Sessualità imposta ed esistenza dell’asessualità (maschile)
Questo articolo è la traduzione del capitolo 3 “Compulsory sexuality and (male) asexual existence” del libro di Angela Chen “Ace. What asexuality reveals about desire, society and the meaning of sex“. Le immagini, i sottotitoli e le didascalie sono stati aggiunti nella fase di pubblicazione per facilitare la lettura su uno schermo. Le note con riferimento numerico sono nell’originale, quelle con riferimento alfabetico sono state aggiunte durante la traduzione.
La battaglia di ogni uomo
Quando Hunter era molto giovane, i suoi genitori lo portavano al supermercato locale e lo lasciavano alla macchinetta a giocare ai videogame mentre facevano la spesa. Un giorno, vedendo che un ragazzino più grande stava già giocando, Hunter gli chiese se potevano fare a turni.
“Sì, certo” disse il bambino. “Così poi non me lo lasci più”.
“No!” insistette Hunter. “Non sto mentendo, sono cristiano”.
La religione era il cuore pulsante della sua infanzia e lui non si era ancora reso conto che anche i cristiani potessero mentire. La sua famiglia pregava prima di ogni pasto e andava a messa tutte le domeniche, ma la più grande fonte di pressione morale veniva, sempre, da Hunter stesso. Da bambino aveva una forte morale forgiata dagli insegnamenti della Bibbia. Crescendo, questa si trasformò in un senso di colpa a cui un giorno avrebbe guardato con sconcerto.

Nessuno parlava mai di sesso. Durante tutte quelle domeniche d’infanzia, solo un sermone ne aveva parlato direttamente e solo per mettere in guardia dalle tentazioni. Eppure, nonostante nessuno ne parlasse, tutti imparavano che fosse una bella cosa, un regalo di Dio e una piacevole ricompensa se limitata al letto coniugale.
Il sesso legava insieme uomini e donne come nient’altro avrebbe potuto fare – “come una connessione superiore”, dice Hunter, così notevole che poteva quasi essere vista. Le persone cambiavano l’una intorno all’altra, più intimamente vicine, come un matrimonio ufficioso. Hunter aspettava quella connessione e sapeva che Dio lo avrebbe aiutato se fosse rimasto casto. Per mantenere la sua parte dell’accordo, Hunter iniziò ad allenarsi per resistere alla tentazione e al college prese un libro intitolato Every Man’s Battle che prometteva un sistema per rimanere puri.
Esso prevedeva l’elusione come risposta al problema della lussuria. I lettori venivano istruiti a “distogliere lo sguardo”, spiega Hunter, il che vuol dire guardare subito in un’altra direzione quando si incontra una persona che potrebbe portare a pensieri impuri. Si presumeva che la repressione visiva spegnesse l’appetito sessuale. “Mi sono subito convinto” dice Hunter, “solo dicendomi di non guardare le persone per non desiderare. Col senno di poi, questo forse mi ha fatto del male da altri punti di vista, dato che – tanto per cominciare – non c’era nulla di sessuale, semplicemente distoglievo ogni volta lo sguardo da persone che sembravano essere attraenti”.
L’elusione era talmente facile per Hunter da essere quasi ridicola. La lussuria per lui non era un sacrificio come per gli altri. Non aveva preso in considerazione che potesse non essere una battaglia, che avesse inventato una lotta perché gli era sempre stato detto che doveva avere qualcosa contro cui combattere. Oggi, ora che ha dichiarato di essere asessuale, le sue vecchie amicizie ridono e sostengono che non sia giusto che non avesse impulsi sessuali da reprimere. “Hunter”, gli dicono, “hai barato per tutto il tempo”.
Il presupposto che tutte le persone lottino contro la tentazione sessuale – l’“ogni”[a] di Every Man’s Battle, Every Woman’s Battle e di tutti gli altri libri di questa serie cristiana di successo – mostra come anche la religione rimarchi l’ubiquità del desiderio. Nonostante l’enfasi sulla cultura della purezza e l’importanza dell’astinenza, la religione non è del tutto libera dalla sessualità imposta o dalla convinzione che la lussuria sia universale e che non provarla sia strano.
Lo stereotipo del “sesso che piace a tutti”
Se l’espressione ‘sessualità imposta’ suona familiare è perché è stata presa in prestito dal concetto di Adrienne Rich di ‘eterosessualità imposta’. Nel suo scritto del 1980 Compulsory Heterosexuality and Lesbian Existence, la Rich sostiene che l’eterosessualità non sia solo un orientamento sessuale che per puro caso è anche l’orientamento della maggior parte delle persone. L’eterosessualità è un’istituzione politica che viene insegnata, condizionata e rafforzata[1].
