e laromanticismo abbiano uno spazio nella comunità queer. Per me l’asessualità e l’aromanticismo possono significare “La mia definizione di relazione (o amore, o sessualità, o amicizia) sfida i confini della tua definizione”. Ma capisco anche che il mmovimento queer ha una storia specifica, violenta e turbolenta che deve essere rispettata e onorata. Anche se è un termine che in sé rifiuta ulteriori definizioni ha un’incredibile importanza per la comunità contro cui è stato usato. La domanda è, quanto possiamo rendere elastico il notro acronimo e quali costi o benefici derivano dall’escludere alcuni gruppi (oppressi) attraverso le nostre definizioni?

Anche se non vorrei mai portare via la capacità alle persone di autodeterminarsi -trovando che il termine asessuale mi abbia immensamente aiutato, dopo tutto- sento il bisogno di discutere la linea fumosa tra asessualità e allosessualità (un termine coniato per significare l’opposto di asessuale, così come cisgender fu creato in contrapposizione a transgender). C’è una distinzione importante ma non ci sono punti fissi o estremi opposti di una linea. Si tratta in entrambi i casi di spettri di esperienza, e così come la comunità asessuale crea termini per descrivere questo spettro (come demisessuale, gray asessuale), così penso anche che dovremmo riconoscere che l’allosessualità è uno spettro.

A volte mi sento una persona strana perché non posso far riferimento a esperienze sessuali o scherzare sul sesso. IN queste occasioni è importante per me avere delle persone asessuali con cui posso parlare dei miei sentimenti. Altrimenti rischio di cadere nell’autobiasimo per la mia mancanza di attrazione sessuale. Ma è importante essere consapevoli delle situazioni in cui queste etichette escludono persone che hanno un vissuto sessuale sfumato e complesso, incluse persone di colore che sono iper o desessualizzate, persone disabili che sono spesso ritenute asessuali a dispetto dei loro sentimenti e desideri a riguardo, persone sopravvissute a traumi che hanno la loro storia personale riguardo la sessualità. Molte di queste identità sfumate si collocano nella comunità queer.
Mentre è importante per molti di noi avere parole che ci descrivano, ci sono anche molte intersezioni ed è positivo esplorare e discutere queste sfumature piuttosto che rendere rigide le linee di confine tra diverse comunità. Quando le etichette si irrigidiscono, di solito escludono persone e vissuti. A volte questo è positivo perché ci fornisce una comunità forte nella sua storia e confini, dove sentirci a casa. Ma altre volte è bene guardare chi abbiamo lasciato fuori e se dovremmo accoglierlo dentro. Le risposte sono diverse per ogni comunità e situazione, ma sono sempre domande positive da farsi.

 

Articolo originale: https://thebodyisnotanapology.com/magazine/at-the-intersection-of-asexuality-and-queerness/

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