Sondaggio sulla comunità asex
Abbiamo postato, settimane fa, l’invito ad un sondaggio, sia sulle pagine ed i gruppi Facebook italiani più “asex-related”, sia sul forum di Aven Italia, per cercare di avere, quanto possibile, uno spaccato della nostra comunità.
Il sondaggio è stato tenuto aperto a tutti dal 7 al 13 febbraio 2017.
L’unica condizione per partecipare era che una persona si definisse “appartenente allo spettro asex”.
Le risposte ricevute di questo tipo sono state 113. Alcune domande hanno avuto un numero di risposte inferiori, perché l’accesso alle stesse era condizionato da una risposta precedente, o perché alcuni utenti hanno
Dati i mezzi di comunicazione utilizzati per diffondere il sondaggio, non ci deve stupire che la maggior parte delle risposte vengano da persone inferiori ai 30 anni (59,29%, tabella 1.1).
Anche per questo, risulta alto il numero di asessuali che vivono con la famiglia di origine. Il dato, va comunque a sovrapporsi, prima al numero di coloro che coabitano con altre persone (si pensi alle sistemazioni tipiche degli studenti), per poi andare a vivere da soli (tabella 1.2).
La comunità, per come emerge dalle risposte, è composta in larga maggioranza da persone di genere assegnato femminile (60,18%, tabella 3.1).
Si deve notare che il 10,26% delle persone di genere assegnato maschile ed il 29,41% di quello femminile, non si riconoscono nel genere assegnato.
Più della metà degli intervistati si dichiara “asessuale” (52,21% tabella 2.1), mentre una percentuale di poco inferiore è quasi equamente divisa tra chi si dichiara “demi” e “gray”.
Parlando di orientamento romantico, invece, circa un terzo (32,74%, tabella 2.2) si dichiara eteroromantico, ma in questo dato appare chiara la differenza tra i generi: sono, infatti, il 56,41% delle persone di genere maschile, ma poco più del 20% di quello femminile. La stessa dinamica avviene tra le persone aromantiche che nel genere femminile sono, in termini percentuali, circa il doppio.
Il primo dato che emerge da questo sondaggio è l’alto numero di persone che si dichiarano asessuali e che non sono in una relazione (tabella 6.1).
I single, all’interno della comunità asex sono il 72,57%.
Il numero di single nella comunità è così alto che sarebbe opportuna una discussione al nostro interno per capire se ci siano le basi per portare avanti alcune battaglie pro-single, pur sapendo di rappresentarne una piccola parte (es: sgravi fiscali, adozioni ecc).
Le persone che si dichiarano “in una relazione monogama”, sono il 15,93%, con una percentuale che varia dal 10,26% delle persone di genere maschile al 20,59% di quelle di genere femminile. Va inoltre notato che la percentuale di persone in una relazione è “solo” dell’8,11% tra le persone eteroromantiche, mentre è di circa il triplo (22,22%) tra le omoromantiche e poco meno (20.83%) tra chi si definisce bi/pan.
Questi dati, sommati ai precedenti sull’orientamento romantico, dovrebbero far iniziare una riflessione sulla composizione della comunità che appare estremamente divisa tra persone di genere maschile e femminile.
Inoltre, le persone omo-bi-pan romantiche all’interno della comunità, sono state considerate fino ad adesso “una minoranza nella minoranza”, ma, in realtà rappresentano una fascia pari agli eteroromantici nel campione generale, ed il primo gruppo nel campione solo femminile.
A questo, dobbiamo aggiungere i dati sull’attività sessuale vera e propria svolta dagli appartenenti alla comunità.
Le persone che dichiarano di avere un’attività sessuale con il/la partner (o partner multipli) sono il 13.27% (tabella 4.2).
Guardando il dato dei “demi” (25%) e dei “gray” (17,39%), si arriva, appunto, ad un picco di una persona su quattro.
Sono, come ci si poteva aspettare, in maggioranza le persone di genere femminile ad avere una vita sessuale stabile (il 19% contro il 5,13% dei maschi), ma sono poche, evidentemente, quelle che dichiarano di avere una rapporti esclusivamente con un partner del sesso opposto. Le persone di entrambi i sessi, eteroromantiche che hanno una vita sessuale stabile, sono, infatti, solo il 5,41%, contro il 22% di chi si definisce omoromantico ed il 16.67% di chi si definisce bi/pan.
È da notare che nessuno ha risposto positivamente alla domanda se avesse rapporti esclusivamente occasionali, e che circa il 45% degli intervistati non ha mai avuto rapporti sessuali, dato che supera la metà del campione tra chi si definisce aromantico o bi/pan romantico.
Per quanto gli asex pratichino relativamente poco sesso, la comunità è relativamente “sex positive”. Sono infatti pochi coloro che hanno risposto di sentirsi a disagio, o, peggio, provare repulsione al pensiero del sesso (tabella 4.2). Allo stesso modo, sono il 16% circa (tabella 5.1) coloro che dichiarano di non volersi masturbare (il 7%, si sente a disagio all’idea di farlo, tabella 5.2). Anche in questo caso si notano risposte diverse tra persone di genere maschile e femminile, con la presenza, ancora oggi, di tabù tra queste ultime nei confronti dell’autoerotismo.
Dove ad avere tabù (e piuttosto forti) è la componente maschile, è sulle ragioni dell’appartenza, della comunità asex alla comunità LGBT+. Solo un terzo, del campione (tabella 7.1) approva questa appartenenza, e solo a patto che la comunità LGBT+ abbia maggiori attenzioni verso gli asex. Sono, inoltre, esclusivamente maschili i voti che vorrebbero un impegno solo personale degli appartenenti alla comunità asex nel mondo LGBT+, e coloro che non prevedrebbero neanche questa opzione, volevdo tenere i due mondi ben separati, per quanto, si ripeta a loro informazione, che ben un terzo della comunità asex è composta da persone omo o bi/pan romantiche e che una percentuale simile delle asex non si riconosca nel genere assegnato.