L’eterosessualità imposta non è la convinzione che la maggioranza sia etero. È un insieme di presupposti e comportamenti – che solo l’amore etero sia innato, che le donne abbiano bisogno degli uomini come protettori sociali ed economici – che supporta l’idea di l’eterosessualità come unica opzione di default. Ciò fa credere alle persone che essa sia così diffusa solo perché “naturale”, anche se, come scrive la Rich, “il mancato esame dell’eterosessualità come istituzione è come non ammettere che il sistema economico chiamato capitalismo o il sistema delle caste del razzismo sia mantenuto da un insieme di forze, incluse la violenza fisica e la falsa consapevolezza”[2]
Partendo da questa idea, la sessualità imposta – idea centrale nel dibattito ace – non è l’idea che la maggior parte delle persone vogliano e facciano sesso o che il sesso possa essere piacevole. È un insieme di presupposti e comportamenti che supporta l’idea che ogni persona sia allosessuale, che non voler far sesso (socialmente accettato) sia innaturale e sbagliato e che le persone non interessate alla sessualità si stiano perdendo un’esperienza assolutamente necessaria.

Non sbagliate: il sesso è politico e il suo significato cambia sempre. Il mondo è grande e complicato e il peso della sessualità imposta e il modo in cui essa viene espressa cambia a seconda del contesto. Il sesso è associato all’impurità e al peccato, mentre l’astinenza – per parte del clero – è un requisito. In generale, il sesso coniugale etero viene celebrato molto più di quello fuori dal matrimonio, trasgressivo o tra persone dello stesso sesso. Il mondo non le persone povere o di colore a fare sesso. Come sottolinea in un’intervista Ela Przybylo, ricercatrice di studi di genere presso l’Illinois State University, la negatività sessuale va di pari passo con la sessualità imposta; le persone esaltano l’essere queer mentre l’omofobia dilaga.
Per Hunter, a cui è stato insegnato che il desiderio omosessuale non fosse coerente con i dettami religiosi, la sessualità imposta era strettamente legata all’eterosessualità imposta. È attratto romanticamente dalle donne, perciò aveva già soddisfatto la parte etero – quella che nell’eterosessualità imposta riceve più attenzione –, eppure non riusciva ancora a capire il rilievo dato al sesso e a soddisfare l’aspettativa della sessualità.
La sessualità imposta esiste anche separatamente dall’altro concetto. Nelle sottoculture queer in cui l’eterosessualità non è così forte, la sessualità imposta può essere espressa come aspettativa che gli uomini gay siano ipersessuali o come preoccupazione delle donne lesbiche per la presunta “morte del letto lesbico[b]”. In molti casi, la mancanza di attrazione sessuale è un problema a prescindere da chi è oggetto di quell’attrazione. Zii Miller, un uomo trans che vive in Florida ma che è cresciuto in Europa, non ha dovuto fare i conti né con l’eterosessualità imposta né con la cultura della purezza. Tuttavia, quando ha detto a sua madre di essere ace, lei ha incolpato l’America, credendo che suo figlio sarebbe stato diverso se la famiglia fosse rimasta in Francia. Lì, Zii sarebbe stato esposto alla cosiddetta sessualità sana e aperta, invece che ai valori puritani americani e al diffuso disagio legato al proprio corpo. I valori americani, pensava, lo avevano fatto diventare represso. Gli Stati Uniti avevano fatto diventare strano il suo bambino.
“Recessione” sessuale
Uno dei più ovvi esempi di sessualità imposta è la paura di una popolazione priva di sesso. È piuttosto ironico che, nonostante la preoccupazione per la morale dissoluta, in America si faccia meno sesso di prima. Secondo il Centro per la prevenzione e il controllo delle malattie, il 41% del corpo studentesco delle scuole superiori nel 2015 ha dichiarato di essere sessualmente attivo, rispetto al 54% del 1991[3]. Per quanto riguarda le persone adulte, nella decade dopo il 2010 hanno fatto sesso circa nove volte in meno all’anno rispetto a un quarto di secolo prima[4].
Tali dati hanno portato a notizie da copertina su “recessioni sessuali”[5] (una recessione, naturalmente, non è una buona cosa), articoli su come essa avrebbe potuto portare a una recessione economica[6] e commenti preoccupati su quanto la gioventù stesse sbagliando e fosse diventata noiosa. Tra i colpevoli potrebbero esserci le preoccupazioni economiche[7], l’ansia per regole di appuntamento poco chiare o la popolarità di Netflix e dei social media[8]. La popolazione americana, secondo ricercatori e ricercatrici, avrebbe scambiato i piaceri della stimolazione genitale con il piacere dei like sui social e delle maratone di Bake Off. In un articolo del Washington Post sul declino del sesso, un diciottenne viene descritto come seduto di fronte a “diversi schermi contemporaneamente: un progetto di lavoro, un video di YouTube, un videogioco”. Per lui, abbandonare questa sistemazione per un appuntamento o un’avventura di una notte sarebbe “uno spreco”[9].
Spesso in questo quadro sono implicite domande come: non è triste che le persone facciano meno sesso e che una storia di una notte ora sembri una perdita di tempo? Non è patetico giocare ai videogiochi invece che provare piacere sessuale? Non dovremmo essere preoccupati che le persone non siano più interessate al sesso? Per le persone davvero appassionate, la sessualità – la ricerca, l’esperienza – è sempre meglio di un film, un libro, un gioco. Il perdente del giorno ha tre schermi accesi e nessun desiderio sessuale.

