San Faustino

Oggi è san Faustino, “protettore” dei single. Almeno così ci dicono…
E’ il 15 febbraio, giusto un giorno dopo quella specie di melassa sociale che è San Valentino, una sorta di “contentino”, che i media danno, spesso anche con aria non eccessivamente rispettosa, a coloro che hanno visto l’ultimo San Valentino come un normale giorno della settimana. Alcuni con tristezza, alcuni con rammarico, altri, come la maggior parte degli asessuali, con il sollievo di non dover prendere parte a quella messa in scena.
Ci diranno quanti siamo, come viviamo (o, almeno, come il/la giornalista di turno crede che viva un single), ci diranno che alcuni di noi sono “single per scelta”, altri, forse, no.
In ogni modo, non tutti i single sono asessuali.
Ed è anche vero che non tutti gli asex sono single.
Gli asessuali che si dichiarano “single”, sono, infatti, “solo” sette su dieci. E’ un numero da tenere decisamente in considerazione, visto che altre comunità analoghe alla nostra, hanno fatto battaglie ultradecennali per percentuali ben più basse, si pensi alla battaglia per le adozioni per le coppie dello stesso sesso, che riguarda una percentuale sicuramente minore della comunità omosessuale.
Essere un single, in Italia, oggi, è considerato un bene di lusso.
Si danno e/o si propongono agevolazioni alle giovani coppie, alle “famiglie”, si basa una società intera sul concetto di coppia, al quale, negli ultimi anni, è stata aggiunta l’opzione “arcobaleno” della “coppia dello stesso sesso”, accettata un po’ per forza, e probabilmente, di durata temporanea.
Ma, nonostante le grida e le accuse lanciate, la vita di una coppia dello stesso sesso non differisce di molto da quella di una eterosessuale.
Vivere da single significa poter contare essenzialmente su se stessi, provvedere a se stessi. Significa che, esempio comune, se in una coppia viene a mancare uno dei due stipendi, beh, si vive male, ma si vive. Un single senza punti di appoggio, quanti mesi senza introiti può stare prima di finire indebitato per il resto dei suoi giorni? E quanto costa un affitto per un single? Quanta parte esce dal suo stipendio? Un single non ha un welfare che lo aiuti, ha un immaginario collettivo che lo ritrae come un giovane professionista che si gode la vita, o come una “donna in carriera”, una persona con “ben meno problemi” di chi vive in coppia, una donna che “non è una vera donna se non ha figli”, e un uomo che non “tiene famiglia”.
I movimenti populisti, che stanno prendendo campo, purtroppo anche in occidente, ci definiscono come persone egoiste che rinunciano alla “gioia” di “avere” una famiglia (composta, nella loro visione, rigorosamente da mamma, papà un bambino e una bambina, rigorosamente biondi e con gli occhi azzurri). In alcuni paesi, ad esempio la Polonia, si sono proposte leggi che puniscano sul lavoro, mediante un’eccessiva tassazione, le persone che non avessero avuto almeno due figli, una riproposizione, in chiave moderna della “tassa sul celibato”, voluta dalla Buonanima al tempo delle battaglie demografiche.
Mettono questi “privilegiati” in carriera, contro un non ben definito “popolo”, composto, ovviamente, solo da famiglie come sopra.
Noi single, non siamo “popolo”? Guardiamoci:abbiamo tutti una fuoriserie in garage? Andiamo tutti a fare shopping nei negozi migliori delle grandi città? E, soprattutto: abitiamo tutti in grandi città?
Sette asessuali su dieci sono single.
E non sono “single per scelta” o, come ci dice, ancora, qualcuno, “per scelta degli altri”.
Sono single per forza.
A meno di non voler rinunciare alla propria identità ed al modo che una persona sente “naturale” di vivere la propria vita. A meno di non voler rovinare la vita di un’altra persona semplicemente per “farsi vedere sistemato”, o di non rovinare la propria.
Viene sempre affermato che la comunità asex non ha rivendicazioni da fare. Poter vivere da soli, non è, forse, una sulla quale ci sarebbe da investire?

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