1 Giugno 2025
Articoli AsessualiItalia

Quando la casa è inaccessibile per una persona sola

Immaginiamo un attimo un film, meglio se americano, una commedia romantica anni 90 ambientata a Manhattan, perché nei film le cose importanti per la specie umana avvengono sempre e solo a Manhattan.

Uno dei due protagonisti è “lui”. Uomo single, troppo impegnato sul lavoro per poter avere una relazione, praticamente vive di lavoro. La sera esce dall’ufficio per ultimo, monta sulla sua macchina da millemila dollari e torna nella sua casa con vista sullo skyline e pensa alla vitaccia che sta facendo e come la scambierebbe volentieri con quella di un minatore con moglie e cinque figli.

Poi arriva “lei”. Lei è un casino, una “gattara” alla ricerca disperata del principe azzurro che vorrebbe fare la scrittrice, che passa le serate guardando serie tv, mangiando la pizza e bevendo vino bianco sul divano. E nonostante le tonnellate di pizza (americana) che ingurgita, ha un fisico invidiabile. 

Non faccio spoiler, ma credo che vivranno felici e contenti. Ronan Keating sta già intonando una bella canzone melensa in sottofondo. 

Ora, spostiamoci dalla Manhattan delle commedie romantiche anni 90 a una città più reale della nostra penisola, e immaginiamo che una persona abbia deciso di vivere da sola. Perché è single per scelta, “non per scelta”, perché è in una relazione a distanza, una relazione non monogama, o perché semplicemente è una persona che non desidera la famiglia “da Mulino Bianco”, con coniugi sorridenti e due bambini dei quali almeno uno biondo, come d’ordinanza.

Per vivere da soli, serve un elemento importante: una casa. E potersela permettere senza essere il manager americano. Qui inizia l’avventura, secondo quanto emerge da un’indagine condotta da Immobiliare.it Insights, la società di analisi del gruppo Immobiliare.it. 

Lo studio ha messo a confronto il canone medio mensile richiesto con il 30% del reddito netto disponibile, ovvero la soglia considerata economicamente sostenibile per un affitto.

Sono state prese in in considerazione dodici grandi città italiane: Milano, Roma, Bologna, Firenze, Napoli, Torino, Genova, Verona, Venezia, Catania, Palermo e Bari.

Tra tutte, Firenze si conferma la città meno accessibile per le persone single. Qui, il budget medio che un single può destinare all’affitto è di circa 530 euro, mentre il canone richiesto per un bilocale si aggira sui 1.113 euro al mese. Una distanza del 110% che rende l’offerta praticamente inaccessibile: solo lo 0,3% degli appartamenti disponibili rientra nei parametri di sostenibilità. Situazione critica (e non è una novità) anche a Milano, dove l’affitto medio è il più alto d’Italia (1.243 euro), e dove il budget più elevato tra le città analizzate (circa 700 euro) consente comunque di accedere a meno dell’1% dell’offerta.

Roma e Napoli presentano uno scarto simile tra quanto richiesto e quanto disponibile, rispettivamente con una differenza del 76%. A Roma un single può spendere circa 570 euro al mese, mentre il costo medio di un bilocale è intorno ai 1.000 euro; a Napoli, la disponibilità media si ferma a 461 euro contro una richiesta di 817 euro.

Più a sud, la situazione migliora leggermente. A Palermo e Catania, ad esempio, la distanza tra canone e disponibilità economica si aggira intorno al 33-35%, mentre a Bari, Verona, Bologna e Venezia lo scarto rimane superiore al 60%. C’è un problema: la disponibilità di bilocali a Venezia è veramente scarsa.

Le città dove vivere da soli è più accessibile sono Torino e Genova. A Torino, il 30% dell’offerta di bilocali è considerata sostenibile per un single, grazie a un canone medio di 642 euro e un budget disponibile di 538 euro. A Genova, invece, la discrepanza tra reddito e affitto è del 21%.

Perché, vivere da single, viene visto come un lusso? Per chi vive in due, in quasi tutte le città analizzate si riesce a rientrare nei limiti di sostenibilità, grazie alla somma dei redditi. Fa eccezione ancora una volta Firenze, dove il canone di 1.113 euro supera il budget allocabile di 955 euro. In tutte le altre città, le coppie riescono a coprire le spese d’affitto, anche in centri costosi come Milano, Roma e Napoli, dove la differenza tra reddito disponibile e canone richiesto si riduce notevolmente.

L’alternativa? Trovare coinquilini. Perché, tanto, le persone single sono giovani dentro in eterno, e condividere la casa come ai bei tempi dell’università non dovrebbe essere un peso.

Oppure vogliamo cominciare a spegnere i pregiudizi e a considerare i nuclei familiari composti da una persona come realtà che hanno diritto a quegli aiuti che possano rendere la loro vita più sicura dal punto di vista economico e di conseguenza psicologico?

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