Tali articoli implicano non solo che il sesso sia normale e meraviglioso, ma anche che sia la principale fonte di avventura, riflettendo ciò che la giornalista Rachel Hills chiama “il mito del sesso”, nel suo libro omonimo. Il mito del sesso, che è un’estensione della sessualità imposta, ha due parti. Una è ovvia: il sesso è ovunque e ne siamo bombardati, dalle canzoni agli show televisivi ai primi piani di donne con il rossetto perfetto che mangiano hamburger, con il sughetto della carne che cola giù per le loro gole. La seconda è la convinzione che “il sesso [è] più speciale, più significativo, una fonte di emozioni più forti e di piacere più intenso rispetto a qualsiasi altra attività umana”[10]. Non fare sesso significa non provare piacere, o non essere capaci di goderselo.
Il risultato è che chiunque non sia abbastanza sessuale, o sessuale nel modo giusto, viene visto come inferiore. L’etichetta di ace dovrebbe essere neutra. Dovrebbe indicare l’orientamento o poco più. Invece, l’asessualità implica una serie di associazioni negative: indifferenza, nervosismo, noia, inumanità, freddezza, puritanesimo, frigidità, mancanze, anomalia. Queste, specialmente l’ultima, sono parole che la comunità ace usa in continuazione per descrivere come viene percepita e come si sente.
L’esistenza di queste associazioni può essere fatta risalire, in parte, alla mercificazione del sesso. Il sesso vende e facilita la vendita. Il Playboy di Hugh Hefner, a cui spesso viene attribuito questo cambiamento, non si è limitato solo alle foto di donne nude. Ha mostrato anche una rappresentazione della bella vita, di ciò che i veri uomini fanno con il loro tempo e denaro, e ciò include usare il proprio potere d’acquisto per comprare l’attenzione di splendide modelle e l’accesso alle orge[11]. Quando il sesso diventa merce, ostentarlo e praticarlo diventano una forma di consumo eccessivo, usata per mostrare di non essere esempi di indifferenza, nervosismo, noia o inumanità, anzi, di avere le risorse economiche e sociali per essere alla moda, divertenti, potenti e capaci di orgasmi multipli.
Le persone asessuali non obbediscono a questa regola e vengono quindi licenziate; gli viene detto che la loro esperienza è limitata a depressione, delusione o innocenza infantile, per cui non possono giocare con i e le più grandi. Non siamo abbastanza dalla parte della ragione, né abbastanza meritevoli – abbiamo l’aspetto di esseri umani, ma siamo robot con un circuito difettoso e qualcosa che manca, qualcosa di fondamentale per la bella vita.
I veri uomini fanno sesso
La narrativa religiosa che influenzava tanto la vita di Hunter avvertiva di aspettare fino al matrimonio, ma sempre veicolando un messaggio semplice e secolare: il sesso è bello. Il sesso ti rende figo. La sessualità imposta diceva a Hunter che era lussurioso per natura. L’eredità culturale di Playboy e i film di formazione come American Pie hanno insegnato ulteriormente a Hunter che il sesso avrebbe spazzato via le sue preoccupazioni sull’essere abbastanza virile. “Guardandolo [American Pie] ero tipo ‘Oh sì, quel ragazzo era un perdente ed è diventato l’eroe del film iniziando a fare sesso’. Questo è quello che volevo” dice. “Volevo del sesso a livello intellettuale. Volevo tutto ciò che il sesso avrebbe dovuto darmi”. Etero, bianco e uomo, il vero e proprio modello del privilegio, eppure Hunter sentiva l’enorme pressione di dover essere diverso da com’era. Il modo in cui la sessualità imposta si intersecava con le aspettative di genere e gli insegnamenti religiosi sembrava essere la fonte di gran parte del suo dolore. La sua fede era forte, ma i dettami religiosi non potevano cancellare il messaggio che i veri uomini fossero sessualmente aggressivi.

I sondaggi della comunità ace mostrano che a identificarsi come asessuali sono molto più le donne che gli uomini – circa il 63% contro l’11%, secondo i dati più recenti[12] – probabilmente, in parte, perché l’asessualità è una sfida più grande per gli stereotipi sessuali maschili. Agli uomini viene insegnato che non sono uomini, e che quindi non meritano rispetto o prestigio, se non riescono ad andare a letto con più donne possibili. (Anche le donne parlano di sesso, ma vengono socializzate perché discutano di relazioni e sentimenti, mentre le conversazioni degli uomini sono più incentrate sulla sfera sessuale).
In Inside Greek U.: Fraternities, Sororities, and the Pursuit of Pleasure, Power, and Prestige, Alan D. DeSantis, ricercatore presso l’Università dell’Indiana, osserva un esempio esagerato di questa dinamica, il modello primordiale della sessualità maschile. DeSantis descrive i membri delle confraternite che “si impegnano nella vecchia tradizione fraterna di ‘baciare e raccontare’ o, per meglio dire, ‘scopare e vantarsi’”, facendo la cronaca delle proprie conquiste mentre ridono e si danno il cinque a vicenda. Il rito del pettegolezzo “continua per altri dieci minuti finché gli sporchi segreti di tutti non sono stati svelati” e impariamo che, come scrive DeSantis, “per quanto riguarda i membri di queste confraternite, la mascolinità ideale è ipersessuale, promiscua ed eterosessuale”[13].
