Whitewashed. L’asessualità è un tema “per soli bianchi”?
Questo articolo è la traduzione del capitolo 2-5 “whitewashed” del libro di Angela Chen “Ace. What asexuality reveals about desire, society and the meaning of sex“. Le immagini e le didascalie sono stati aggiunti nella fase di pubblicazione per facilitare la lettura su uno schermo.
Nel 2014, PIÙ DI UN DECENNIO dopo che nei forum iniziassero a discutere della definizione e dell’identità di asessuale, un gruppo volontario con formazione statistica ha iniziato a condurre l’annuale Ace Community Survey[1]. Il sondaggio è ben lontano dalla perfezione dato che partecipano solo persone abbastanza informate sull’asessualità da trovarlo. È più uno spaccato della comunità ace online che una rappresentazione delle persone asessuali in generale, ma rimane una preziosa risorsa per chiunque cerchi di capire chi si identifica in questo modo.
Emergono alcune tendenze. Sono molte più le donne cis che gli uomini cis a identificarsi come ace e tante sono persone trans o di genere non binario. Una fetta è neurodivergente. La stragrande maggioranza è giovane. I numeri dell’indagine del 2016, anno più recente per cui sono disponibili informazioni sintetiche, mostrano che l’età media di chi ha risposto è ventitré anni, mentre l’età media di coming out è di vent’anni da allosessuale con un terzo di partecipanti che hanno scoperto prima l’asessualità tramite Tumblr[2].
E una grande parte di asessuali è bianca. Questa caratteristica della comunità ace – più del 77% di partecipanti al sondaggio del 2016 è caucasica[3] – è lampante, anche se non proprio sorprendente. Le persone bianche hanno generalmente più potere dal punto di vista economico, politico e culturale rispetto alle persone di colore. Viene dato loro più credito quando difendono una causa ed è più probabile che diventino figure di rappresentanza.
Finora, il movimento asessuale ha rispecchiato questo schema. Voci di rilievo, come David Jay, sono bianche. Oggi Tumblr, forum e altri spazi online sono bianchi in una maniera che le persone fanno fatica a definire. “La cultura asessuale online è molto bianca, in modo strano” afferma Kendra, una scrittrice nera asessuale che ha contribuito a Everyday Feminism ed Ebony. “Quando sono entrata nella comunità credo di aver iniziato a cercare più persone di colore solo perché era tutto così ‘bianco’”. I simboli della comunità ace – come l’emoji della torta per dare il benvenuto a chi vi entrava per la prima volta e i colori nero, grigio e viola – non le dicono niente. “Le spillette spiritose non sono così divertenti per me e chi ha scelto la torta? Chi ha scelto i colori?” scherza. “Non possiamo usare una crostata di patate dolci, invece?”
Molte delle prime figure rappresentative erano bianche, perciò si è sviluppata una cultura bianca con riferimenti bianchi. Esse si sentono più a proprio agio nella comunità e vi accedono, rendendola sempre più bianca. Eppure l’asessualità non è associata all’essere bianchi solo per le voci più di rilievo. Lo è anche per via del modo complicato in cui la sessualità si interseca con l’etnia.
Fino alle superiori, Selena, una consulente del lavoro a Bay Area, si considerava un ragazzo etero con una forte libido. Desiderava fortemente l’intimità e il romanticismo e odiava lo stereotipo dell’uomo orientale effeminato e frigido. “Prima di identificarmi come trans per me era importante combattere quello stereotipo ‘volendo far sesso’, forse più di quanto lo desiderassi”, racconta.
I dettagli della libido, però, non sono una priorità per Selena. La questione più generale riguardava l’orientamento sessuale e l’espressione di sé e come l’uno potesse limitare l’altra. Selena voleva indossare abiti da donna, magliette, vestiti e gonne sagomati, e credeva che questo implicasse seguire certe regole.” Mi dicevo ‘Voglio vestirmi così e per farlo devo essere gay’” afferma. “La condizione per essere gay era uscire con degli uomini, e ho pensato che potevo accettare questo compromesso”. Dopo aver fatto coming out come trans al primo anno di liceo “la cosa trans ha sostituito quella gay” e Selena ha deciso che voler indossare abiti femminili non doveva limitarla negli appuntamenti. Tuttavia, mentre la sua identità si faceva diversa, anche l’attrazione che provava iniziava a cambiare, perché è una cosa influenzata da fattori sociali e psicologici.
Sue vecchie amicizie, originarie dell’Asia orientale come lei, hanno preso le distanze dalla sua transizione, il che ha cambiato l’ammontare dei suoi appuntamenti e chi intorno a lei la trovava comunque attraente. Quanto i capelli di Selena hanno iniziato a crescere e lei ha preso a truccarsi, non era più necessario contrastare lo stereotipo dell’uomo asiatico asessuato. Tale stereotipo non si applicava più, ma quel limite era stato sostituito da un’altra restrizione. A quel punto Selena voleva fare meno sesso per indispettire i feticisti, improvvisamente interessati alla sua nuova apparenza di donna asiatica.
Gli stereotipi sessuali legati all’etnia hanno influenzato il desiderio che provava e che veniva sentito nei suoi confronti. La sua esperienza di attrazione sessuale non può essere separata dagli altri aspetti della sua identità, dice. Selena non può parlare dell’essere asessuale senza parlare anche dell’essere trans e asiatica.
Il collettivo Combahee River, un gruppo di femministe nere lesbiche fondato negli anni ’70, avrebbe compreso ciò che Selena voleva comunicare. Nel loro famoso manifesto si parla per la prima volta di “identità politica”, discutendo i modi in cui le diverse identità si sovrappongono. Le componenti di questo collettivo hanno notato, come molti dopo di loro, che “i principali sistemi di oppressione sono interconnessi”. È difficile separare l’oppressione razziale da quelle di classe, di genere o sessuale perché vengono tutte sperimentate simultaneamente e “la sintesi di queste crea le condizioni delle nostre vite” con il risultato che, per esempio, “la sopraffazione razziale – sessuale non è mai esclusivamente razziale o sessuale”[4]. Gli uomini e le donne orientali condividono l’etnia ma non il genere, e la sessualità è da loro mediata, perciò l’esperienza dell’identità e del sesso per me e un mio cugino maschio, diciamo, può essere molto diversa. La giurista Kimberlé Crenshaw ha affrontato questo fenomeno quando ha coniato il termine “intersezionalità” in un articolo di legge del 1989 che evidenziava i principali difetti della legge contro la discriminazione: riconosceva solo una linea d’oppressione[5].
