4 Luglio 2025
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Feltrinelli: buone intenzioni e pessime realizzazioni

Perché parlare di Bartebly come romanzo Ace non è una buona idea

La casa editrice Feltrinelli per il mese del Pride ha lanciato una campagna di comunicazione in sostegno alle persone queer, utilizzando dei classici della letteratura. L’obiettivo è mostrare come le identità Lgbtia+ non siano una novità o una “americanata” o una moda, ma esistano da quando esiste l’essere umano. La letteratura di tutti i luoghi e le epoche lo dimostra. L’idea era anche buona.

Vediamo allora il profilo instagram della Feltrinelli, con un post che mostra le copertine di una serie di libri.

L’Odissea è quindi simbolo della comunità gay, “Amici d’infanzia, conviventi di guerra, amanti di fatto” , Orlando di Virginia Woolf è un romanzo transgender, le liriche di Saffo sono chiaramente un richiamo all’amore fra donne (d’altra parte “lesbica” fa riferimento proprio all’isola dove si trovava la scuola), Il ritratto di Dorian Gray è presentato come “un triangolo fra un uomo, un quadro e un altro uomo”.

Diciamo che ci può stare, brava Feltrinelli. Senonché qualcuno in redazione si ricorda che c’è anche la comunità asessuale, cerca velocemente sul cellulare cosa significa, e ha la brillante idea di mettere come libro che rappresenta la nostra comunità un capolavoro di Melville, “Bartebly lo scrivano”. Il sottotitolo è:  “Amore? Sesso? Preferirebbe di no. Libri a sostegno della comunità aroace dal 1853”.

Ora chi non sa cosa è l’asessualità o non ha letto Bartebly, può benissimo pensare che sia una buona idea. “Però, anche quello della balena bianca parlava di asessualità. Forte!”

Il problema è che Bartebly non parla assolutamente di asessualità, né in maniera diretta né in maniera metaforica o figurata. E’ un capolavoro della letteratura contemporanea, che parla di un uomo, lo scrivano di un ufficio legale dell’America dell’800, che rifiuta gradualmente i suoi compiti sul luogo di lavoro, poi anche di lasciare i locali o di interloquire con chi ha davanti, fino a un rifiuto globale della stessa esistenza. Il tutto senza alcuna violenza, semplicemente rispondendo “preferirei di no”.

Questa storia, famosissima, ha diviso la critica e il pubblico fin da quando uscì. Qualcuno la intende come il racconto romanzato di una depressione, altri vi vedono una critica dell’alienazione nel mondo del lavoro capitalistico e burocratico, e altri ancora un percorso di ascesi, di rinuncia alla vita per avviarsi a una sorta di liberazione. Ma di tutte queste interpretazioni possibili, nessuna, proprio nessuna ha mai tirato in ballo l’asessualità o l’aromanticismo. Noi della redazione di carrodibuoi quando abbiamo letto questo post abbiamo provato un forte imbarazzo. Che c’entra l’orientamento di chi non prova attrazione romantica o sessuale con la storia di uno scrivano che rifiuta tutto?

Forse chi ha fatto il post non ha ben compreso cosa sia l’asessualità, e pensa sia “preferire di non fare sesso”. Non è così, e sono ormai parecchi anni che come attivist* Ace lo diciamo, in tutte le sedi e in  tutte le salse. L’asessualità non è una scelta e comunque non c’entra col fatto di fare sesso o no. Se guardate gli articoli di questo blog, molti sono proprio su questo argomento. E comunque, capiamo le buone intenzioni, ma cercare il primo libro che viene in mente in cui qualcuno rifiuta qualcosa e metterlo come esempio di letteratura asessuale non è per niente una buona idea. Il greenwashing lo conoscevamo, il pinkwashing pure, ora ci mancava solo il violetwashing. Siete una delle più importanti editrici italiane, volete proprio parlare di asessualità per fare vedere quanto siete inclusivi? Ok, ma prima di fare certe figure chiedete a chi fa attivismo da una vita. Magari potrebbe consigliarvi un romanzo che effettivamente parla di persone aroace.

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