Molti uomini non fanno parte di confraternite, ma questa scena si allinea con un sondaggio del 2017 condotto dal Pew Research che monitorava la mentalità verso la mascolinità e la femminilità. Secondo i risultati, quasi il 60% degli uomini millenial[c] ha detto di sentirsi obbligato a partecipare quando si parla sessualmente di donne[14]. “Ma cosa succede quando tutti i tuoi amici iniziano a parlare di sesso e tu sei ancora vergine?” chiede il sociologo Colby Fleming in un’intervista per MEL Magazine. “Un maschio vergine può effettivamente venire escluso o completamente umiliato”[15]. La performance sessuale permette l’accesso ad amicizie e rispetto. La mancanza del giusto tipo di comportamento sessuale è un ostacolo alla socializzazione, perciò i discorsi e il comportamento degli uomini possono avere a che fare più con il desiderio di fare amicizia che con il sesso in sé.
L’insegnamento che i veri uomini facciano molto sesso è responsabile delle esperienze di due gruppi apparentemente contrapposti. Un gruppo, ovviamente, è quello degli uomini ace. L’altro è costituito dagli incel, o celibi involontari: misogini solitamente eterosessuali arrabbiati con le donne perché non vogliono andare a letto con loro.
Gli uomini asessuali, che spesso sono celibi per scelta, hanno problemi con le discussioni sul sesso a causa di una genuina mancanza di interesse. Przybylo, professoressa di studi di genere, ha intervistato diversi ace per un articolo accademico sull’asessualità e la mascolinità[16]. Tutti, com’è immaginabile, hanno sperimentato la tensione tra aspettative di genere e ciò che davvero volevano. “Stavano al gioco” degli amici maschi fingendo di aver preso delle sbandate per delle donne o di aver fatto del sesso etero non voluto con le partner. “Certe persone proprio non ci arrivano” che un uomo possa non voler fare sesso, ha dichiarato Billy, un intervistato. “Certe persone ti rispondono ‘Come fa a non piacerti?’ Vorrei davvero saperlo. Sembra essere la sensazione più bella del mondo, ma mi piacerebbe poterla apprezzare” ha detto a Przybylo, aggiungendo che si chiedeva se si sarebbe sentito meno alienato se fosse stato gay invece che asessuale[17].
Anche gli uomini gay sentono una forte pressione per essere attivi sessualmente. “Penso che presumiamo che un uomo gay single faccia sesso”, ha detto a GQ un uomo chiamato Craig. “Nella nostra comunità si guarda molto all’apparenza, a categorizzazione, giovinezza e cose così quando si parla di appuntamenti e intimità”[18]. Per lui, essere un ventiduenne gay e non fare molto sesso è imbarazzante. Alcuni uomini omoromantici asessuali mi hanno confidato che la sessualità imposta nella comunità gay li fa sentire doppiamente ostracizzati.
Le credenze sulla natura vorace della sessualità maschile sono così forti da portare gli uomini ace a dubitare della loro stessa identità. Un uomo asessuale che ho intervistato ha detto che inizialmente pensava di poter essere trans per via del presupposto per cui le donne fossero quelle meno interessate al sesso. Antony, parlando con Przybylo, ha affermato che più una persona si identifica con l’etichetta di maschio, più sentirà la pressione di uscire e incontrare donne con cui andare a letto[19].
Per gli uomini ace che sono anche trans, anche l’intersezione tra genere e sessualità può essere confusa. “Ho collegato l’essere transgender e l’essere asessuale” dice Zii, dalla Florida. “A volte ho pensato di essere trans perché sono ace, da quando ho raggiunto la pubertà e sviluppato le caratteristiche sessuali secondarie con cui non mi sono mai sentito a mio agio. Volevo sbarazzarmene”. Durante la sua prima visita dall’endocrinologo, Zii ha detto di non voler essere niente – preferiva diventare “neutro” – ma soprattutto di non voler essere femmina, non quando questo significava doversi depilare, indossare certi vestiti particolari ed essere importunata dai ragazzi.
Dal suo attuale punto di vista, Zii può vedere importanti differenze nel modo in cui veniva trattato quando si presentava come donna rispetto a ora. La sua mancanza di interesse sessuale veniva vista come naturale, perché si presumeva che le ragazze fossero restie. “E come uomo” mi dice, “dicevano ‘Devi uscire e smettere di pensarla così’”.
Incel: “niente sesso” loro malgrado
Gli incel, d’altra parte, sono disperatamente interessati al sesso. Anche loro hanno assimilato la convinzione che i veri uomini vadano a letto con le donne, ma mancano dell’esperienza necessaria per partecipare ai riti della mascolinità. Per questo li compatisco. L’esclusione e il rifiuto sociale sono dolorosi e, in effetti, il primo sito web incel è stato avviato da una donna che voleva creare una comunità di supporto per persone sole[20].
Tuttavia, gli incel non sono solo soli. Sono anche pretenziosi, e qui finisce la mia compassione. Invece che mettere in discussione la narrativa della mascolinità che dà priorità alle conquiste sessuali, gli incel si piegano a essa, facendo un uso improprio della psicologia evolutiva per rendersi più vittime e cadendo nelle teorie riduzioniste sull’idoneità genetica e su come lo scopo degli uomini sia mettere incinta quante più donne possibile.