Come abbiamo visto, la sessualità imposta esiste anche per gli uomini bianchi etero ma, per le persone che appartengono a comunità più vulnerabili e subiscono la pressione di ulteriori livelli di condizionamento sociale, capire se l’asessualità sia una variazione umana o se sia imposta da fattori esterni è carico del bagaglio storico e culturale.
Il controllo della sessualità è un classico mezzo di dominazione usato dagli uomini contro le donne, dalle persone bianche contro quelle di colore e da quelle abili contro le disabili – o, per farla breve, dai potenti contro i più deboli. Può essere espresso in vari modi, dallo stupro come forma di conquista politica agli schiavisti che si sposano con la propria schiavitù dividendo le famiglie. Sembrerebbe che rafforzi le regole di castità solo riguardo le donne, perpetuando stereotipi sessuali razzisti, o che dia per scontato che certi gruppi non abbiano desiderio sessuale.
La vita è un continuo processo di disapprendimento per le minoranze e per chiunque abbia meno potere. Questi gruppi – donne, persone di colore e, nel prossimo capitolo, quelle disabili – possono trovare davvero difficile rivendicare l’asessualità perché può sembrare il prodotto di sessismo, razzismo, abilismo e altre forme di violenza. La conseguenza di questa violenza è che chi appartiene a uno di questi gruppi deve fare del lavoro extra per capire fino a che punto siamo ancora condizionati.
Chiamiamola variazione sul tema. Il tema è l’oppressione, le variazioni sono il modo esatto in cui questa oppressione si manifesta e come influisce sull’identità asessuale. La questione di chi si riconosce come ace rispetto a chi viene considerat* vittima dell’illusione o dell’ingenuità va oltre i confini di ogni singola comunità. I dettagli del motivo per cui alcuni gruppi trovano più difficile di altri accettare l’asessualità o il fatto di essere ace descrivono come il sesso, il potere e la storia siano interconnessi.
Quando si tratta di rivaleggiare, tante discussioni diverse e complicate fanno sì che la comunità ace resti bianca. L’asessualità è stata idealizzata ed è stata negata. Entrambe le cose sono problematiche. Essa è legata all’essere bianchi perché ci si aspetta che le persone caucasiche (in particolare le donne bianche[6]) siano sessualmente “pure”, mentre quelle nere o latine vengono considerate spesso ipersessuali – e questi stereotipi sessuali razziali in quanto tali sono una forma di controllo. Allo stesso tempo, l’asessualità può sembrare sospettosamente simile ai tropi razziali come quello della mammy o della bambola cinese, che ancora una volta allontanano le persone di colore.
Immagina l’essere bianchi come uno sfondo neutro, un muro bianco. È più facile dipingerlo d’azzurro che se fosse verde scuro. I media dominanti sono pieni di rappresentazioni di persone bianche; esse, per la maggior parte, hanno la libertà di essere come vogliono. Le persone di colore, invece, devono grattare via la superficie verde scuro – gli stereotipi razziali e le aspettative su di loro – prima di stabilire di essere davvero asessuali. Noi portiamo un ulteriore livello di consapevolezza che deriva dal sapere come la nostra sessualità e i nostri desideri, in particolare, dovrebbero essere. Il progetto di conoscenza di sé è complicato da entrambi gli stereotipi razziali, ma ciò che vogliamo non dovrebbe essere controllato dai preconcetti.
Essi sono complessi e toccano diverse direzioni contemporaneamente. Le donne asiatiche sono feticizzate, come ha scoperto Selena, e a volte considerate ipersessuali. In altri contesti, le donne asiatiche sono desessualizzate, dipinte come geishe o bambole cinesi: dalla voce delicata, servili, remissive. Oggi negli Stati Uniti, le orientali sono considerate un modello di buona educazione, abbastanza da far sembrare che ai bianchi suprematisti piaccia uscire con loro[7].
Lo stereotipo della donna asiatica beneducata con bassa libido e una bassa considerazione di se stessa è stato uno dei più forti nei primi anni di vita di Sebastian, genderqueer cino-canadese che lavora nel campo della moda e ha ricevuto una socializzazione come femmina. Identificarsi come asessuale sembrava inutile. “Perché dovrebbe importarmi dire qualcosa che gli altri già danno per scontato?” chiede. Riconoscere l’asessualità ha fatto sì che Sebastian si sentisse come se stesse confermando gli stereotipi razzisti, facendo quindi un torto a tutte le persone asiatiche. Col tempo, però, ha deciso che evitare l’etichetta per ciò che le altre persone credevano fosse una forma di accondiscendenza. Sebastian così non ha più esitato a usarla, anche se potrebbe non stupire.
Come Sebastian, io sono cinese. A differenza sua, non ho avuto remore a usare il termine asessuale. Dal momento in cui ho capito che ero ace ho saputo che avrei usato questa parola, ma non ero felice di esserlo, ancor meno di essere asessuale, donna e asiatica.
Una volta rifiutavo l’idea che l’etnia mi avesse influenzato in qualche modo. Dopo aver lasciato la Cina da bambina, sono finita nella Silicon Valley, in California, una zona con una grande comunità asiatica. Fino ad oggi nessuno mi ha mai chiamata muso giallo, tirato i propri occhi per imitare i miei a mandorla o preso in giro il mio cibo. Luogo di nascita, cultura familiare, la mia capacità di parlare mandarino e il mio viso: sono tutte cose che mi caratterizzano sempre come asiatica, ma non sentivo che mi venisse negata nessuna opportunità.