Il timore, infatti, duro a morire di essere accomunati ai “froci”, fa sì che buona parte della componente maschile, come abbiamo visto a grande maggioranza eteroromantica, non abbia nessun bisogno delle battaglie portate avanti in questi anni dalla comunità LGBT+ e dalle conquiste che ne sono uscite.
Questo dato risulta lampante quando si vanno a vedere i dati divisi per orientamento romantico. Se, infatti, il dato combinato degli eteroromantici che vorrebbero stare nella comunità LGBT è del 32,43, questo dato diventa del 55,55% tra gli omoromantici, del 79,17% tra i bi/pan romantici e del 67% tra gli aromantici. Si possono spiegare queste percentuali pensando che, appunto, gli eteroromantici non abbiano nessun bisogno della comunità LGBT+. Mentre gli aromantici (di fatto “sconosciuti” alla comunità) e i bi/pan (decisamente sottodimensionati) hanno bisogno di avere un “tetto” sotto il quale potersi identificare. È completamente diverso il discorso sulle persone omoromantiche, che, sentendosi già, per ovvie ragioni, parte di quella comunità, hanno un interesse relativo alla presenza o meno della comunità asex al suo interno, ne sia prova il risultato di più di un quarto degli intervistati che risponde “la cosa mi lascia indifferente”.
Per il 56% degli intervistati (tabella 7.2), la comunità asex non ha avuto, in questi anni, la giusta visibilità. È da notare un 9.73% di intervistati (ma che comprendono il 23% della componente maschile!) che dichiarano che la comunità asex non abbia bisogno, o ragione per chiedere maggiore visibilità.
Verrebbe da chiedere cosa, questi signori, cerchino all’interno di gruppi che rivendicano, appunto, maggiore visibilità (anche dal nome) per la comunità asex, e per quale ragione li frequentino, ma questo è un dibattito che dovremo affrontare in un’altra sede.
La maggior parte delle persone è venuta a conoscenza della comunità asex tramite il forum e la pagina Facebook di Aven (58,68% tabella 7.5), seguita da coloro che hanno scoperto la comunità tramite articoli di giornale. È ancora bassa (4,96%) la percentuale di quelli che sono entrati in contatto con la comunità attraverso il mondo LGBT+. In questo senso, spicca, in negativo, il dato dell’81% delle persone che non hanno mai preso parte ad un’iniziativa che riguardasse l’asessualità.
Inoltre, solo una persona su tre dichiara di avere rapporti “offline” con altri asex (tabella 7.6), percentuale simile a coloro che dichiarano di aver partecipato (o di voler partecipare) ad un raduno (tabella 7.3). Anche in questo caso, spiccano, in negativo le risposte di chi non ha interesse o ha difficoltà a conoscere nuove persone.
Le persone si “scoprono” asex ad età diverse. Fermo restando che si parla di asessualità relativamente da poco, l’età varia, come altri elementi che abbiamo visto, con l’orientamento romantico. Una persona aromantica si scopre asex soprattutto durante l’adolescenza (47% tabella 8.1), come, anche se in misura minore, le persone omo-bi-pan romantiche.
Gli eteroromantici, si scoprono asex ad un età più “matura” (attorno ai 25 anni), probabilmente anche a causa di una minore “frequentazione” di minoranze sessuali (con tutta l’informazione che ne consegue) e con la paura di avere lo stigma del “diverso”.
Circa il 68% (tabella 8.3) ha rivelato alle persone vicine di essere asex. Stupisce, positivamente, il numero relativamente alto di persone che hanno accolto la cosa con interesse (33%, tabella 8.4). Per il resto, si va dal non essere presi sul serio, al disinteresse al definire gli asex “malati”, cose, purtroppo, note e che potrebbero cambiare con maggiore visibilità ed informazione.
Il solo fatto di non avere attrazione sessuale, poi, porta a reazioni quasi mai positive da parte degli “altri”: si va dalle prese in giro bonarie per il 32.87% del campione (tabella 8.5), alle offese, alle minacce di “stupro correttivo”, all’uso di termini come “lesbica” in senso spregiativo, dall’essere mandati “a riparare” da un medico, all’esclusione dal “gruppo”. Si fa notare a coloro che non vogliono “mischiarsi” con la comunità LGBT+, che queste offese e minacce, provengono, per lo più da parte di quella “maggioranza” cis-etero dalla quale questi bramano un riconoscimento, e non da quei “froci” con i quali non vogliono aver nulla a che fare.
Il 27% (tabella 9.1) ha parlato con uno psicologo della propria asessualità. Stupisce che il 13% di chi si sia rivolto a un medico, sia stato mandato da genitori/partner per essere “guarito”.
In questo ambito, il 38% (tabella 9.3) delle risposte del medico è stata che l’asessualità non esiste. Si sono verificati casi nei quali un medico ha prescritto psicofarmaci come “cura”.
Urge, in questo campo, organizzare, se possibile, degli incontri con gli ordini professionali in questione per spiegare cosa sia l’asessualità a medici che sono, quando in buona fede, ignoranti in materia.
Risulta una realtà composta, ma che sta trovando un’identità, comprendendo anche una parte di persone, soprattutto maschili, che non ha “né ragione né bisogno” di farne parte.
Per quello che riguarda il rapporto con il mondo esterno (e con il resto della comunità LGBT+), servirà un impegno maggiore da parte dei membri per aumentare sia la visibilità che l’informazione sul tema asex.