Alcuni gruppi affiliati, come Men Going Their Own Way[d], evitano del tutto di interagire con le donne[21]. In altri casi, l’odio ha conseguenze gravissime. La comunità di Reddit r/incel aveva circa quarantamila iscritti prima di venire bannata per incitamento alla violenza[22]. Era affiliata a persone come Elliot Rodger, che ha ucciso sei persone in un’università della California nel 2014 perché le donne non facevano sesso con lui[23]. Quattro anni dopo, il venticinquenne Alek Minassian si è scagliato con un van contro la folla a Toronto, uccidendo dieci persone. Prima della sua follia omicida, Minassian aveva scritto un post su Facebook nel quale lodava Elliot Rodger e affermava che “la ribellione incel è già iniziata”[24]. Tutta questa rabbia e violenza sarebbe derivata dal non fare sesso.
Ma non è davvero una questione di sesso. Come Tim Squirrell, un ricercatore che studia i gruppi online estremisti, mi dice: “Se fosse solo per l’eccitazione, perché gli incel non ricorrerebbero a forme di masturbazione sempre più elaborate?” Se la frustrazione sessuale fosse l’unico problema, gli incel potrebbero provare a pagare per il sesso. Eppure, molti incel rifiutano di “sminuirsi” andando a prostitute. Dividono le donne in Stacy, bionde col seno grande, e Becky, ragazze semplici che commettono un crimine a rifiutarsi di esaltare la propria femminilità, spiega Squirrell. Gli incel si prendono gioco delle Becky e sperano di andare a segno con le Stacy, perché soltanto loro sono la moneta sessuale che permette di comprare l’ammirazione. È una questione di status.
Non sono una sostenitrice degli incel. Molte persone si sentono poco attraenti e indesiderabili senza credere che le altre debbano loro del sesso e senza arrivare all’omicidio. Tuttavia, è innegabile che la rabbia degli incel sia collegata alle aspettative culturali verso gli uomini e il sesso, e la medesima cosa vale per l’alienazione degli uomini ace. Questi gruppi, così diversi nel desiderio, sono entrambi oppressi dalle stesse norme sessuali. Rendere l’esperienza sessuale meno importante nell’inclusione sociale maschile – e un requisito meno importante per l’accettazione e lo status in generale – aiuterebbe entrambi i gruppi.
Per adesso, però, gli stereotipi sessuali maschili continuano a essere così forti che gli ace celibi per scelta vengono a volte confusi con gli incel. Gli uomini asessuali mi dicono che le persone – di ogni genere – danno per scontato che loro siano segretamente incel che si nascondono dietro un’identità inventata. Questa è la trappola: anche quando un uomo non fa sesso, può essere accomunato a quelli che ucciderebbero per il desiderio di farlo. Gli uomini non possono essere semplicemente disinteressati; ci deve sempre essere qualcos’altro in ballo.
Sono malato?
Le promesse di fede hanno surclassato il desiderio di essere fighi, perciò Hunter e la sua ragazza hanno preso tutte le dovute precauzioni. Nessuna stanza con le porte chiuse, niente flirt e niente sesso fino a quando non si sono sposati, quando Hunter aveva venticinque anni.
Il sesso non era come Hunter si aspettava. “Ho sempre sentito dire che ‘una cosa tira l’altra’, ma non è stato così”, dice. Sembrava “forzato e innaturale” – non forzato nel senso di non consensuale, più come se dovesse costringersi a iniziare. Non innaturale come sgradevole, ma piuttosto come se fosse poco intuitivo e dovesse concentrarsi intensamente su come muoversi momento dopo momento. Come imparare ad andare in bicicletta, solo che gli arti non si sincronizzano mai del tutto correttamente. Anni passati a distogliere lo sguardo non lo avevano preparato a un atto che non era male, ma nemmeno niente di spettacolare, e non si era nemmeno mai aspettato di poter essere così indifferente. In seguito, non si verificò nessuna connessione speciale o superiore.

Diede la colpa all’inesperienza, ma quella scusa diventava sempre meno credibile col passare degli anni. L’età diventò il nuovo capro espiatorio, mentre Hunter si chiedeva se aspettare fino a venticinque anni gli avesse fatto perdere qualche tipo di innesco psicologico che gli permettesse di godersi il sesso. Si sarebbe potuto incolpare anche Every Man’s Battle, o magari la sua educazione religiosa in generale. Forse il fatto che nessuno gli avesse mai parlato di sessualità lo aveva fatto diventare represso, “quasi come una terapia di auto-conversione, ma distante dal sesso eteronormativo”.
Niente di tutto ciò spiegava perché Hunter avesse amici cristiani che si erano sposati tardi ma che amavano il sesso e lo consideravano la parte migliore del matrimonio. Non riusciva a capire i suoi colleghi quando scherzavano sull’essere “assetati” e sul voler far sesso occasionale, ma non gli dispiaceva sentire quelle storie, perciò la repressione non sembrava una possibilità. Non ha mai subito abusi. Non soffriva di disfunzione erettile. Una visita medica per verificare che tutto andasse bene “là sotto” ha rivelò che i suoi livelli di testosterone erano nella media più alta.