Di contro, non ho mai saputo come fosse vivere senza che la mia etnia facesse parte di me e del modo in cui il resto del mondo mi vedeva. Spesso sentivo la pressione di essere un’ambasciatrice, una metafora invece che una persona. Alle elementari notavo che la gente mi guardava quando parlavamo degli operai e delle operaie cinesi che avevano costruito le ferrovie, non importa che io fossi arrivata in California solo cinque anni prima. La mia amica giapponese odiava come le persone si giravano verso di lei quando studiavamo Pearl Harbor a lezione di storia. Non sapevamo come sarebbe stato essere diverse, bianche, rappresentate ovunque e senza nessuno che si girasse verso di noi quando si parlava di cosa i bianchi avevano fatto.
Non erano gli insulti a colpirmi, ma l’avere i paraocchi, tutti gli stereotipi triti e ritriti che ho imparato contro la mia volontà: che le persone asiatiche non sono creative o interessanti, che siamo tutti ingegner*, che siamo timid*. Tuttavia, queste aspettative erano in linea con il modo in cui pensavo che la mia famiglia mi volesse: ligia al dovere, tranquilla, una che sarebbe cresciuta per diventare ingegnera come i suoi genitori. Ho preso lezioni di piano e di violino, ero frustrata quando non andavo bene in matematica e mi veniva detto di tener la testa bassa.
Le aspettative non sono solo imposte dall’esterno, ma assumono un significato diverso in un contesto minoritario. Se fossimo in Cina, i miei genitori mi avrebbero dato le stesse raccomandazioni, ma lì non avrei interiorizzato l’immagine specifica di cosa vuol dire essere asiatica in America, il che è prodotto dello sguardo delle persone bianche. È meno probabile che mi sarei impegnata per contrastare lo stereotipo di essere una donna asiatica remissiva. Negli Stati Uniti non ho incontrato molte altre persone come me, che hanno plasmato un modo diverso di essere. Mi sono resa conto della presenza di questi stereotipi solo quando ho iniziato a mettere in discussione i miei atteggiamenti e ho visto queste dichiarazioni nascoste nell’ombra di ciò in cui credevo e di come mi comportavo.
Era già abbastanza frustrante che le persone asiatiche fossero costrette al noioso campo dell’ingegneria e che le donne fossero deboli e sempre meno degli uomini, specialmente se non infrangevano pubblicamente i limiti del patriarcato amando il sesso. Ora, avevo ‘asessuale’, un’etichetta che mi suonava clinica e mi ricordava gli organismi unicellulari. Ero già introversa e astemia; essere asessuale sembrava rafforzare questa cascata di stereotipi, contrassegnandomi ancora una volta come non degna di nota. Ecco un altro posto in cui mi sentivo sfiorita e in difetto.
Parte del problema è che la comunità ace, in genere, non ha molte rappresentazioni nella cultura popolare, e le persone asessuali di colore ancor meno. Chiunque di noi usa i media popolari e assimila messaggi su come sono certi gruppi, anche se sappiamo che i messaggi sono sbagliati e di parte. Impariamo, ma cresciamo prevenuti. La rappresentazione limitata è un problema quasi onnipresente ma, dato che l’asessualità ha già così poca visibilità, le conseguenze sono amplificate.
Dimenticate completamente i film, ma i libri più venduti non fanno molto meglio. La prima rappresentazione di una persona asessuale in televisione è probabilmente Sebastian, the Asexual Icon, un personaggio interpretato dal comico Craig Kilborn nel 2003 nel corso di The Late Late Show. Girato in bianco e nero, il corto di Sebastian descrive un aspetto pericoloso dell’asessualità, ossia la logica possibilità che la gente presuma di sapere di cosa si tratti senza fare ulteriori ricerche. Come scrive la critica Sara Ghaleb nella sua retrospettiva sulla rappresentazione televisiva: “Il personaggio ha reso ovvio che chi scrive non ha la più pallida idea che l’asessualità sia un vero orientamento, trasformando l’idea stessa di non essere sessuale in una barzelletta”[8].

Occhialuto, con voce nasale e avvolto da una sciarpa, Sebastian è una scimmiottatura degli stereotipi effeminati. Al liceo venne esonerato dalla lezione di ginnastica con un permesso medico che affermava “l’inguine di questo ragazzo è un arido deserto”. Ogni volta che Sebastian ha l’impulso di “toccarlo”, si picchia da solo. Il suo sogno è di avere, invece dei genitali, un terzo mignolo del piede, per poter tenere una tazza in più di tè. La parola “duro” lo mette a disagio, ha “perso le chiavi della sua libido”, e il suo terapista si è suicidato[9].
Per la fortuna delle persone ace in tutto il mondo, Sebastian resta per lo più sconosciuto. Solo pochi personaggi esplicitamente asessuali hanno influenzato la cultura popolare in modo significativo, abbastanza pochi da poterli menzionare nei prossimi due paragrafi. Varys da Game of Thrones è uno di questi. È un eunuco castrato in un paese fantastico, cosa che le persone ace reali non sono, ma almeno lui non è una barzelletta. Varys è scaltro e di buon cuore, e convenientemente promuove i benefici dell’asessualità dicendo che, dopo aver visto cosa il desiderio ha fatto alla gente e alla politica, lui è “contentissimo di non provarlo”[10].
Un altro personaggio chiaramente asessuale, Raphael Santiago, ha arricchito il mediocre teen drama Shadowhunters. Si tratta di un apparentemente giovane vampiro, in realtà sulla settantina, che, ancora, non rappresenta un asessuale realistico – ma almeno è spiritoso e sexy.

Il più importante di tutti, però, è stato Todd Chavez da BoJack Horseman, uno show animato ambientato in un mondo di animali antropomorfi. (Todd è umano). Nella quarta stagione, Todd sospetta di essere asessuale e partecipa a un incontro ace. Il dialogo risulta pesante – “asessuale è una persona che non è interessata al sesso, alcuni asessuali sono anche aromantici ma altri invece si sposano come chiunque altro!”[11] – ma è inevitabile dato che l’episodio ha una funzione essenzialmente educativa. Vedere come chi lo ha scritto abbia fatto un buon lavoro è stato sorprendentemente commovente. La precisione dell’immaginario asessuale (l’incontro presentava un cartello con i colori ace) e l’attenzione ai dettagli è stata una dimostrazione di rispetto. Todd a volte è confuso e un po’ fuori di testa, ma ha buone intenzioni ed è amato. La sua sessualità non è nascosta. Viene raffigurato senza derisione. Inoltre, a testimonianza del perché la rappresentazione è importante, la sola esistenza di Todd ha causato l’aumento del numero di asessuali nel mondo.
In altre parole: “Se ci fosse più rappresentazione ace, probabilmente avrei realizzato prima di esserlo” mi ha detto Coy, blogger ventisettenne asessuale, prima che Todd facesse coming out in BoJack. Questo commento è in parte il motivo per cui esito quando mi viene chiesto quante persone ace ci sono. La statistica più comune, presa da uno studio del 2004[12], è che si tratta dell’1% della popolazione. Tuttavia, dato che ci sono così tante idee sbagliate su cosa significhi non provare attrazione sessuale e così pochi esempi positivi ace nella cultura popolare, sospetto che il numero sia molto più alto. Non si può essere ciò che non vedi, ma per fortuna Todd ha fatto un lavoro di visibilità molto utile per il pubblico generale. Julie Kliegman, giornalista per Sport Illustrated, mi ha detto di aver realizzato di essere asessuale mentre stava riportando la storia di come la comunità ace aveva reagito a Todd. Un’altra amica mi ha raccontato che il suo amico d’infanzia ha iniziato a chiedersi se fosse asessuale. Ero sorpresa che conoscesse questo termine; pare lo abbia scoperto grazie a BoJack. La rappresentazione non solo riflette la realtà, ma effettivamente la cambia.
Apprezzato com’è, Todd non è però una soluzione perfetta. Per prima cosa, BoJack è concluso, così come Game of Thrones e Shadowhunters. Al momento non c’è nessun personaggio asessuale nei programmi televisivi in prima serata[13], secondo il Glaad Media Institute, che censisce i personaggi televisivi queer, iniziando a includere quelli asessuali qualche anno fa.
Più precisamente, nessun personaggio può o dovrebbe diventare il volto di nessun orientamento. Mentre Todd, Varys e Raphael hanno educato il pubblico e aiutato alcuni spettatori a riconoscere la propria asessualità, la stragrande maggioranza delle persone ace non hanno ancora una rappresentazione che le descriva. Sebastian e Varys sono bianchi, Raphael è latino, mentre rimane un mistero se Todd sia bianco o no. (È stato doppiato dall’attore bianco Aaron Paul e il creatore di BoJack Raphael Bob-Waksberg ha detto che “lo imbarazza ammettere” di non aver mai considerato che Todd potesse essere latino)[14]. A questo gruppo si unisce una manciata di personaggi televisivi mainstream che a volte vengono visti come ace: il serial killer Dexter Morgan di Dexter, che ha una ragazza ma inizialmente non prova nessun interesse sessuale per lei, e anche Sherlock Holmes e Dr. Who, che spesso non hanno una sottotrama romantica. Tutti (almeno fino al più recente Dr. Who) sono uomini. Molti di loro condividono l’essere riservati e incredibilmente razionali e possono essere rappresentati come “non del tutto umani”, sia che questo significhi essere un assassino o, nel caso di Dr. Who, letteralmente degli alieni. Nessuno è nero, trans o asiatico. C’è poca consapevolezza di ciò che una persona ace come me, Sebastian, Kendra o altre può o spera di essere.
Mentre io e Sebastian (la persona che lavora nella moda, non il personaggio della TV) ci preoccupiamo di cadere negli stereotipi, altre persone lottano perché la loro asessualità sembra troppo diversa da come ci si aspetta. La comunità ace latina dice di trovare irritante le espressioni “latin* piccante” o “esotic* amante latin*” perché sembra rendere la loro asessualità meno credibile. Cassie, terapista ventinovenne di Chicago, parla in maniera molto schietta di ciò che il suo corpo significa per le altre persone. “Mi vedono come una donna nera cisgender con le tettone e un gran culo” dice. “Non c’è modo, da un punto di vista sociale, che io non possa essere un sexbot”.
Non quando gli americani bianchi hanno considerato così a lungo le donne nere come Gezabele, sessualmente promiscue, l’opposto della donna bianca, pura ed educata, e un bersaglio di ansie razziste sui matrimoni misti. Il termine Gezabele oggi potrebbe essere datato, ma le donne nere vengono ancora ipersessualizzate, con le giovani ragazze nere viste come più esperte riguardo il sesso delle loro coetanee bianche[15]. E come ha dimostrato la studiosa Ianna Hawkins Owen, esiste anche lo stereotipo opposto – quello della mammy asessuata e sessualmente indesiderabile, il cliché razzista del Sud della balia nera che si occupa di bambini bianchi, quella sicura da assumere perché non potrebbe tentare sessualmente il padrone bianco[16]. “A una donna nera asessuale spesso sembra di vivere nell’ombra della mammy, una caricatura la cui asessualità è concessa solo perché ci si aspetta che si prenda cura di chiunque la circondi”, scrive Sherronda J. Brown. “Alla mammy è permesso essere libera dall’ipersessualizzazione razziale solo perché abbia più tempo, energia e spazio per svolgere i suoi infiniti doveri. Non le è concesso avere desiderio o essere desiderabile, cercare i piaceri sessuali e l’intimità, perché la sua totale attenzione dovrebbe essere dedicata al suo lavoro domestico ed emotivo”[17].