Quel controllo era la sua ultima spiaggia. Non aveva risposto alla domanda che continuava ad assillarlo. Il suo matrimonio era ufficiale agli occhi della legge e sua moglie non si era mai lamentata – era molto impegnata e, comunque, non aveva una forte libido – ma ancora una volta, la pressione morale proveniva da Hunter stesso. “Dato che il sesso non aveva mai funzionato, avevo sempre la sensazione di essere ancora immaturo” dice. Non era veramente sposato, non era un vero adulto e non era un vero uomo.
Se il sesso è un dono di Dio meraviglioso quando fatto nel modo giusto, perché continua a essere una delusione anche se non si fa niente di sbagliato? Dove ti porta? “Questo è ciò che mi ha fatto sprofondare nell’oscurità” dice Hunter. “Non ho mai provato chissà cosa e non sapevo perché, per anni non ho avuto spiegazioni”.
Dopo nove anni di matrimonio, Hunter vide un articolo sull’asessualità su Facebook. La faceva sembrare un problema medico ma, dato che la visita medica aveva escluso questa possibilità, lo chiuse e passò oltre. Un paio di mesi dopo, mentre faceva il turno di notte in fabbrica, il termine gray-A in una biografia di Instagram catturò la sua attenzione e decise di cercarlo a tempo perso su internet per saperne di più. Alla fine di quella sera, il suo interesse si era acceso. Se l’asessualità non era una malattia poteva spiegare quello che la repressione, gli ormoni sballati e la religione non erano riusciti a identificare. Avrebbe potuto portarlo all’autoaccettazione.
La storia di Hunter è una risposta a coloro che deridono l’asessualità e chiedono perché le persone ace debbano fare tanto rumore sul non voler far sesso. Hunter si era chiesto per tanti anni cosa avesse di sbagliato, finché non ha letto dell’asessualità su una biografia su Instagram, eppure non è strano che l’attivismo ace venga considerato un fastidio o uno scherzo.
“Come una donna ogni tre settimane e mezzo”
Nel 2012, ad esempio, la Fox ha trasmesso un servizio sull’asessualità che inizia col chiedere a Brooke Goldstein, fondatrice di Lawfare Project, se pensa che sia un orientamento sessuale valido. “Oh, certo” ha risposto Goldstein. “L’asessualità esiste da molto tempo. Si chiama essere una donna ogni tre settimane e mezzo. È una fantastica scusa per evitare i propri doveri”[25].

In studio hanno riso a questa battuta. Nessuno ha fatto notare il fatto che se una persona ha bisogno di inventarsi un’identità per sottrarsi al sesso, è questo il problema più grave. È un fallimento sociale dover dire “Non sono single” per rifiutare delle avance, così come doversi appellare a un orientamento per evitare del sesso indesiderato perché dire semplicemente di no non funziona.
La Goldstein ha anche continuato dicendo che le persone ace “sono normali in una società ipersessualizzata, per cui si è dovuto inventare l’asessualità”[26]. Tuttavia questo punto non viene approfondito ulteriormente. La Goldstein non parla dei possibili svantaggi di una società così ipersessualizzata e delle aspettative riguardo quanto sesso sia necessario, quando vada bene sottrarsi e cosa succede se si cerca di trattenersi per troppo tempo. Invece, la conduzione la pone così perché le persone asessuali mancano di sessualità, vengono “trattate come lebbrose”, e un altro ospite – il collaboratore della Fox Bill Schulz – si mostra incredulo all’idea che abbiano a che fare con un qualche tipo di discriminazione e chiede se si può “smettere di accettare tutto”. “Se (le persone asessuali) sono una piccola parte della popolazione, devo riconoscerle?” chiede. “Tipo, oh, accettami perché indosso un cappello-scimmia! Okay, c’è qualche persona che indossa cappelli-scimmia, non devo riconoscervi. Sì, esistete. Andiamo avanti”[27].
Per pura casualità, questa discussione sprezzante, che finisce con il conduttore che afferma di non credere all’asessualità, ha dipinto quella che credo sarebbe un’utopia per la comunità ace: non avere bisogno di essere riconosciuti. Non è necessario accettare le persone che indossano un cappello-scimmia perché non esiste stigmatizzazione nei loro confronti. Durante le visite mediche non viene loro detto che sono malate. L’immigrazione non chiede loro di provare che a volte si tolgono il cappello per dimostrare un matrimonio. Gli show televisivi non le deridono spesso. La società non si interessa in nessun modo alle persone che indossano un cappello-scimmia. La società si interessa della sessualità. Nell’Occidente odierno, essa è considerata una parte fondamentale dell’identità. Non è semplicemente cosa fai, è parte di ciò che sei, della tua verità. Come il filosofo Michel Foucault sostiene in History of Sexuality, quest’enfasi sociale sulla sessualità è il risultato di forze storiche e politiche[28]. Io non penso che debba sempre essere così.