Per Cassie, è il presupposto della sessualità “facile” che le viene applicato spesso e volentieri. La frase sui sexbot è scherzosa, ma al liceo, quando una delle sue amicizie commentò che Cassie avrebbe potuto essere asessuale, pensò che fosse piuttosto stronza. Nella campagna dell’Illinois, la scuola non era frequentata da altre persone nere a parte Cassie e suo fratello. Sotto gli occhi di tutti e già abituati a cavarsela da soli, Cassie rifiutava che qualcosa di strano potesse essere collegato a com’era. Asessualità? No, doveva essere rifiutata immediatamente.
Fu solo quando Cassie si unì a un gruppo BDSM al college che iniziò a riconsiderare quel vecchio commento. Quando chi gestiva il gruppo chiese della loro esperienza sessuale, Cassie spiegò che trovava esteticamente attraenti tutti i generi, ma “sarebbe bello non fare sesso con nessuno, perché sembra proprio disgustoso”. Oh.
Il sesso non è una certezza nelle relazioni di Cassie. Quando arriva questa consapevolezza, le persone rimangono deluse nel capire che l’ipersessualizzazione dei corpi neri non è reale e che Cassie non è una fonte di “sesso libero” e non sarà la loro “sexy Black mama”. Il rifiuto di Cassie è più che una delusione. È delusione accompagnata dallo smarrimento, condizionato dall’immagine dei mass media, che potrebbe non esserci se Cassie non fosse una persona nera.
È difficile sia confermare che infrangere uno stereotipo ed è difficile pensare che lo stai infrangendo solo perché lo odi così tanto. May, studentessa universitaria nera che studia per diventare insegnante, si è trovata nella terza situazione. Non pensava di provare attrazione sessuale, ma esitava a chiamarsi asessuale perché non era sicura della correttezza di ciò che la muoveva.
May ha visto il peggio di entrambi i lati. Persone che affermavano che gli uomini asessuali neri non esistessero perché “tutti gli uomini neri vogliono fare sesso” e altre che sostenevano che l’asessualità fosse uno strumento della supremazia bianca, che la comunità ace nera era confusa, che una donna nera doveva volere – o perfino aver bisogno di – un uomo nella propria vita e sarebbe stata egoista se non avesse voluto diventare madre e avere una famiglia nera. “Nell’ambiente in cui sono cresciuta, ho sentito che non essere etero è ‘una cosa inventata dai bianchi’”, dice May, “e che ‘l’omosessualità non esisteva in Africa prima che arrivassero gli Europei’”.
È un mix intricato. La comunità ace può essere razzista. Una donna nera, che ha chiesto di rimanere anonima, mi ha detto di un thread di AVEN di qualche anno fa dove ci si chiedeva se una conferenza che ci sarebbe stata di lì a poco dovesse includere uno spazio sicuro per asessuali di colore. Nello specifico, permetteva che anche asessuali bianch* rispondessero alla domanda e alcun* di loro avevano detto di no, perché avrebbe diviso la comunità. Quando questa donna ha protestato dicendo che quelle persone bianche non avrebbero dovuto avere voce in capitolo sulla questione, altre voci l’hanno accusata di essere ostile e divisiva. “Non ho ancora la sensazione che [la comunità] sia uno spazio sicuro per le persone di colore, anche se forse ora lo è un po’ di più”, dice.
Nemmeno la comunità nera è libera dal pregiudizio. Può esserci queerfobia, unita a un ragionevole sospetto che nasce dalla lunga storia di dominazione bianca sulla sessualità nera. Avrebbe confuso chiunque e May non sapeva cosa credere. “Ho affrontato molti dubbi su me stessa” afferma. “Credevo di essere asessuale perché volevo combattere quegli stereotipi o lo ero veramente?”
Sospettare che l’orientamento sessuale di qualcuno sia in realtà una reazione al razzismo è sconcertante. Sembra falso e infido, sleale. Farsi queste domande sembra necessario, ma chiedere un lavoro psicologico extra potrebbe non esserlo se le persone potessero guardarsi attorno e trovarne altre simili a sé. Le donne bianche asessuali che lottano col dubbio di essere represse possono rivolgersi ad altre asessuali bianche per del supporto. Quelle di colore possono essere molto più isolate.
I timori di May si sono placati quando ha trovato il lavoro di Vesper, blogger di colore asessuale. Dato che Vesper ha scritto riguardo le difficoltà di essere asessuale e di colore, May si è sentita più a suo agio a identificarsi a sua volta come ace.
Come May, Vesper dice che la sua asessualità – o meglio, il modo in cui essa è considerata bianca – ha fatto sì che si sentisse vittima di alienazione sia dalla comunità bianca che da quella nera. Proprio come io ho notato che le aspettative legate all’essere asiatica provenivano sia dall’esterno che dall’interno del mio ambiente, Vesper sottolinea che sia la cultura americana bianca che quella nera sessualizzano la gente nera. Le immagini dominanti sono facilmente interiorizzate dalle minoranze e proliferano in molti modi.
Vesper, che è cresciut* a Las Vegas e ha lavorato come insegnante d’inglese in Giappone, ha assimilato da tempo l’idea che le persone nere dovrebbero essere estremamente sessuali e anche brave a letto. Ora, teme che altre persone nere che credono la stessa cosa o che sono convinte che l’asessualità sia uno strumento di controllo bianco possano essere troppo critiche con la propria identità. “Mi sento più vulnerabile con le persone nere che con le bianche perché temo che le prime possano dirmi, quando le incontro, che c’è qualcosa di diverso in me, qualcosa di inconsciamente e invariabilmente associato all’essere bianchi” dice. Vesper è consapevole da tanto tempo che i suoi hobby e che “non sono fan di Beyoncé o altro” fanno sì che non sia ner* abbastanza per le persone: “C’è già quell’idea ancora prima che apra la bocca sulla sessualità”.
“Ho sentito spesso ‘Oh, sei asessuale? Finora ho visto solo gente asessuale bianca’ ed è la stessa disconnessione che esisteva per me quando [vedevo solo personaggi queer bianchi in televisione e] non potevo credere che potesse essere una possibilità per le persone nere” continua. “È uno shock. Non provare attrazione sessuale era solo un altro modo perché mi chiamassero whitewashed. Letteralmente, la mia sessualità era un’altra cosa che mi rendeva “più bianc*”. Le persone asessuali bianche e asiatiche si lamentano di essere viste come puritane ma non è quello che la gente dice di Vesper. Nessuna accusa di moralismo, solo sorpresa che asessuali di colore esistano. Di sicuro non c’è nessuno come Vesper in televisione e l’immaginazione della gente non è così forte come vorrebbe credere.
E così, i vecchi stereotipi e le strutture di potere persistono e un tipo di esperienza ace viene enfatizzato rispetto ad altri. Una gran fetta di asessuali cerca di essere accogliente, ma il lavoro per rendere un gruppo qualsiasi veramente diverso è complicato. Alcuni segnali, tuttavia, fanno ben sperare. Quando dico a Vesper che May ha trovato il suo lavoro utile, ne è davvero felice. Ci vuole un grande impegno per essere notati e combattere il razzismo altrui e quello interiorizzato dentro di sé allo stesso tempo. Sapere che persone come May lo hanno trovato utile significa che tutto quell’impegno è valso a qualcosa. Vesper ha ampliato le esperienze che le persone nere possono rivendicare come proprie.
Selena non è più la persona che si preoccupava dei compromessi tra genere e sessualità, che voleva indossare abiti femminili e che pensava così di essere un uomo gay. Lei è un’asiatica trans asessuale e può essere tutte queste cose, anche se non riesce ancora a parlarne separatamente. Molti pensieri, domande e discussioni le hanno confermato di essere nello spettro ace, ma quanto si senta sicura della propria asessualità – e del fatto che non sia una reazione al pregiudizio – è qualcosa di collegato a quanto si sente sicura delle altre sue identità. “È impossibile avvalorare uno degli aspetti della mia identità senza lavorare anche sull’emancipazione di tutti gli altri” dice.
Una volta, consapevole di come gli altri la vedevano e di come fosse insicura a riguardo, le supposizioni sessuali su cosa volesse dire essere un uomo o una donna asessuale influenzavano fortemente l’attrazione provata da Selena. Oggi dice che la chiave per sentirsi autenticamente ace è fare del suo meglio per liberare la mente dagli stereotipi e stare lontana dalle persone che ci credono. Etnia, genere e sessualità si intersecano e perché non lo facciano in modo limitante bisogna sostenere le possibilità di ognuna delle parti.
Può essere facile per Selena sentirsi culturalmente senzatetto, come se fosse troppo trans per essere asiatica o troppo asiatica per essere trans, svilendo entrambe le identità. Quando Selena è con persone che non rispettano il suo genere o la sua etnia, che vedono “trans” e “asiatica” e immediatamente si fanno un’idea di come un’asiatica trans dovrebbe essere, la sua identità non le sembra altro che una fusione di stereotipi. L’asessualità, poi, aggiunge un altro livello, portandola a sentirsi incastrata da come tutti quei preconcetti si adattino e creino tensione, come per esempio il fatto che sia strano che una persona trans non senta attrazione sessuale. (Essere transgender è spesso associato all’ipersessualità). “Con persone che non conosco bene, la mia sessualità sembra scritta su un copione basato sulla mia visione della loro percezione di come la mia identità dovrebbe essere, ed è un vero casino” dice.
Quando l’essere trans e asiatica di Selena viene affermato come più di una caricatura – quando viene trattato con rispetto semplicemente come parte della sua identità unica invece che come un modo di prevedere la sua personalità o il suo comportamento – anche la sua asessualità sembra più significativa. Essa diventa un’altra parte di lei, non qualcosa che deve confermare o confutare le aspettative etniche o di genere. Se non hai preconcetti su come un’etnia o un genere dovrebbero essere, non c’è niente da confermare o confutare, per cominciare.
Lungi dall’essere visto come un uomo orientale effeminato, oggi il giudizio di Selena va nella direzione opposta. “Ad essere onesta, vesto in un modo che attira l’attenzione”, dice, anche se non c’è bisogno di specificarlo. Il suo profilo Instagram è un inno alla vanità, e lo dico senza nessuna insinuazione. Presenta foto su foto di lei che posa, indossando sempre look total black. Stivali con tacchi alti, crop top, neri occhiali squadrati. Leggings di pelle. Capelli neri lisci, lunghi fino al petto, con un undercut, a volte striati di colori vivaci, come il blu ceruleo. Maglie a rete, rossetto scuro. Ho reso l’idea.
Il giorno che siamo uscite a New York, Selena indossava pantaloni di ecopelle attillati e un cappotto lungo al ginocchio. Eravamo a metà giugno e quello poteva essere un suo outfit da dominatrice. “Tutto di me è estremamente appariscente ed è complicato perché molte persone ora credono che io sia ipersessuale per come mi presento, come se volessi essere desiderata” dice. “Le persone spesso danno per scontato che io voglia fare sesso con loro e che quindi lo faremo, e i miei ‘no’ non vengono accettati facilmente. A quel punto sono tipo ‘Se sei asessuale perché ti vesti e parli così?’”

Questi sono gli stessi tipi di commenti che la gente rivolge a Yasmin Benoit, modella nel Regno Unito. Yasmin, che è anche aromantica, è cresciuta “nera, goth e ace” in una città bianca. Ha realizzato di non provare attrazione sessuale quando aveva nove anni, e questo non è mai cambiato. Ha messo in discussione la sua asessualità – “Mi chiedevo se fosse perché ero insicura o impacciata, ma poi sono cresciuta e sono diventata più sicura di me” – ma è passato abbastanza tempo da far sparire ogni dubbio. Per lei è chiaro, inoltre, che l’asessualità sia vista come un orientamento bianco, perciò Yasmin ha provato a fare la sua parte come donna ace di colore e modella.