Secondo molti punti di vista, il movimento ace è nato dall’opposizione all’idea che la sessualità debba essere la pietra angolare di identità ed esistenza. Nonostante l’asessualità sia diventata un’identità sessuale in sé, può anche essere intesa come un modo di vivere che semplicemente si disinteressa della sessualità personale. Come dice Julie Sondra Decker, autrice di The Invisible Orientation: An Introduction to Asexuality, “Siamo persone complete che semplicemente non hanno quella ‘forza motrice’ ed è comprensibile nello stesso modo in cui lo è provare a guidare una macchina senza accendere il motore”. (O nel modo in cui alcune persone “indossano cappelli-scimmia” come propria forza motrice). “Il motore c’è”; sono solo asessuale perché c’è una parola per descriverci e perché le persone hanno da ridire sul fatto che non voglio fare sesso. Se così non fosse, la mia vita non sarebbe coinvolta così tanto da questo discorso”, dice.

La sessualità come identità non è per forza un nemico. La sessualità imposta lo è. Essa è alla radice dell’obiezione contro una vita come quella di Julie ed è la forza contro cui la comunità ace si definisce. Se non ci fosse la sessualità imposta, le persone asessuali non avrebbero bisogno di una comunità che le supporti. Non sarebbe così importante per loro trovarsi e rendersi conto che va tutto bene. Tutta la visibilità che abbiamo, in qualche modo, è un promemoria che la sessualità imposta esiste e che opprima non solo noi, ma chiunque si distacchi dalla norma. Se noi asessuali diamo tanta importanza all’essere ace e chiediamo di essere riconosciuti, se creiamo gruppi privati, è perché vogliamo un posto lontano dalla pressione sessuale. Se combattiamo per visibilità e cambiamento, è perché vogliamo che quella pressione sparisca anche per tutto il resto del mondo.
Quelle aspettative non devono essere le tue
Per quanto riguarda Hunter, la comunità ace gli ha permesso di essere se stesso dopo quasi un decennio alla ricerca di una risposta. Per spiegare tutto a sua moglie, Hunter ha scritto una lettera di sei pagine, passando per tre bozze e cinque prefazioni solo per gettare le basi. Era importante che lei capisse cosa gli era passato per la mente in tutti quegli anni e perché, dalla sua prospettiva, si fosse sempre preoccupato del sesso e fosse sempre stato lui a parlarne o prendere l’iniziativa. Aveva bisogno che lei sapesse che aveva messo il sesso su un piedistallo e si considerava sbagliato per non amarlo, ma che non sarebbe più stato così. “Era anche una lettera di scuse per come mi ero comportato” aggiunge Hunter, “perché ci sono state delle volte in cui mi sono allontanato per non affrontare tutta quella frustrazione”.
La vita insieme non aveva bisogno di cambiare, ha scritto. Potevamo fare le stesse cose di sempre. Non avrebbe più preso l’iniziativa, ma lei avrebbe sempre potuto dirgli quando aveva voglia e lui sarebbe stato felice di soddisfarla. “Non mi interessa davvero l’atto sessuale in sé” dice Hunter. “Erano l’incertezza di non sapere perché ero difettoso e quella strana tensione a non andare bene”. Rendersi conto di aver fatto sesso per insicurezza non andava bene. Il problema era il sogno del sesso come atto promesso contro ciò che si era rivelato essere.
Ha iniziato così ad agire in un modo nuovo, secondo l’accettazione dell’asessualità che lo ha portato a fare chiarezza anche su altre questioni. È diventato un alleato queer prima ancora di identificarsi come ace, ma saperne di più sull’asessualità lo ha aiutato a capire che altre persone danno importanza al proprio orientamento perché l’attrazione sessuale è una parte importante delle loro vite. È diventato più critico sui ruoli di genere maschile. Rifiutare una forma di programmazione sociale rende più facile iniziare a mettere in discussione tutto il resto.
“È una cosa come ‘Oh, okay, quelle aspettative su cosa un uomo è, fa o vuole sono aspettative imposte culturalmente, e non devono essere per forza quelle predefinite’” dice Hunter. “Le ho subite per tutta la vita ma non le ho mai notate, e [l’asessualità] ha ribaltato tutto; ora sono molto più scettico su quelle narrative. Non sento più di essere immaturo, quella sensazione inconscia di non essere mai arrivato all’età adulta. Alla fine mi sono sentito più libero di essere adulto solo a trentaquattro anni – che è un po’ tardi, ma chi se ne importa”.
Note
[1] Adrienne Rich, “Compulsory Heterosexuality and Lesbian Existence,” Signs 5, no. 4 (Summer 1980): 631–60, https://doi.org/10.1080/09574049008578015.
[2] Rich, “Compulsory Heterosexuality and Lesbian Existence.”
[3] L. Kann, “Youth Risk Behavior Surveillance—United States, 2015,” MMWR Surveillance Summaries 63, no. 4 (June 10, 2016), https://www.cdc.gov/healthyyouth/data/yrbs/pdf/2015/ss6506_updated.pdf.
[4] J. M. Twenge, R. A. Sherman, et al. “Declines in Sexual Frequency among American Adults, 1989–2014,” Archives of Sexual Behavior 46, no. 8 (November 2017): 2389, https://doi.org/10.1007/s10508-017-0953-1.