Questo lavoro, sfortunatamente, comporta il ricevere messaggi da sconosciuti su come non può essere asessuale se è appassionata di moda o se pubblica foto provocanti. “Ci aspettiamo ancora che la gente si vesta per le altre persone e che una donna si faccia bella per attrarre qualcuno” dice. Stanca di queste risposte, Yasmin ha lanciato l’hashtag #ThisIsWhatAsexualLooksLike, per mostrare che non esiste un solo modo di apparire per le persone asessuali. Nonostante questo, la gente continua a sostenere che lei finga di essere ace per promuovere la sua carriera da modella. Non è vero. È per se stessa.
Lei è così, Selena è così, e non dovrebbe esserci nessun motivo di incredulità. “Mi piace essere al centro dell’attenzione! Mi piace essere interessante! E queste sono tutte cose che la nostra narrativa sociale associa al sesso”, afferma Selena. Per le persone allosessuali, il sesso è così naturale da essere, più che altre cose, una spiegazione per comportamenti come il volersi vestire in modo creativo per se stessi o il desiderio di essere notati solo perché sì. Possono essere difficili da capire. “Io sono un tipo da ‘Voglio che mi guardi, ma non voglio che mi scopi, sono due cose del tutto separate’” continua Selena. “E poi le persone allo sono così divertenti quando insistono che invece devono essere collegate”.
Sostenere Selena e Yasmin come forme di rappresentazione è una questione conflittuale. Chiunque rappresenti qualcosa non è più solo se stess*, e gestire la pressione può essere pesante. Eppure non voglio negare che le loro asessualità – in cui una donna ace di colore può attirare l’attenzione e rivendicare il proprio desiderio di essere desiderata – siano potenti. Sono a disagio con l’insinuazione che le uniche forme valide di rappresentazione ace siano quelle che ribaltano le aspettative, ma voglio riconoscere che la maggior parte della mia riluttanza all’asessualità, e la riluttanza di molte altre persone ace, avrebbe potuto essere migliore se avessi conosciuto più persone come loro nel corso della vita.
E non sono eunuchi fantasy o uomini bianchi riservati che amano la scienza e rifuggono dalle emozioni. Entrambe sono reali, pienamente umane, stilose e alla moda, divertenti e serene davanti alla diversità. Ogni volta che le persone si sorprendono della loro esistenza, soprattutto le donne di colore, un altro stereotipo sul significato del sesso, su chi lo desidera e chi no, viene abbattuto. Non sono sorpresa dalla loro esistenza, ma essere esposta al loro modo di essere sembra che mi cambi in tempo reale.
Parlare con Selena e Yasmin ha evidenziato il fallimento della mia immaginazione, che può prendere la forma della ristrettezza mentale di chi ha creato la cultura, ma in parte è anche opera mia. Temevo di essere vista come passiva, ma assorbivo passivamente le convinzioni altrui – su ace, donne, persone asiatiche – e le accettavo, rimanendo a disagio invece di ribaltare il copione o provare a crearne uno mio. Altre storie erano disponibili. Potrei aver visto l’asessualità come una forma di potere che mi avrebbe reso invulnerabile come nient’altro, o come un intrigante punto di differenza. Poteva essere una parte neutra di conoscenza generale, qualcosa da buttar lì facilmente come dire che mi piacciono i romanzi russi e i film dell’orrore, oppure una presa in giro a quel tipo di uomo che è orgoglioso di sé perché molte donne lo desiderano sessualmente.
Yasmin, per esempio, non ha mai pensato che ci fosse qualcosa d’imbarazzante nell’essere asessuale. “Ero comunque un’anticonformista, perciò quella era solo un’altra stranezza da aggiungere alla lunga lista di caratteristiche strane della mia personalità” dice. “In più, non mi sento come se mi mancasse qualcosa di divertente quando vedo le tue amicizie piangere per un ragazzo o per non avere un ragazzo. Non sento di avere il bisogno di concentrarmi su questo piuttosto che su tutto il resto. Sembra solo uno sforzo in più in termini di esistenza”.
Dal suo punto di vista, essere ace è l’impostazione predefinita. Tutto il resto è uno sforzo in più. Io, dal canto mio, mi sentivo un po’ male. Dal mio punto di vista, era essere allosessuale l’impostazione di base. Tutto il resto sembrava qualcosa di peggio, una fonte di frustrazione. Chiamiamo per quello che sono tutte le descrizioni che ho dato su come mi sentivo così ambivalente nell’essere asiatica, femmina, ace: razzismo e misoginia interiorizzati, odio per me stessa, sempre troppo impaziente di recitare davanti allo sguardo bianco, lo sguardo maschile, lo sguardo allosessuale, preoccupandomi sempre troppo dell’approvazione di quelle persone che avevano meno probabilità di capire ed erano, invece, le più propense a negare.
Più sono alle prese con l’identità, più realizzo che c’è una linea sottile tra il riconoscere i presupposti del potere dominante e il concentrarsi su di sé, tra essere onesti sulla propria consapevolezza dello sguardo allosessuale bianco e prendersi il tempo per voltargli coscientemente le spalle. È così naturale combattere con la doppia (tripla? Multipla?) coscienza ed esistere sempre in relazione a un altro gruppo di riferimento, a un altro generico gruppo perplesso o addirittura sprezzante. Ci è voluto molto tempo, troppo tempo, affinché io mi allontanassi dal mio pigro masochismo. Altre persone hanno smesso di preoccuparsi di quell’approvazione molto tempo fa; io ci sto ancora lavorando.
Toni Morrison, che sapeva più di chiunque del potere delle storie, una volta ha affermato che dal suo punto di vista c’erano solo persone nere. “Mi trovavo al confine, al limite, e lo rivendicavo come centro” ha detto. “L’ho rivendicato come centro e ho lasciato che fosse il resto del mondo a spostarsi dov’ero io”. (19) La prima volta che ho sentito questa frase, mi sono bloccata per un po’. Ovviamente Toni Morrison sapeva del razzismo e di come le persone bianche pensassero che le nere dovevano essere. Non importa. Per un’autrice nera spostare al centro le persone nere e non scrivere per lo sguardo bianco non dovrebbe essere niente di straordinario, eppure sembrava che lo fosse.
Anche la comunità ace può fare la stessa cosa. L’asessualità pesa davvero come un bagaglio quando tutte le altre parti della nostra identità vengono trattate come tali, quando ci sentiamo schiacciati da stereotipi su stereotipi. Se non avessi interiorizzato quel razzismo e quella misoginia, essere asessuale non sarebbe sembrato una sorta di fardello aggiuntivo oltre all’essere femmina e asiatica.
L’asessualità può pesare come un bagaglio quando le persone ace rifiutano lo sguardo che giudica le nostre identità in modo così semplicistico, pure – soprattutto – se quello sguardo è anche il nostro. Possiamo combattere gli stereotipi, razziali e di altro tipo, e allo stesso tempo, dice Selena, provare a passare del tempo con chi ci vede pienamente. Possiamo anche allontanarci dal masochismo, cercare di evitare di dargli tanto peso nelle nostre menti, applicare tutte le risorse della nostra creatività e della nostra autostima e riscrivere la storia. Le persone ace possono essere come noi e noi possiamo essere ace – attirare l’attenzione ed essere alla moda, esempi di anticonformismo, oppure di timidezza e goffaggine, e qualsiasi via di mezzo. Alla comunità asessuale non serve provare attrazione per muoversi nel mondo sessuale alle sue condizioni.
In questa prescrizione c’è un’ironia intrinseca. Questo libro è in parte un tentativo di spiegare l’asessualità alle persone allosessuali e molte di quelle ace mi hanno ringraziato e detto che è qualcosa di necessario. Spero che la spiegazione possa raggiungere il pubblico. Spero anche che, col tempo, non troveremo più necessaria alcuna spiegazione e potremo liberarci del bisogno di essere capiti dal resto del mondo. Lasciamo che le altre persone pensino quello che vogliono. La nostra attenzione, almeno, potrà essere rivolta più verso noi stessi. Gli stereotipi sono là fuori. Nella nostra testa, molte narrazioni di sé possono essere create dallo stesso materiale di partenza.
[1] Asexual Census, “A History of Previous Ace Community Surveys,” https://asexualcensus.wordpress.com/faq/a-history-of-previous-ace-community-surveys.
[2] Caroline Bauer et al., The 2016 Asexual Community Survey Summary Report (November 15, 2018), https://asexualcensus.files.wordpress.com/2018/11/2016_ace_community_survey_report.pdf
[3] Bauer et al., The 2016 Asexual Community Survey Summary Report.
[4] Combahee River Collective, “The Combahee River Collective Statement,” 1977, https://americanstudies.yale.edu/sites/default/files/files/Keyword%20Coalition_Readings.pdf.
[5] Kimberlé Crenshaw, “Demarginalizing the Intersection of Race and Sex: A Black Feminist Critique of Antidiscrimination Doctrine, Feminist Theory, and Anti-racist Politics,” University of Chicago Legal Forum 1989, no. 1, article 8 (1989), http://chicagounbound.uchicago.edu/uclf/vol1989/iss1/8.
[6] Pauline E. Schloesser, The Fair Sex: White Women and Racial Patriarchy in the Early American Republic (New York: New York University Press, 2002), 54.
[7] Andrea Lim, “The Alt-Right’s Asian Fetish,” New York Times, January 6, 2018, https://www.nytimes.com/2018/01/06/opinion/sunday/alt-right-asian-fetish.html.
[8] Craig Kilborn, “Sebastian, the Asexual Icon,” The Late Late Show with Craig Kilborn, CBS, https://www.youtube.com/watch?v=YdlVAvjvKec and: https://www.youtube.com/watch?time_continue=34&v=8-tUM1FZH7U&feature=emb_logo.
[9] Sara Ghaleb, “Asexuality Is Still Hugely Misunderstood. TV Is Slowly Changing That,” Vox, March 26, 2018, https://www.vox.com/culture/2018/3/26/16291562/asexuality-tv-history-bojack-shadowhunters-game-of-thrones.
[10] Game of Thrones, “The Laws of Gods and Men,” season 4, episode 6, May 11, 2014, https://www.youtube.com/watch?v=YK8zhFnsBGA.
[11] BoJack Horseman, “Stupid Piece of Sh*t,” season 4, episode 6, September 8, 2017.
[12] Anthony F. Bogaert, “Asexuality: Prevalence and Associated Factors in a National Probability Sample,” Journal of Sex Research 41, no. 3 (August 2004): 279–87, www.jstor.org/stable/4423785.
[13] GLAAD Media Institute, “Where We Are On TV: 2019–2020,” https://www.glaad.org/sites/default/files/GLAAD%20WHERE%20WE%20ARE%20ON%20TV%202019%202020.pdf
[14] Carlos Aguilar, “BoJack Horseman’s Biggest Mystery: Is Todd Supposed to Be Latino?” Vulture, September 19, 2018, https://www.vulture.com/2018/09/bojack-horseman-todd-chavez-latino.html.
[15] Adrienne Green, “How Black Girls Aren’t Presumed to Be Innocent,” Atlantic, June 29, 2017, https://www.theatlantic.com/politics/archive/2017/06/black-girls-innocence-georgetown/532050.
[16] Ianna Hawkins Owen, “On the Racialization of Asexuality,” in Asexualities: Feminist and Queer Perspectives, ed. KJ Cerankowski and Megan Milks (New York: Routledge, 2014).
[17] Sherronda J. Brown, “Black Asexuals Are Not Unicorns, There Are More of Us Than We Know,” Black Youth Project, October 25, 2019, http://blackyouthproject.com/black-asexuals-are-not-unicorns-there-are-more-of-us-than-we-know.