[5] Kate Julian, “Why Are Young People Having So Little Sex?,” Atlantic, December 2018, https://www.theatlantic.com/magazine/archive/2018/12/the-sex-recession/573949.
[6] Jake Novak, “America’s Sex Recession Could Lead to an Economic Depression,” CNBC, October 25, 2019, https://www.cnbc.com/2019/10/25/americas-sex-recession-could-lead-to-an-economic-depression.html.
[7] Novak, “America’s Sex Recession Could Lead to an Economic Depression.”
[8] Alessandra Potenza, “People Are Having Less Sex—Maybe Because of all Our Screen Time,” Verge, March 11, 2017, https://www.theverge.com/2017/3/11/14881062/americans-sexual-activity-decline-study-happiness-internet-tv.
[9] Tara Bahrampour, “‘There Really Isn’t Anything Magical about It’: Why More Millennials Are Avoiding Sex,” Washington Post, August 2, 2016, https://www.washingtonpost.com/local/social-issues/there-isnt-really-anything-magical-about-it-why-more-millennials-are-putting-off-sex/2016/08/02/e7b73d6e-37f4-11e6-8f7c-d4c723a2becb_story.html.
[10] Rachel Hills, The Sex Myth: The Gap between Our Fantasies and Reality (New York: Simon & Schuster, 2015), 15–16.
[11] Sophie Gilbert, “How Hugh Hefner Commercialized Sex,” Atlantic, September 28, 2017, https://www.theatlantic.com/entertainment/archive/2017/09/how-hugh-hefner-commercialized-sex/541368.
[12] Caroline Bauer, Tristan Miller et al., “The 2016 Asexual Community Survey Summary Report,” Ace Community Survey, November 15, 2018, https://asexualcensus.files.wordpress.com/2018/11/2016_ace_community_survey_report.pdf
[13] Alan D. DeSantis, Inside Greek U: Fraternities, Sororities, and the Pursuit of Power, Pleasure, and Prestige (Lexington: University Press of Kentucky, 2007), 43–44.
[14] Kim Parker, Juliana Menasce Horowitz, and Renee Stepler, “On Gender Differences, No Consensus on Nature vs. Nurture,” Pew Research Center, December 5, 2017, https://www.pewsocialtrends.org/2017/12/05/on-gender-differences-no-consensus-on-nature-vs-nurture/#millennial-men-are-far-more-likely-than-those-in-older-generations-to-say-men-face-pressure-to-throw-a-punch-if-provoked-join-in-when-others-talk-about-women-in-a-sexual-way-and-have-many-sexual-par.
[15] C. Brian Smith, “When Having Sex Is a Requirement for Being Considered ‘A Real Man,’” MEL Magazine, 2018, https://melmagazine.com/en-us/story/when-having-sex-is-a-requirement-for-being-considered-a-real-man.
[16] Ela Przybylo, “Masculine Doubt and Sexual Wonder: Asexually-Identified Men Talk About Their (A)sexualites,” in Asexualities: Feminist and Queer Perspectives, ed. Megan Milks and KJ Cerankowski (New York: Routledge, 2014), 225–46.
[17] Pryzyblo, “Masculine Doubt and Sexual Wonder.”
[18] Alim Kheraj, “Not Every Gay Man Is DTF,” GQ, April 5, 2018, https://www.gq.com/story/not-every-gay-man-is-dtf.
[19] Pryzyblo, “Masculine Doubt and Sexual Wonder.”
[20] Peter Baker, “The Woman Who Accidentally Started the Incel Movement,” Elle, March 1, 2016, https://www.elle.com/culture/news/a34512/woman-who-started-incel-movement.
[21] Marc Lamoureux, “This Group of Straight Men Is Swearing Off Women,” Vice, September 24, 2015, https://www.vice.com/en_us/article/7bdwyx/inside-the-global-collective-of-straight-male-separatists.
[22] Olivia Solon, “‘Incel’: Reddit Bans Misogynist Men’s Group Blaming Women For Their Celibacy,” Guardian, November 8, 2017, https://www.theguardian.com/technology/2017/nov/08/reddit-incel-involuntary-celibate-men-ban.
[23] Ian Lovett and Adam Nagourney, “Video Rant, Then Deadly Rampage in California Town,” New York Times, May 24, 2014, https://www.nytimes.com/2014/05/25/us/california-drive-by-shooting.html.
[24] Gianluca Mezzofiore, “The Toronto Suspect Apparently Posted about an ‘Incel Rebellion.’ Here’s What That Means,” CNN, April 25, 2018,
[25] Fox News, “Asexuality a Sexual Orientation?” August 21, 2012, https://video.foxnews.com/v/1797282177001#sp=show-clips.
[26] Fox News, “Asexuality a Sexual Orientation?”
[27] Fox News, “Asexuality a Sexual Orientation?”
[28] Michel Foucault, The History of Sexuality, Vol. 1 (New York: Random House: 1978), 19–23
[a] Every Man/Woman’s Battle: La battaglia di ogni uomo/donna
[b] https://it.wikipedia.org/wiki/Morte_del_letto_lesbico
[c] https://it.wikipedia.org/wiki/Generazione_Y#:~:text=Con%20i%20termini%20generazione%20Y,%E2%80%93%20detti%20millennial(s)%20o